The Mads The Orange Plane

LP/CD digipack
Maggio 2018
Tiratura CD: 200 copie
Tiratura LP: 300 copie (vinile arancione)

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

100 disponibili

The Mads The Orange Plane

(The album includes 14 original compositions, each stylistically quite different: from the Power Pop of “The Orange Plane” to the Soul of “I Like It”; from the Brit Pop of “Freedom at Last” to the Freakbeat “Rainy Day”; from the Rhythm’n’Blues of “You’re A Liar” to the Hammond Stomp of “Do The Snake”; from the Space Rock of “Hold The Alien” to the Baroque textures of “(No My Baby) I’m Not Crazy”; from the Beat of “I Wanna Laugh You” up to the Brit Folk of “Annalisa”, they’re all coloured by intense and captivating vocal harmonies to bring you a unique and original sound.

A blend which hones the distinctive contributions of each band member, inspiring and influencing each other, to create, via a special alchemy, the unmistakable style of The Mads)The Mads si sono formati a Milano nel 1979 e sono rimasti in attività sino al 1983, diventando una vera e propria leggenda underground nel circuito Mod italiano; le registrazioni dell’epoca sono rimaste inedite sino a qualche anno fa, quando sono state finalmente pubblicate in UK da Well Suspect Records e in Italia da Area Pirata.

Riunitisi nel 2012 in formazione originale hanno deciso di continuare per la stessa strada, il gusto 60’s, il suono 70’s e una creatività assolutamente contemporanea.

The Orange Plane è il primo album di The Mads ed è stato preceduto da due singoli, entrambi contenuti: il primo, “What I Need”, è stato scelto da Richard Searle e inserito nella compilation “Generation Mod” pubblicata in UK da Well Suspect; il secondo, “On The Bus”, è stato trasmesso in anteprima da Gary Crowley a BBC Radio London.

Il disco include 14 composizioni originali stilisticamente piuttosto diverse tra di loro: dal Power Pop di “The Orange Plane” al Soul di “I Like It”, dal Britpop di “Freedom At Last” al Freakbeat di “Rainy Day”, il Rhythm’n’Blues di “You’re A Liar”, l’Hammond Stomp di “Do The Snake”, lo Space Rock di “Hold The Alien”, dalle trame Barocche di “(No My Baby) I’m Not Crazy” al Beat di “I Wanna Laugh You”, fino al Brit Folk di “Annalisa”, il tutto colorato da intense e accattivanti armonie vocali, caratterizzato da un sound unico e originale.

E’ lo stile inconfondibile di The Mads che riesce a creare, magicamente, la giusta alchimia mischiando le rispettive influenze e traendone continua ispirazione ed entusiasmo.

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Recensioni:

Mod per sempre La band milanese è stata tra le primissime ad abbracciare la musica e la filosofia mod in Italia nel 1979, sciogliendosi però poco tempo dopo senza lasciare tracce discografiche. Poi la reunion del 2012 e ora l’esordio ufficiale, in cui sfoderano classe e maturità, attingendo da Beatles, Who, Small Faces, mod sound ’79, rhythm and blues, soul, beat, power pop e tanto altro. Alta qualità compositiva, resa sonora potente, efficace. pulita.

Voto: 7/10
Antonio Baciocchi – Classic Rock Italia #68 – Luglio 2018

La storia di questa band ha dell’incredibile. Iniziano a suonare nel 1979 a Milano, sono forse la prima mod band italiana, diventano un culto e poi spariscono per anni, fino a riapparire qualche anno fa, per riprendere il filo del discorso dove l’avevano interrotto e arrivare a pubblicare questo loro vero primo album. Il disco è frizzante e spigliato, condito dalle più classiche sonorità “moderniste”, di ispirazione beat, rhythm’n’blues e power pop, degno delle migliori brit-mod bands. Difficile segnalare qualche titolo in particolare perché il disco è apprezzabile dall’inizio alla fine e tutte le canzoni spingono l’ascoltatore a battere il tempo con il piedino. CONSIGLIATISSIMO A TUTTI I MOD-NOSTALGICI

Gianni Tarello – Rockerilla #455-456 – 07-08_2018

I Mads non sono solo una storica band mod revival italiana, sono probabilmente la prima band mod revival italiana. Si sono formati nel 1979, quando da noi il punk era ancora un oggetto misterioso – sarebbe realmente esploso nell’80, a parte i soliti pionieri – e dei Jam si sapeva poco e niente. Purtroppo, come accade spesso ai precursori, la band milanese durò lo spazio di qualche anno (fino al 1983), lasciando pochissime tracce di sé. Qualche tempo fa però ecco la svolta: alcuni storici pezzi dei Mads vengono finalmente pubblicati, la band si riforma, scrive alcune nuove canzoni e inizia a suonare in giro (mi è capitato di vederli pure a Genova e ne sono rimasto folgorato). Oggi, dopo sei anni di attività e una manciata di ottimi singoli, i nostri sono arrivati al traguardo del disco sulla lunga distanza. A pubblicarlo è – naturalmente – Area Pirata che li ha seguiti passo passo in questa seconda visita musicale. “The orange plane” è un album dai perfetti incastri pop, forte una spiccata vena anni Sessanta, ma con uno sguardo attento al mod revival dei primi Ottanta e al power-pop di quegli stessi anni. Anche perché questi due “generi”, soprattutto all’inizio, si sono molto spesso contaminati e sovrapposti, regalandoci grandi band e ottimi dischi. E i Mads si infilano proprio in questa illustre tradizione. “The orange plane” è ricco di melodie limpide, chitarre pulite, armonie vocali irresistibili e coretti. Un disco perfetto per l’estate, curato nei mini particolari, grazie anche a degli ottimi arrangiamenti. Sarà difficile scollarlo dallo stereo o dall’autoradio. Gioielli di tale caratura sono sempre più rari.

Diego Curcio – Hello Bastards blog 07/06/2018

Una delle più importanti e seguite realtà italiane della sottocultura mod: i Mads, attivi dal 1979 al 1983, pubblicano il loro primo disco, “The Orange Plane“, incidendo il frutto di quasi quarant’anni di attività musicale, svolta a più riprese tra scioglimenti e reunion. Il disco contiene preziose registrazioni originali dell’epoca d’oro del mod revival, quando i Mads si affacciarono sulla scena italiana partendo da Milano: l’uscita del disco è stata anticipata dai singoli What I Need (selezionato da Richard Searle per la compilation “Generation Mod” uscita su Well Suspect Records) e On the Bus, che ha debuttato su BBC Radio London nel programma di Gary Crowley. Nell’album il quartetto lombardo sperimenta ed esplora, lungo tutto l’incedere delle 14 tracce, tutte le sue svariate influenze che convergono nel vasto mondo della cultura mod, da sempre aperta a sonorità e suggestioni eterogenee. Si passa dal power-pop fortemente ispirato al sound dei Jam di The Orange Plane e What I Need, alle atmosfere che strizzano l’occhio al northern soul di I Like It (con la partecipazione di Fabio Chesini e Ivan Padovani), fino al freakbeat veloce e incalzante di Rainy Day.

Le 14 tracce percorrono sentieri mai rettilinei, procedendo a ritroso nella grande storia della musica pop inglese: fascinoso il britpop bluriano di Freedom at Last, impreziosito da momenti corali marcatamente beatlesiani. Trascinante è lo “scontro” tra il tappeto di hammond e i secchi riff di chitarra che si ascolta in Do the Snake (con Mike Painter), accattivante tema beat/r’n’b che ritroviamo anche in The Way She Smiles, You’re a Liar e I Wanna Lough You. Non mancano anche gustosi momenti che lasciano ampio spazio alle ispirazioni di matrice psichedelica della band: (No My Baby) I’m Not Crazy e Hold the Alien sono tra composizioni in assoluto meglio riuscite di un disco nel complesso di livello molto alto. L’ultima curiosità i Mads la riservano per il gran finale, affidato all’allegro folk di appena 32″ Annalisa. Questo “The Orange Plane” è un ottimo compendio del meltin’ pot che ha reso la cultura mod l’avanguardia estetica e musicale, magistralmente eseguito con originalità e coerenza. Val la pena attendere per scoprire come si evolverà l’affascinante storia dei milanesi Mads.

Voto: 7/10
Riccardo Resta – Distorsioni 14/06/2018

Lo dico subito, non so come siano dal vivo ma su disco spettinano! Il loro Mod Sound nacque nel 1979 nel milanese, non ebbero fortuna però e si sciolsero nel 1983…nessuna risorsa rimase agli avi… fino al 2012 dove con Area Pirata sono rinati… fino ad arrivare a questo disco…per me veramente molto bello! A Parte la title track adoro letteralmente What I Need passando per The Way She Smiles… poi c’è una piccolo perla…Virtual World… prima o poi gli chiedo il pezzo… spettacolo! Non saprei definirlo ma un Pop sognante e dolce. Il disco nonostante l’impronta Mod Pop sciorina una serie di influenze soul, lounge il tutto condito da armonie vocali interessantissime! Bravi ragazzi! Bravi!

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 20/06/2018

E’ inverno e fa freddo.

Guardo dentro l’armadio e ci sono un buon numero di giacche pesanti e di maglioni ma accanto a tante cose che garantirebbero la giusta dose di calore c’è pure il mio adorato parka e quindi, a costo di patire un po’ di sano freddo, opto per quello con sotto una bella camicia a quadri ed una felpa della Lonsdale.

E già solo così mi sento a mio agio, per essere stilosi si deve pur sempre patire perché come il nostro stimatissimo papà Tony Face “Si è mod anche quando si scende a comprare il pane”.

Il senso di appartenenza ad uno stile, che è tutto fuorché una moda, è fondamentale per ognuno di noi che ha scelto di aderire a quella che è una vera e propria scelta di vita. Questo vale per me ma sicuramente vale anche per i Mads che dal lontano 1979 fanno attivamente parte di una scena che da allora è vitale e ben lungi dall’esaurirsi.

Questo The Orange Plane è il disco della loro reunion e non fa che confermare come i nostri abbiano, nonostante il passare inesorabile degli anni, davvero ancora molto da dire. Dentro ai solchi dell’album c’è davvero la crema di un sound che io adoro, ovviamente non può che essere presente il mod revival dei Jam, e di tante altre formazioni “minori”, evidente sopratutto nell’iniziale The Orange Plane come in What I Need e On The Bus i due pezzi che la band aveva già fatto uscire come singoli.

Ma, a testimonianza della duttilità e dell’eclettismo del combo, c’è anche molto altro come I Like It un perfetto connubio fra il combat-soul dei Redskins ed il pop d’alta classe degli Housemartins, I Wanna Laugh You dagli umori sottilmente malinconici e sorretta da un intarsio di voci davvero intrigante, Do The Snake un hammond beat che, giocato sul suono dell’organo di Mike Painter, ricorda un vero e proprio vate del modernismo qual’è Brian Auger, I’m Not Crazy bellissimo pezzo che cita i mirabili Left Banke, Freedom At Last che tanto sa dei numi tutelari Small Faces, per chiudere con i pochi secondi di Annalisa che rimanda agli Xtc più barocchi e beatlesiani.

Bene, sono convinto di essere riuscito a far capire a chi legge quanto questa raccolta di pezzi sia interessante nel suo proporre poco meno di una quarantina minuti di good vibrations.

A proposito di modernismo, fra gli abitanti del mio ridente borgo ne conosco uno di 23 anni a dimostrazione che questa scelta di stile non vuole proprio saperne di esaurirsi.

Voto: 7/10

Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 21/06/2018

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