I Rudi Fuori Tempo Massimo

LP
Febbraio 2019
Tiratura: 300 copie <br

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Etichetta: Area Pirata

15.00

100 disponibili

I Rudi Fuori Tempo Massimo

(A bit reckless and a lot more stubborn, miles away from today’s nostalgia operations, it’s a work that brings i Rudi along the road they’ve chosen to follow in the first place, proudly “Fuori tempo massimo”. Here’s the new album by this MOD italian combo, based in Milan!)Dare nuova linfa al beat italiano degli anni Sessanta, suonare “maximum” come gli Who, in tre e tanto più senza chitarra in formazione. Troppo ambiziosi, i Rudi? Se non altro non si può rimproverarli di aver posto l’asticella troppo in basso. O di seguire pedissequamente la moda del momento: “Fuori tempo massimo” lo sono sin dal titolo di questo secondo lavoro sulla lunga distanza, che prosegue sulle basi poste dal primo album, l’apprezzato “Nient’altro che routine”. Nove pezzi originali tra beat italiano e British invasion, garage rock e un pizzico di soul, cui si aggiunge una rilettura della classica “Lost Woman” (che diventa “Disperata”) di un gruppo culto come gli Yardbirds. Un suono che prende le mosse dalle tastiere di Gabriele Bernardi (già al fianco di Shel Shapiro, Olly Riva e New Dada) e si “irrudisce” con l’asse ritmico formato da Stefano Di Niglio e Silvio Bernardi, senza scordare le amate armonie vocali e i testi con l’ambizione di “dire” qualcosa.

Formatosi nel 2010 e approdato alla formazione in trio alla fine del 2013, anno del primo ep in free download “Tre pezzi di routine”, il power trio milanese
ha pubblicato a settembre 2015 il primo full-length “Nient’altro che routine” (Ammonia Records), che ha ben impressionato gli appassionati, collezionando ottime recensioni sulla stampa e online e la benedizione di figure fondamentali del modernismo italiano e inglese, e lo ha portato sui palchi del Festival Beat e del Cinquantennale del Beat Italiano e all’accordo di sponsorizzazione con Fred Perry, storico marchio delle sottoculture inglesi. Il nuovo album uscirà su cd per Ammonia e in vinile per Area Pirata a metà febbraio 2019: con un filo di incoscienza e un bel po’ di ostinazione, lontano anni luce dall’idea di nostalgia di tante operazioni contemporanee, è un lavoro che accompagna i Rudi lungo la strada che loro stessi hanno scelto, fieramente “Fuori tempo massimo”.

TRACKLIST:
1. C-60
2. Calmi
3. Qualcosa al volo
4. Il vero me
5. Mediocrità
6. Non riderai
7. Tutto iniziò
8. Ego trip
9. Disperata
10. Fuori tempo massimo

Time lenght: 32′ 53″

Consigliato:

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Recensioni:

Prendete la seconda canzone di questo “Fuori tempo massimo“, “Calmi”. Qual è la prima impressione che ne trarrete, a parte, eventualmente, muovere il piedino sotto il tavolo? Che i Rudi si divertano un sacco a fare quello che fanno. Anzi, pure meglio: che i Rudi, a suonare insieme, se la spassano un mondo.

E proprio questa pacca di energia positiva si espande per l’intero disco che, lo diciamo subito, non è certo innovativo e volto al futuro ma, in un certo senso, poco ce ne cale: “Ego trip” e “Disperato” sono piccole gemme di britpop incastonate in un pomeriggio noioso di metà inverno. I Rudi sanno il fatto loro, si divertono un sacco e hanno poco tempo (e voglia) per inseguire le mode. Se vi piace divertirvi insieme a loro, starete bene, statene certi

Mattia Nesto – Rock.It magazine 28/02/2019

Il Britpop con uno stile MOD per i Rudi
La band milanese i Rudi porta il Britpop in Italia con uno stile MOD che ricalca quello degli Who, degli Zombies e degli Yardbirds, di cui viene proposta Lost Woman in italiano.

Fuori Tempo Massimo congiunge lo stile beat anni 60 al blues in uno stile moderno e riconoscibile. Lo spessore della band viene fuori nonostante l’assenza di una chitarra in una formazione batteria, basso e tastiere che inevitabilmente guarda di più alle radici northern soul e agli ammiccamenti ska.

Dieci pezzi originali tra beat italiano e British invasion, garage rock e un pizzico di soul che impressionano gli appassionati e gli è valsa la sponsorizzazione di Fred Perry, marchio britpop per eccellenza. I brani scavano nell’immaginario sonoro mod, non restando però imbrigliati al tipico 3am-sound che impazzava n& 1979: partendo da una base di solido rhythm’n’blues, lo stile viene poi declinato in direzioni marcatamente pop, verso i lidi più duri del beat italiano, oppure anche in riuscite digressioni hammond jazz.

Nonostante sia evidente l’influenza di band storiche della scena britannica (si pensi anche agli Small Faces), non è un disco di sentimenti di nostalgia verso epoche e miti ormai passati sopra i quali aleggia il fantasma di Paul Weller: c’è solo quella voglia innata nei ragazzi di ogni tempo di ballare e divertirsi.

I Rudi, come promette il nome, si prendono maledettamente sul serio, senza essere mai seriosi e pesanti. Un piccolo miracolo dovuto a diversi fattori: la capacità di saper scrivere canzoni che siano anche orecchiabili; cambi armonici notevoli e decisi; dei testi belli e veri nella loro semplicità e nel tratteggiare scene e sentimenti di vita quotidiana attraverso cori corposi e una sezione ritmica potente ed efficace che non perde mai di vista il suo scopo esistenziale, cioè far ballare.

Con Fuori Tempo Massimo siamo di fronte ad un concentrato di idee e di energia rock blues che pervade brani trascinanti, battuti da tastiere che pulsano su un ritmo incalzante che non lascia respiro, un vortice da cui è impossibile sfuggire.

L’amore del trio per il pop inglese emerge con tutta la sua lucida essenza e ancora una volta piace notare la credibilità di questi musicisti. Se a tutto aggiungiamo che sono riusciti a inserire dei testi in italiano assolutamente scorrevoli e ben integrati nel sound, allora credo che un caloroso benvenuto e un giusto entusiasmo siano la risposta migliore che possiamo dare.

Elena Rebecca D’Argenio – RadioAktiv 16/02/2019

Conosciamo le grandi capacità compositive dei RUDI nel riuscire a coniugare atmosfere beat anni 60 (tra Rokes, primi Who, Brian Auger, Zombies e Yardbirds, di cui viene proposta “Lost Woman” in italiano) con un gusto blues e rhythm and blues e una visione comunque moderna e attuale della musica.
Il trio milanese firma il secondo album sempre all’insegna del riconoscibile marchio basso/tastiera/batteria (una delle loro caratteristcihe, come è noto, è proprio quella di non avere la chitarra). Grande classe, canzoni irresistibili, tecnica sopraffina, ottimi testi.
“Fuori tempo massimo” è un’ulteriore conferma dello spessore della band, della sua personalità, della sua unicità.

Direi che con il nuovo disco abbiamo tentato di superare generi ed etichette, è un disco r’n’r a tratti raffinato e sicuramente molto più concentrato sulla composizione.
Se per garage intendiamo la maggior parte delle band che oggi si definiscono tali, allora rispondo che quel suono non ci interessa oggi come fondamentalmente non ci interessava neanche 35 anni fa.

3)
Com’è stato lavorare con Ken Stringfellow?

Molto rilassante, è un personaggio che ha la capacità di metterti assolutamente a tuo agio in studio e a tirare fuori il meglio da ogni componente della band.
Ha il grosso pregio di saper ascoltare e cogliere lo spirito di una canzone e farla suonare al meglio. Spero si possa ancora collaborare insieme in futuro.

4)
Quali sono i dischi che avete ascoltato di più durante la composizione dell’album ?

I dischi che ascoltiamo sono fondamentalmente sempre gli stessi da oltre 30 anni, poca roba nuova.
Siamo noi ad essere migliorati musicalmente e oggi possiamo permetterci di suonare cose che 30 anni fa non ci sarebbero assolutamente riuscite.
Ricordo che ai tempi di “Faces” io e Diego pensavamo di fare live una cover degli Only Ones, “The Beast”, l’ abbiamo provata forse una volta e veniva una cagata, la roba texana era sicuramente più facile!
Comunque diciamo che forse su questo disco vengono fuori a tratti influenze pop anni ’90 gente come Jason Falkner e Gigolo Aunts, ma anche gruppi più recenti come Tinted Windows.

5)
Che tipo di scaletta proporrete nel tour promozionale ?

I concerti che faremo con Ken saranno essenzialmente incentrati sul nuovo disco che suoneremo per intero, poi un po’ di pezzi da Blastin’ Out e No Need for Speed e qualche cover a sorpresa (non facciamo pezzi dei R.E.M. chi verrà ai concerti è pregato di non chiedere “Losing my religion”!).
Dopo il Faces tour del 2016/17 basta anche ai nostri “classici” del passato!

Tony Face – tonyfaceblog 28/02/2019

Come nella migliore tradizione mod, quella proposta da i Rudi è una miscela di classico e contemporaneo che funziona come poche altre. Il power-trio milanese esce con il secondo lavoro discografico, “Fuori Tempo Massimo“, confermando quanto di buono si era detto di loro al momento dell’esordio con “Nient’altro che Routine“. Dieci tracce che passano in rassegna tutto il vasto spettro della mod-culture musicale: dal garage al beat, tutto condito con una gradevolissima salsa brit che, curiosamente, ben si sposa con le liriche in italiano.

La prima cosa che salta all’orecchio è la peculiarità della band: niente chitarra. Una rinuncia fatta propria nell’ultimo periodo da una delle massime espressioni della cultura modernista, Fay Hallam, e i Rudi confermano come si possa far a meno delle sei corde se si sa come muoversi. Tutto il groove ruota attorno alle tastiere di Gabriele Bernardi, attorno alle quali si avvolge la sezione ritmica di Stefano Di Niglio e Silvio Bernardi e le immancabili armonizzazioni vocali tanto care, per esempio, al britpop.

Il sound dei tre gravita attorno alle preziose lezioni impartite dai maestri del genere: gli amati Who, i Jam (e l’eredità “welleriana” in genere, epurata però dalla dipendenza da chitarra), gli Small Faces, il 60’s garage. Nel calderone dei Rudi finisce parecchio garage e altrettanto soul: particolarmente pregevole il gusto pop che i tre propongono in Mediocrità (uno dei momenti meglio riusciti di un disco nel complesso molto buono) e Calmi, così come interessante è l’incipit del disco, C60. Suoni e temi prettamente mod si ascoltano anche ne Il Vero Me (troppo facile pensare che l’ispirazione sia The Real Me degli Who) e nella conclusiva title track, altro episodio che spicca all’interno dell’opera per il suo testo critico nei confronti del mainstream musicale e sociale contemporaneo. Incedere travolgente, scanzonato e danzereccio si ritrova anche nelle fasi centrali del disco: Non Riderai ed Ego Trip sono brani che funzionano nella loro costruzione ritmica e armonica. Applausi strappa anche il tema strumentale hammond i rudibeat di Tutto Iniziò, citazione dello stile e del sound di Booker-T e dei suoi MG’s. Ai 9 brani inediti si aggiunge, infine, Disperata, divertente e ben riuscito arrangiamento power-pop in italiano della classica Lost Woman degli Yardbirds, con tanto di armonica alla Keith Relf. Questo “Fuori Tempo Massimo” è un album, fresco, allegro, mod in tutto e per tutto. Una piacevole conferma da parte del trio milanese, che sa essere incisivo e accattivante pur mantenendosi a debita distanza da “ciò che va di moda”.

Voto: 7,5/10
Riccardo Resta – Distorsioni 03/03/2019

Ritornano i Rudi, combo milanese attivo da qualche anno, con questo nuovo full-lenght che segue il disco d’ esordio del 2015 (quel “Nient’altro che routine” che aveva avuto recensioni molto lusinghiere all’epoca dell’uscita).

Il trio, capitanato dal cantante/bassista Silvio Bernardi, ci propone dieci nuovi brani che svariano tra il beat italiano (Rokes, I Giganti, Dik Dik, Primitives), mostri sacri come The Who, Yardbirds, The Jam, Small Faces, Zombies e il rhythm and blues, il tutto però rivisto con una chiave di lettura moderna (nonostante il titolo, verrebbe da dire!) che faccia si che l’album in questione risulti decisamente interessante all’ascolto nell’anno 2019 (quindi non solo una mera operazione per nostalgici), anzi vi dirò che più lo si ascolta, più lo si apprezza. Fidatevi.

Molte sono le sfaccettature da scoprire, troppe per un ascolto solo (ecco perché vi consigliamo di avere il dito sul tasto “repeat”) e molto interessante è proprio l’approccio di questo power-trio che marchia i brani con basso/tastiera/batteria: che ci crediate o meno, senza chitarra il suono risulta, beh, caldo, ammaliante. Tra i brani piu’ riusciti troviamo, senza dubbio, l’opening act “C-60”, in cui le tastiere di Gabriere Bernardi la fanno da padrone (a dire il vero tutto l’album si giova del lavoro certosino di Gabriele…senza togliere nulla agli altri membri della band, beh, lui svetta in ogni brano, bravo!) , ma anche “Disperata”, rilettura del classico degli Yardbirds, così come “Lost Woman”, brano perfettamente riuscito, come nella migliore tradizione delle cover del beat italiano e poi, impossibile non citare “Fuori Tempo Massimo”, brano che da il titolo all’album , trascinante: già un classico!

Per concludere non posso non menzionare il brano “Mediocrità “, che mi ha colpito fin dal primo ascolto.

Insomma, abbiamo fra le mani un gran bell’album che merita di essere ascoltato, dategli una possibilità e non vi pentirete del tempo passato in compagnia di questi ragazzi . Promosso senza ombra di dubbio.

Voto 7,5/10
Stefano Azzolini – IndieForBunnies.com 04/03/2019

Il quesito che pone il titolo di questo secondo album dei Rudi – sempre se di quesito si tratti visto che non è succeduto da un punto di domanda – è se sono sono, siamo, siete fuori tempo massimo.

E’ un qualcosa che almeno io mi chiedo abbastanza spesso tipo quando guido alle tre del mattino di ritorno dall’ennesimo concerto o quando sto in gradinata sventolando la mia bandiera in attesa fremente di un gol che tarderà ad arrivare. In questi frangenti sono sincero il dubbio mi sfiora, dura più o meno un minuto, e poi fanculo non sarò mai fuori tempo massimo né lo saranno mai i Rudi perché hanno un gran bel nome, scrivono ottime canzoni, sono modernisti e stilosi (di Fred Perry vestiti) per questo saranno sempre giovani e belli.

La conferma del loro valore è testimoniata dai nove pezzi che compongono questo nuovo disco appena uscito; si comincia con il suono british alla Charlatans di C-60 per proseguire con la sottile malinconia tipica degli Who più maturi di Qualcosa al Volo mentre Il vero me suona come se i magnifici Senior Service di Graham Day decidessero di avvalersi di un cantante. Chi mi legge (non è una domanda stupidini!)sa quanto ami supportare le band italiane e quanto sia attento ai loro suoni e quindi Non riderai mi ricorda i “secondi” Avvoltoi e la strumentale Tutto iniziò i Link Quartet, ottima anche la scelta di coverizzare, ottimamente, gli Yardbirds in italiano di Disperata ponendosi nel solco virtuoso del beat di casa nostra, chiude le danze il pezzo più (power) pop della raccolta quello che da il titolo all’album.

Che Fuori Tempo Massimo sia un buon disco lo conferma il fatto che, nonostante sia decisamente composto da pezzi immediati, cresca ad ogni ascolto. Chi coglie le citazioni cinematografiche che la band ha inserito all’inizio e non solo non vince un cazzo ma si merita comunque i miei elogi e la mia stima.

Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 19/03/2019

Deviamo per un attimo il nostro focus dai ritmi in levare per recensire il nuovo lavoro di un power-trio per molti versi affine e imparentato al nostro immaginario di riferimento, i Rudi.

Dalla periferia milanese, operai instancabili della scena musicale mod, beat e ska italiana, sono tornati con il secondo long playing, Fuori Tempo Massimo, a distanza di quattro anni dall’esordio.

Autoironici già a partire dal titolo e dall’artwork di copertina, fanno però sul serio dal punto di vista artistico e lirico. Il pop cristallino dei fratelli Bernardi Silvio (basso e voce) e Gabriele (hammond) e Stefano De Niglio (batteria) trae linfa dall’immaginario sixties e sa rinnovarlo e declinarlo in maniera personale e coraggiosa. Basti pensare alla scelta programmatica, inconsueta ma vincente, di non avere la chitarra in organico e affidare allo sferragliare delle dita sugli 88 tasti il ruolo da protagonista.

I nove brani che compongono il lavoro de i Rudi ci riportano alla mente le armonizzazioni vocali del brit pop, il rhythm’n’blues pulsante dei Prisoners, gli Housemartins, gli Squires o, scavando a ritroso nel tempo, band di culto come Artwoods e Yardbirds e, prima ancora, Georgie Fame. La scelta di cantare in italiano, poi, riconduce il tutto alla gloriosa stagione del beat nostrano, specie nei testi sempre in bilico tra il ribellismo scanzonato e adolescenziale e lo scherno nei confronti di cliché e vita rouitinaria.

Un buonissimo disco che conferma quanto di interessante i Rudi avevano proposto nel primo album, continuando a divertirsi ed esaltarsi con il gran groove impastato dal combo basso-hammond-batteria, consolidando il proprio nome come uno dei più freschi e originali del sottobosco modernista italiano.

Antonio Romano – LaMusicaSka.it 20/03/2019



Un digipack bellissimo per ricordare una band storica del punk italiano nata nel cosentino. Area Pirata ha rimesso tutto insieme, dal demo The Last Crime of America dove fra i sette pezzi c’è il rifacimento di No Eroina dei Bloody Riot. I pezzi tratti da Scendere a Sud fra cui Questa Città ispirata a sonorità alla Bad Brains. I vari brani estrapolati dalle compilation come ad esempio la mitica The party must go on prestata alla Blu Bus per We Bastard Motherfuckers, le inedite a me graditissime, parto proprio con Change Today, Crucified degli Iron Cross, Warriors dei Bltz. Il disco è storico, si ascolta benissimo e con gusto, la band ha girato tutta Italia più volte ma purtroppo per me, nonostante i loro ripetuti passaggi da Firenze, non sono mai riuscito a vederli in concerto. Sono dischi del quale, se ami la storia punk italiana, non puoi farne a meno…

Tatiana Granata – Onda Alternativa 12/06/2019

Secondo lavoro per il power trio I Rudi, dedito al beat italiano dei ruggenti anni ’60. Il gruppo milanese si muove tra soul, garage e british invasion con la presunzione di suonare senza chitarra. Tuttavia l’obiettivo viene centrato in pieno, dato che i dieci brani in scaletta suscitano la sensazione di essere, come asserisce il titolo, “fuori tempo”. Come da tradizione dei gruppi beat italiani anche i Rudi fanno una cover di un gruppo inglese dei ’60 e si tratta di “Lost woman” che diventa “Disperata” ma arrangiata come un Fred Buscaglione dal blues pulsante e frenetico. Negli altri brani prevale il piglio beat, emergono il rock’n’roll della title-track, la forte impronta dell’immancabile Farfisa – in “Tutto iniziò” – e la circolarità di “Non riderai”. Un lavoro trascinante e fieramente vintage.

Vittorio Lanutti – Freak Out 30/09/2019

2ème album pour les Mods italiens très orienté Sixties Organ. Mais, de façon très étonnante, qui ne sonne pas passéiste / revivaliste… sa vibration et son son en font un disque très de notre temps !
i Rudi mettent bien en avant leur côté italien en chantant dans leur langue et aussi via les extraits de films entre les chansons !
Hammond, rythmiques pour danser, style (obligatoire) et une belle collection de chansons ultra catchy, mais pas seulement ! Beaucoup d’âme aussi ! Du Groove, de la Soul… et un petit je ne sais quoi en plus ! Il faut dire que le chant et la langue permettent de jolies modulations de moods entre les chansons mais également au sein d’un même titre ! Avoir un chanteur doté d’une voix qu’il sait utiliser c’est forcément un plus !!!
Des Mods qui sonnent moderne en transcendant la tradition… somme toute on dira que tout ceci est totalement normal !
Le nom du groupe est très malin, tout comme le titre de cet album, la pochette est jolie tout en restant signifiante et suffisement loin des clichés du genre. Dès le 1er contact avec ce formidable album tout est déjà en place !
Le reste est un condensé de plaisir !!!

Bertrand Tappaz – 11/03/2019 – VOIX DE GARAGE GRENOBLE

“Fuori Tempo Massimo”, so heißt das zweite Album des (Fred Perry-Klamotten tragenden) Mod/Power-pop-Trios I RUDI aus Mailand. Zehn Songs mit cooler Orgel frisch aus der Garage, mit Musik zwischen JAM, SMALL FACES und natürlich THE WHO. Apropos Orgel, sehr schön ist auch das YARDBIRDS-Cover “Lost woman”, hier als “Disperata” – natürlich im Bo Diddley-Rhyth-mus. Gesungen wird auf Italienisch, und das Trio spielt Orgel, Bass und Drums – eine Gitarre sucht man/frau hier vergebens. Die fehlt aber nicht wirklich, denn habe ich eigentlich schon die Orgel erwähnt, die leistet hier nämlich Hervor-ragendes.

Kay Werner – OX-fanzine 04-05/2019

Interviste: