Tony Face Big Roll Band – Old Soul Rebel

Cd digipack
Ottobre 2009
Tiratura Cd: 640 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

70 disponibili

Tony Face Big Roll Band – Old Soul Rebel

(“Old Soul Rebel” is the result of a three years work in studio and at the Pc looking for contacts and collaborations with some musicians, highly esteemed and loved by Tony Face. He gathered them together in his side project “Big Roll Band” and they gave birth to this record.
The album is a collection of covers including anthems and gems of Soul, Beat and Punk Rock: that’s what I call Mod Sound!)OLD SOUL REBEL

featuring

Chris Philpott (Small World), Adrian Holder (Moment), Allan Crockford (JTQ/Prisoners/Solarflares), Doug Roberson (Diplomats of Solid Sound),   Tony Perfect (Long Tall Shorty),   Yo Kalb (SoulSnatchers), Luca Re (Sick Rose), Lilith , Paolo Apollo  Negri (Link Quartet/Wicked Minds), Bob Manton (Purple Hearts)  Kathy Ruestow, and Abbie Sawyer from Diplomettes  Lucio Calegari (Wicked Minds), MiniVip, Temponauts, Simone Modicamore (Warm Morning),   Sergio Milani (Kina/Frontera), Oskar Giammarinaro (Statuto), Link Quartet

“Old soul rebel” è il frutto di tre anni di lavoro in studio di registrazione e davanti al computer, alla ricerca di contatti e collaborazioni, con alcuni dei musicisti più amati e stimati da Tony Face Bacciocchi, riuniti nella fantomatica Big Roll Band.
Il tutto con la riproposta di alcuni classici e gemme oscure del beat, del soul, del punk rock.
In poche parole del mod sound.
Un lavoro certosino, lungo e difficoltoso, a tratti, ma che alla fine è stato ripagato dall’immensa soddisfazione di vedere affiancata nello stesso album una lista di nomi leggendari.
A 30 anni dall’esplosione del mod revival, un omaggio con l’anima di un vecchio ribelle, per sempre giovane.

TONY FACE BIOGRAFIA

Antonio Bacciocchi, in “arte” Tony Face: batterista, giornalista, ma anche ex produttore discografico, scrittore, blogger (www.tonyface.blogspot.com), organizzatore di concerti e festivals, DJ radiofonico, prime mover del movimento mod in Italia.

Come musicista ha suonato dal ’79 all’83 con l’hardcore punk band dei Chelsea Hotel e dal 1981 al 1988 con i Not Moving , tra le bands più rappresentative della scena indie rock degli 80’s, con cui ha inciso due album e diversi singoli ed EP oltre a suonare in centinaia di concerti (tra i quali i supporting di Clash, Johnny Thunders, Celibate Rifles, Iggy Pop & the Stooges e festivals con Litfiba, CCCP etc.).
Dal 1990 al 1998 ha suonato con la band di Lilith un mix di punk, folk, blues e cabaret (due album e, di nuovo, centinaia di concerti in tutta Italia ed Europa tra gli altri con Tav Falco, Elliot Murphy, Afterhours).
Dal 1993 al 2005 è stato batterista e percussionista con la Hammondbeat band Link Quartet (tre album, due tour in USA, concerti a Londra e tutta Europa insieme a James Taylor Quartet, Manu Chao, Brian Auger, Sean Bonniwell’s Music Machine tra gli altri). Ha suonato anche con Hermits, Timepills, Statuto, Tav Falco e decine di altre bands.

Come produttore discografico ha prodotto una cinquantina di album, tra cui Statuto e Vallanzaska, lavorato con Sony, Emi, Cecchi Gori Music, Ricordi, RAI, Mediaset, fondato e gestito e etichette discografiche Face Records e Audiar Produzioni .
Ha organizzato concerti di Manu Chao, Marc Ribot, Koop, Ivano Fossati, Kocani Orchestra, Giovanna Marini, Rossana Casale, Biagio Antonacci, Assalti Frontali , Solarflares, Moment, Direct Hits, Rage, Raw Power, CCM, Indigesti oltre che per decine di altre bands italiane.
Ha gestito 10 edizioni del Festival rock Tendenze, 5 edizioni del festival multiculturale Pulcheria, due del festival di world music TerraMadre.
Ha lavorato per 10 anni come DJ nella storica radio piacentina Quarta Radio .
Il libro “Uscito vivo dagli anni ottanta” edito da Nda Press (www.ndanet.it) è uscito il 14 maggio 2007.
Nel febbraio 2008 è uscito il nuovo album di LILITH AND THE SINNERSAINTS “The black lady and the Sinnersaints”.
Con la band ha suonato in Italia aprendo per Siouxsie e Cristina Donà.

Sarà pubblicato in ottobre 2009 il nuovo libro “Rabbia e stile. La cultura mod” (Nda Press) dedicato alla musica MOD
dagli anni 40 ad oggi.
E’ da poco uscito l’ ep “10maggio2009session” degli Spiders Top Mods .

TRACKLIST:

1 Intro (Oberti)
2 Somebody stole my Thunder (G.Fame)
3 Camel walk (Ashford/Simpson/Armstead)
4 Abba (Paragons)
5 Harley Gnarley (A.Holder)
in appendice Glory Boys (Ian Page)
6 Hey Bulldog (Lennon- McCartney)
7 Visionary (Bob Mould )
8 I don’t need no doctor (Ray Charles)
9 Lady Day and John Coltrane (Gil Scott Heron)
10 Keep the faith (P.Negri-R.Oberti)
11 Harmony (Sly Stone)
12 Hey Sha Lo Ney (Mckey Lee Lane)
13 Love is like an itching in my heart (Holland-Dozier-Holland)
14 Spettro (P.Weller)
15 These boots are made for walking (Lee Hazlewood )
16 Jazzarythm acid stomp (G.Rossi)
17 Unsquare dance (Dave Brubeck)

Consigliato:

HAI SENTITO IL DISCO?

Recensioni:

Tony Face penso che nel giro del garage, del punk, del mod e
più in generale del rock italiano lo conoscano pure i
muri. Chelsea Hotel, Not Moving, Timepills, Link Quartet,
Sinnersaints: se qualcuno tra voi miscredenti non ha mai
sentito nominare almeno un minimo sindacale di due tra
questi gruppi, può immediatamente andare a metterci una
pezza con Old soul rebel, un quasi cover album concepito
più o meno alla stessa maniera in cui Johnny Thunders mise
insieme “So alone”. Gangbang di tutti gli amici e
colleghi musicisti che si sono fatti trascinare in uno
studio pieno di bottiglie da svuotare e posaceneri da
riempire, passandoci diverse notti (o almeno mi piace
pensare che sia andata esattamente così anche stavolta).
Ad accompagnare Tony, o meglio, accompagnati da Tony – che
cura drumming e percussioni di tutti i pezzi – ci sono,
tra i tanti, Lilith (Not Moving), Sergio Milani (Kina/Frontiera), Oskar Giammarinaro (Statuto), Luca Re (Sick
Rose), Allan Crockford (James Taylor Quartet/Prisoners/Solarflares/Stabilisers), Bob Manton (Purple Hearts) e dio solo sa quanti altri nomi di fama nazionale e/o internazionale.

Una scaletta di 17 pezzi che include un paio di originali e un repertorio di cover che passa indifferentemente dai
Beatles, ai Jam (rivisti in italiano), agli Husker Du, a Ray
Charles, ai Paragons, ai Supremes, e chi più ne ha più
ne metta (non dispongo di una cultura musicale abbastanza vasta da coprire tutto).
Qualità di registrazione
iper-professionale, grande spolvero di hammond assassini e
atmosfera da night club fumosissimo di quint’ordine.

Un disco fantastico, che vi farà capire che cos’è la
qualità e che vi segnalo senza ripensamenti come
obbligatorio.
Area Pirata sta facendo i fuochi d’artificio
già da un po’.

Simone – Lamette 09/09

In questo bel digipack c’è la summa di una carriera così onesta da rimanere sempre ai margini. Antonio Bacciocchi da Piacenza è un SIGNORE dal gran gusto e una mente aperta come le cosce delle amichette di Papi. In 30 anni di militanza underground ha attraversato, animato e contribuito a far emergere nel Belpaese gran parte delle subculture musicali: Hc/punk con in Chelsea Hotel, garage n roll con i Not Moving, blues-folk con la consorte Lilith, fino al beat-r&b-lounge dei Link Quartet che lo hanno portato al suo primo amore per il modernismo.
Oggi, sulla soglia del mezzo secolo, ha deciso di dare una grande festa con gli amici e gli ispiratori di una vita: gente di Long Tall Shorty, Kina, Purple Hearts, Prisoners, Sik Rose, Statuto ecc. Un festone, non un festino, con musica della madonna che va dai Beatles a Sly Stone, da Ray Charles a Gil Scott Heron, dalle Ikettes alle Supremes. Non nego di essermi emozionato ascoltando “Visionary” degli Husker Du cantata da Sergio Milani e quel garagione di “Abba” dei Paragons  affidata all’ugola di Luca Re. La versione electro-minimal-fee di “These boots are madefor walking” interpretata con pathos inarrivabile da Lilith (Nick Cave le fa una pippa!) mi ha fatto quasi scendere una lacrimuccia. Starò invecchiando?
Voto 8
Manuel Graziani – Rumore #214 11/09

 

La perifrasi del titolo mette un po’ d’ amaro in bocca.
Chi ha fatto davvero la storia del rock in Italia sta
invecchiando, pur restando un ribelle.
Tony Face, al secolo Antonio Bacciocchi, non dovrebbe aver
bisogno di presentazioni. Ha passato trasversalmente e
miracolosamente indenne tutta la storia del rock‘n roll
italiano preservando la sua integrità artistica e suonando
praticamente tutto quello che è lecito suonare. Difendendo
ogni minuto della sua vita artistica senza rinnegare niente.
Sbornie, successi e calci in culo.
Per questo Old Soul Rebel è un disco grandioso, un disco
con una storia vera alle spalle.
Non un’operazione paraculo vestita da parata di successi.
Qui dentro ci sono tanti amici che si stringono attorno al
papà dei mod italiani.

C’ è il basso di Allan
Crockford (Prisoners, Solarflares, Stabilisers), l’ ugola
di Luca Re (Sick Rose), l’ Hammond di Paolo Negri, la
compagna di tante avventure Lilith e ancora Chris Philpott
degli Small World, Oskar degli Statuto e il compare Ennio
Piovesani, Doug Roberson dei Diplomats of Solid Sound, i
MiniVip, Bob Manton dei Purple Hearts, Tony dei Long Tall
Shorty, Yo Kalb dei SoulSnatchers, le Diplomettes, Adrian
Holder dei Modern, Sergio Milani dei Kina, i Temponauts.
Un disco che della sua disparità di contenuti fa la sua
coerenza: Old Soul Rebel è un omaggio alle tante anime che
hanno abitato le mani e il cuore di Tony in questi trenta
anni. C’ è una versione saltellante di Camel Walk da
pareggiare l’ originale delle escorts di Ike Turner, una
sempre splendida Abba dei Paragons affidata alle corde
vocali di Luca Re, una versione di Visionary degli Husker Du
da lacrime agli occhi, una Hey Bulldog perfetta per i
dancefloor d’ epoca, una These boots are made for
walkin’ che Lilith canta come se si trattasse di una Meet
Ze Monsta, una sciccosissima versione della Unsquare Dance
di Dave Brubeck incisa venti anni fa, una Harley Gnarley per
cui gli Ordinary Boys, oggi, sarebbero disposti a rubare.
Ci sono schizzi di sperma, rivoli di sangue, brandelli di
carne.
Prendetevi un pomeriggio qualunque e trasformatelo in
qualcosa di eccezionale, ora.

Lys Di Mauro 09/09

Chi è Tony “Face” Baciocchi immagino più o meno lo sappiano tutti (chi avesse bisogno di un ripasso vada a leggere qui, qui e qui: è tutta salute, garantito). Come si diceva tanti anni fa – grazie a qualche cacchio di pubblicità da Carosello – è un nome, un marchio, una garanzia. Di qualità ovviamente.
Ancora una volta, dunque, Tony finisce nelle maglie della rete di Area Pirata (il precedente episodio è la ristampa del 12″ dei Not Moving Land of Nothing nel 2003: e per questo, lo ripeterò sempre, Area Pirata va semplicemente ascritta tra le entità superiori destinate a regnare sulla razza umana dopo l’Apocalisse). Ero davvero curioso di sentire, quindi, cosa caspita avevano combinato assieme.

Come dire… confesso che mi ci sono volute circa 48 ore per entrare nello spirito di questo cd. Io sono un po’ de coccio a volte e ho i miei tempi; poi vedere che la tracklist è composta quasi esclusivamente da cover – diverse delle quali decisamente fuori dai ristretti confini delle mie conoscenze – non mi ha predisposto nel migliore dei modi. E sono partito con la mia sana dose di prevenzione a go-go.
Ci sono voluti un paio di ascolti, un paio di Carlsberg e – onore e gloria a lui – l’incipit delle note di Luca Frazzi per “entrare” in Old Soul Rebel. E trovarlo un disco bello, pieno di significato e a tratti entusiasmante (se non commovente).

Perché questo cd è davvero una festa (cito Frazzi), in cui Tony Face è allo stesso tempo il festeggiato e il maestro di cerimonie che coordina una pletora di amici e musicisti nelle registrazioni (ci sono illustri signori che arrivano da Purple Hearts, Prisoners, Sick Rose, Long Tall Shorty, Kina, Statuto, Not Moving, etc etc etc… sembra una hall of fame).
La celebrazione è almeno doppia: in primo luogo di una carriera lunga e ancora pulsante, fatta di passione, grande musica (pensate solo ai gruppi in cui Tony ha militato e non c’è bisogno di commentare oltre) e immensa onestà. In secondo luogo si tributano i giusti onori a mentori, ispiratori e – soprattutto – ad artisti che hanno consegnato alla musica veri capolavori di garage, soul, mod, northern soul, punk, blues, hardcore: senza fare differenze. E devo dire che uno degli episodi più toccanti è proprio la classica mosca bianca, una canzone che a leggerne il titolo sulla copertina del cd non capisci bene perché ci sia: “Visionary” degli Husker Du.
La sincerità mi impone di dire che i momenti meno riusciti sono un pezzo dei Jam rivisitato in italiano, con testo ultra mod – di quelli ingenui molto pop anni Sessanta – ma un po’ fuori metrica, e una cover di “These boots are made for walking” versione proto-electro-tribal-teatrale, troppo fuori registro rispetto a tutto il resto. E insomma… nell’economia di ben 17 tracce, direi che la media è altissima.

Un disco divertente e istruttivo, ma anche l’omaggio di un grande personaggio alle proprie radici. Certo, sono cose che si fanno a fine carriera queste, e invece il nostro Tony è ben lontano da quel momento… per cui aspettiamo un altro cd, l’anno prossimo, pieno di musica così. Che va bene.

Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 25/09/09

Tony “Face” Baciocchi è stato ed è un batterista
che ha fatto numerose esperienze (Chelsea Hotel, Not Moving
ecc..) , produttore, giornalista, scrittore eccetera, un
nome che più che altro garantisce tutte quello che porta
la sua firma. Area Pirata, attenta a certi personaggi lo
festeggia e lo porta alla vostra attenzione. Così sgomma
il Cd nel mio lettore… ed allora apprestamoci a vivere
questa esperienza sonora molto Mod? Un’esperienza descritta
magnificamente nel booklet CD da Luca Frazzi.
Diciassette
brani che riassumono i trenta anni di esperienza di Tony, i
pezzi sono suonati con vari suoi collaboratori conosciuti
durante il suo “viaggio” di vita. C’è Allan Crockford dei
Prisoners, Tony Perfect dei Long Tall Shortly, Oskar degli
Statuto, Lilth e tantissimi altri. Si ripropongono brani di
Husker Du (Visionary è splendida), Ray Charles (I Don’t
Need the Doctor è mitica, Secret Affair, Sly & the Family
Stone (Harmony), Beatles con Hey Bulldog, la cover
italianizzata Spettro dei Jam, ecc.. un misto fra punk,
funk, blues ed hardcore… nel segno di una ricerca sonora
ed emotiva di altissimo livello.
Bentornato Tony e mi
raccomando… fatti vivo!

Stefano Ballini – Trippa Shake 09/09

Un cd, ma soprattutto un’idea eccezionale, nuova davvero, come spesso e volentieri è capitato nella vita del Papà dei Mods italiani, essere sempre precursore nei modo di agire, creare e organizzare. Un modo originale e vincente per festeggiare i suoi 30 anni di passione e appartenenza a uno stile, a un’idea, alla sua vita mod con ciò che più di ogni altro elemento lo contraddistingue nella sua esistenza: la musica! Luca Frazzi nella sua prefazione presenta il cd come “festa” è festa è davvero con i “beniamini” musicali di Tony che collaborano con lui (e viceversa) in 15 dei 17 brani contenuti. Prisoners, Purple Hearts, Small World, Long Tall Shorty, Moment i nomi che più illuminano la mia personale attenzione e ascoltando i brani mi trovo a scoprire versioni pazzesche di brani conosciuti e apprezzati da anni. Personalmente ho avuto l’onore e il piacere di partecipare direttamente al lavoro con una versione acustica di SPETTRO (la cover in italiano di “Ghost” dei jam uscita nel demo tape “Torino Beat” del 1984), dove suona la chitarra il futuro del suono mod italiano (Ennio Tailor made). Il brano è stato voluto da Tony per il testo, adolescenziale e sfrontatamente e fortemente MOD al 100%. Vi invito caldamente a procurarvelo, acquistandolo in negozio o tramite il sito www.areapirata.com  Grandissimo Tony, giustamente KEEP THE FAITH! E soprattutto..grazie di tutto!

Blog Statuto 09/09

Tracciare un profilo artistico di Tony Face è difficile quanto tracciarne uno per l’intera storia dell’underground in Italia.
Per me, poi, la difficoltà si amplifica perché Tony è un amico. E non solo: ho per lui una stima professionale che mi ha spinto ad affidargli la produzione di ben due dei miei dischi.
Uno quindici anni fa ed uno in questi giorni (a proposito, apro una parentesi per dirvi che il nuovo Peluqueria arriverà con l’anno nuovo…).
Essere obiettivo, dunque, mi è difficile. Solitamente Tony mi mette a parte di tutti i suoi progetti e, proprio per questo, riesco ad apprezzare l’entusiasmo, l’impegno e la forza che impiega.
Produce instancabilmente e con passione la musica che davvero gli piace e lo fa da oltre vent’anni, con lo stesso spirito dell’inizio.
In questi giorni esce il primo album di quella che è la sua personale BAND, sebbene in verità non si tratti di un vero e proprio esordio dal momento che con la sigla Tony Face Big Roll Band sono usciti, nel considerevole tempo di 20 anni, già due singoli. Il primo del 1989 e l’altro dello scorso anno (ne parlai qui ). […]
Old Soul Rebel mette però finalmente in scena tutta l’anima di questo ribelle di casa nostra, in una sorta di gran varietà del MOD ernismo.
Tony, infatti, è stato un pioniere della scena MOD in Italia e sebbene negli anni abbia abbracciato anche altre passioni (il punk, il garage, l’R&B e il rock), ha sentito il bisogno di rimettere in moto la Vespa e infilarsi nel vecchio Parka.
Il risultato è un album scoppiettante, di quelli che non ti aspetteresti mai da un mercato chiuso come quello nostrano.
Old Soul Rebel si apre con la personale Revolution 9 di Tony. La prima traccia ( Intro ) è un breve esercizio di musica concreta in cui si sentono frammenti di tutte le sua passioni. A voi scoprire come sono state inseriti Who , Quadrophenia (il film), Beatles , Robert Johnson , il calcio, Fidel Castro e Jacqueline Taieb. In chiusura, in veste di Bonus Tracks, ci sono i due brani del 45 giri del 1989, masterizzati proprio dalla copia in vinile (come testimonia il tipico fruscio della puntina sul disco) in quanto evidentemente i master storici sono andati perduti. In mezzo ci sono quattordici pezzi al fulmicotone e gli ospiti sono tutti da far spavento: Inizia Chris Philpott ( Small Words ) all voce su Somebody Stole My Thunder di Georgie Fame, di seguito Yo Kalb , voce dei SoulSnatchers , rende giustizia ad un minor hit pazzesco delle Ikettes come Camel Walk .
Tony suona la sua ribelle batteria in tutti i pezzi, con una band senza precedenti. Al suo fianco, in molti numeri, ci sono gli amici di sempre come gli immarcescibile Paolo “Apollo” Negri e Renzo Bassi (l’organo e il basso del suo Link Quartet ), Lilith , Pibio coi Temponauts  e Oskar con gli Statuto e occasionalmente si toglie la soddisfazione di ospitare pezzi da 90 come Tony Perfect dei Long Tall Shorty per una versione incredibile di Love is Like an Ichting in my Heart delle Supremes, Luca Re dei Sick Rose per Abba dei Paragons, Allan Crackford del James Taylor Quartet per la title track e Bob Manton dei Purple Hearts in una cover di Hey Sha lo Ney degli Action.
Dovrebbe essere sufficiente per farvi saltare sulla sedia ma se ancora non vi bastasse, contate che  ci sono anche i MiniVip , piccole grandi star della gloriosa Face Records , che con Tony riesumano I Don’t Need No Doctor  e ci sono pure i due brani usciti l’anno scorso su 45 giri ( Hey Bulldog dei Beatles e Lady Day & John Coltrane di Gil Scott Heron).
Non c’è niente da fare, sebbene io sia anche un po’ di parte, questo è un disco che risolleva lo spirito, che fa gridare cose come: “Ma allora si può!”.
Grazie Tony.
Voto 8/10

Ursus – Fard-Rock Webzine 01/10/09

 

Trent’anni di una carriera esemplare. Antonio Bacciocchi aka Tony Face , piacentino alla soglia dei 50 anni, ha tagliato trasversalmente l’universo della musica e della cultura mod in senso generale. Batterista tra gli altri per Chelsea Hotel , Not Moving , Lilith , Link Quartet ; produttore, disocgrafico, scrittore, Dj, organizzatore di concerti e festival. Non bastano certo queste righe per racchiudere un’opera “omnia” che ha ancora tanto da dire.
Ne è la dimostrazione questo ‘Old Soul Rebel’, costruito su 16 brani + 1 intro, che sono il compendio degli amori di una vita del protagonista. Che si circonda di amici per una sorta di supergruppo jam alle prese con alcuni classici senza tempo. Con estrema scioltezza si passa da Georgie Fame agli Husker Du (quelli di ‘Visionary’), dall’immenso Gil Scott Heron (che sta per tornare con un nuovo album) alle Supremes, dalle Ikettes (erano la all female backing band di Ike e Tina Turner) ai Beatles (‘Hey Bulldog’), dai Jam ai grandi eroi Action . Piatto ricco, succulento, amarcord puro ma vestito con estrema freschezza di interpretazione.
Tra i tanti amici-ospiti spiccano Allan Crackford (James Taylor Quartet), Bob Manton (Purple Hearts), Tony Perfect (Long Tall Shorty) e ancora membri di Sick Rose, Small Words, SoulSnatchers e Statuto. Tre le due bonus track viene inclusa ‘I Don’t Need No Doctor’ uscita su Face Records nel 1989 e qui riportata alla luce assieme ai MiniVip. Da avere.

Emanuele Tamagnini – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine 10/09

Tony Face, ovvero l'”uomo nel bersaglio”: poche parole e “tanta roba” suonata, scritta, vissuta. Questo “Old Soul Rebel” (ma dove “old”? Se solo un decimo dei ragazzi che suona oggi avesse il suo entusiasmo…) è la più bella testimonianza del valore motivazionale di un certo tipo di musica.
Soul, Punk, R&B, garage, nero, bianco e ritorno: il “mondo Mod” che ruota sull’asse dei gusti di Tony, meridiani e paralleli di ascolti diversificati, coraggiosi, “sentiti” e assimilati. Non è forse questo il senso del “moving and learning”?
Il disco è una premier league di ospiti eccellenti, che gioca sul campo dei “classici” di cinque decadi Mod (e non). Chris Philpott degli Small World, Doug, Kathy e Abbie dei Diplomats Of Solid Sound, Apollo e Renzo dei Link 4ET, i nostri Temponauts, Luca Re dei Sick Rose, Adrian Holder dei Moment, Sergio Milani dei Kina, i Mini Vip, Yo Calb dei Soulsnatchers, Allan Crockford dei Prisoners, Bob Manton dei Purple Hearts, Oskar degli Statuto, Lilith, l’equipaggio dell’Elfo Studio, e Tony Perfect dei Long Tall Shorty: tutti attorno al “cuore” percussivo di Tony.
Una tracklist perfetta (che va da “Somebody Stole My Thunder” di Georgie Fame a “Lady Day And John Coltrane” di Gil Scott Heron, da “These Boots Are Made For Walking” di Nancy Sinatra a “Visionary” degli Husker Du), in cui ogni traccia vibra di autentica passione, e fa venir voglia di fare, di scrivere, di suonare. Come resistere ad una versione di “Harley Gnarley” che fa venir voglia di saltare in sella e kickstart come se fosse il primo giorno, ad una sexyssima versione “Camel Walk” delle Ikettes, ad una potentissima “Abba” dei Paragons che datemi un Farfisa e una chitarra Vox, “Keep The Faith” che ascolterei il suono dell’Hammond fino alla fine del mondo, “Hey Sha Lo Ney” che “dove si va per Brighton?”
Davvero non saprei cosa altro dire per un “lavoro d’amore” così autentico, costruito a dispetto della vita di tutti i giorni, delle distanze e dell’indolenza mentale in cui è facile cadere. Fatelo vostro, appropriatevi della sua vitalità, ora e sempre “Keep The Faith”!

Fab – Retrophobic WebZine 08/11/09

Vi risparmio le presentazioni, visto che Tony Face è un’istituzione della nostra scena underground da almeno 30 anni. Questo disco, da poco pubblicato dalla sempre più attiva Area Pirata , rappresenta il vertice della sua lunga carriera, essendo un progetto dalla lunga gestazione costruito amorevolmente con la collaborazione di tanti amici incontrati “on the road” su e giù dai palchi in un quarto di secolo di onorata carriera.
Il titolo la dice tutta: “Old Soul Rebel“. E condensa lo spirito con cui Tony Face ha attraversato le vicende dei Chelsea Hotel prima, dei leggendari Not Moving poi, con Lilith e in altre formazioni (Hermits, Link Quartet) in tempi più recenti. Sempre con stile e passione. Quelli di un vero “modfather”.
Per questo suo nuovo album, il vecchio ribelle del soul ha rispolverato la sigla con cui nel post-Not Moving (1989) firmò il 45 giri “Jazzarythm Acid Stomp” per la sua Face Records e che troviamo qui racchiuso, come bonus, sui solchi finali. “Old Soul Rebel” è al contempo un atto d’amore e un’istantanea delle sue passioni musicali. Racchiude infatti una manciata di belle canzoni, 15 per l’esattezza, di alcuni degli artisti più amati da Tony Face: solisti e gruppi anche molto diversi tra loro, dai Beatles (“Hey Bulldog”) agli Hüsker Du (“Visionary”), da Ray Charles (“I don’t need no doctor”) a Nancy Sinatra (“These boots…”), da Gil Scott Heron (“Lady Day and John Coltrane”) alle Supremes (“Love Is Like…”). Versioni intriganti e molto personali registrate, nel corso degli anni, con una lista di ospiti di prim’ordine. Icone del mod sound, principalmente: Allan Crockford (Prisoners/James Taylor Quartet), Bob Manton (Purple Hearts), Chris Philpott (Small World), Tony Perfect (Long Tall Shorty). La splendida voce di Yo Kalb , protagonista degli episodi più riusciti del disco. E molti altri nomi di prestigio: da Luca Re (Sick Rose) a Lilith , da Paolo Apollo Negri (Link Quartet) a Oskar (Statuto), da Pibio (Temponauts) a Doug Robertson (Diplomats Of Solid Sound).
Il risultato è un lavoro eccitante, sincero, ricco di passione. Un esempio perfetto di soul, R&B e hammond-beat. Un esempio di qual’è lo stile e l’universo musicale di Tony Face. Un disco che non ci si stanca di ascoltare e che per il sottoscritto conquista a pieni voti la palma di album italiano dell’anno.

Roberto Calabrò – Freak Out 12/09

 

Antonio Bacciocchi, in arte Tony Face, non è esattamente un esordiente, dato che è sulla scena da quasi trent’anni, prima come batterista dei Chelsea Hotel, poi dei Not Moving, quindi nei Lilith e nel Link Quartet, oltre ad essere giornalista musicale, Dj ed organizzatore di concerti.
Questa volta ha deciso di fare un disco a nome suo, così ha chiamato un bel gruppo di amici che ha diretto per questo splendido omaggio al mod sound. “Old soul rebel”, infatti, è un omaggio a quell’omaggio, con ben 17 cover, tutte degne di attenzione, poiché ben realizzate con la giusta passione e dotate di ottimo groove. Così troviamo l’inevitabile omaggio a Paul Weller con l’unico brano cantato in italiano Spettro , quindi una trascinante versione di Visionary degli Husker Du ed un bella versione very sixties, con tanto di hammond, di Hey bulldog dei Beatles. Anche il sound di Sly & The Family Stone è presente con la morbida Harmony , come il grande soul di Ray Charles con la squillante I don’t need no doctor , e il ritmo circolare di Abba dei Pagons.
Buon groove a tutti

Vittorio Lannutti – La Scena Webzine 13/10/09

 

Un disco dalla lunga gestazione. Un progetto durato anni. Uno dei miei “fave ones” del 2009. Il titolo la dice tutta: “Old Soul Rebel”. E condensa lo spirito con cui Tony Face ha attraversato l’ultimo quarto di secolo. Con stile e passione.
Per questo suo nuovo disco, il vecchio ribelle del soul ha rispolverato la sigla con cui nel post-Not Moving (1989) firmò il 45 giri “Jazzarythm Acid Stomp” per la sua Face Records (e che troviamo qui racchiuso, come bonus, sui solchi finali).
“Old Soul Rebel” è al contempo un atto d’amore e una foto sugli oltre 25 anni di carriera musicale di Tony Face. Un atto d’amore perchè racchiude una manciata di belle canzoni, 15 per l’esattezza, di alcuni degli artisti più amati da Tony Face. Brani di artisti e gruppi anche molto diversi tra loro – dai Beatles agli Husker Du, da Ray Charles a Nancy Sinatra, da Gil Scott Heron alle Supremes – che hanno segnato la vita e influenzato lo stile di Tony Face e che sono stati registrati, nel corso degli anni, con una lista di ospiti di prim’ordine. Icone del mod sound, principalmente: Allan Crockford (Prisoners/James Taylor Quartet), Bob Manton (Purple Hearts), Chris Philpott (Small World), Tony Perfect (Long Tall Shorty).
E molti altri nomi di prestigio: da Luca Re (Sick Rose) a Lilith, da Paolo Apollo Negri (Link Quartet) a Oskar (Statuto), da Pibio (Temponauts) a Doug Robertson (Diplomats Of Solid Sound).
Il risultato è un lavoro eccitante, sincero, ricco di passione. Un esempio perfetto di soul, R&B e hammond-beat. Un esempio di qual’è lo stile e l’universo musicale di Tony Face.

Roberto Calabrò – robertocalabro.blogspot.com 24/10/09

 

Tony Face, al secolo Antonio Bacciocchi, ha suonato con Chelsea Hotel, Not Moving, Lilith e Link Quartet, è stato discografico (oltre cinquanta dischi all’attivo come produttore), organizzatore di concerti, giornalista, scrittore, dj, blogger e chissà quante altre cose ancora, di sicuro, tutte quelle che la sua enorme e inossidabile passione per la musica gli ha fatto incontrare lungo la strada.

Personaggi così ne hanno da raccontare e, nel caso specifico, da suonare: non deve, pertanto stupire la scelta di riunire a sé un nutrito gruppo di musicisti per registrare un album come questo Old Soul Rebel, sorta di compendio dei brani che Tony ha amato e che ne hanno segnato in qualche modo il percorso. Ecco, quindi, classici e rarità a spaziare dai Paragons a The Jam (con la versione italiana di Ghost a firma Statuto), da Ray Charles agli Hüsker Dü, dai Beatles a Sly & The Family Stone, dalle Supremes a Nancy Sinatra, per uno spettro sonoro che non si pone pregiudiziali o limiti di sorta. Certo, l’amore per il mod di Face si sente e in qualche modo funge da “collante” tra le varie interpretazioni, ma non è l’unico ingrediente impiegato per preparare questa succulenta torta di compleanno, una portata che va gustata morso dopo morso e che viene descritta sul menù dalle parole di un altro degustatore d.o.c. come Luca Frazzi. Le cover si susseguono senza che le differenze di stile o età spezzino la fluidità dell’album o ne appesantiscano la struttura, tanto che Old Soul Rebel potrebbe realmente diventare la colonna sonora della vostra prossima festa, il che, per inciso, è facile presumere fosse proprio l’obbiettivo del musicista. La scelta dei titoli appare ben calibrata – così da evitare all’ascoltatore i classici tormentoni ormai presenti un po’ ovunque – e gli evergreen vengono affiancati da brani meno abusati, ad aumentare il valore della raccolta anche da un punto di vista contenutistico. Siamo di fronte ad una riunione di famiglia, ma di quelle cui fa sempre piacere partecipare, come invitati ufficiali o imbucati in fondo poco conta.

Michele Giorgi – Audiodrome 10/09

 

Ogni nuovo disco di qualche personaggio del proprio background musicale è anche un appuntamento con il passato e le proprie emozioni in relazione ad esso: ovvero resterò ancora legato a questo musicista o a quel gruppo in attesa del suo prossimo disco e/o concerto oppure ormai ha fatto il suo tempo?

Con Tony Face il dubbio si risolve sempre facilmente con positive riconferme. Lui instancabile agitatore della scena indie italiana, ha battuto il tempo e dato energia e vigore a numerose band, anche se per me resta il batterista dei Not Moving ed ora di Lilith and the Sinnesaints , una delle due costole formatesi dallo scioglimento di quella band importante e seminale di garage-punk (tra l’altro per la prima volta in un unico cd la loro ristampa di Black’n’Wild & Sinnermen ).

Ora esce con un disco solista a nome della Tony Face Big Roll Band , che evidenzia comunque una coralità di esecuzione insieme a numerosi amici, registrato nell’arco di tre anni di incisioni.

Amici che potrebbero giocarsi una partita di calcio a sette, dove si fronteggerebbero una formazione britannica composta da elementi storici della scena mod inglese e musicisti italiani che hanno collaborato negli anni con Tony Face. Una partita che potrebbe finire in un pirotecnico 7-7 finale, con un George Best ipotetico puntero da una parte e Zeman ideale allenatore dall’altra; calcio spettacolo per divertire e divertirsi senza loffi tatticismi ed inutili moviole. Ma che c’entra il calcio con questo disco? (che non è solo una delle passioni di Tony Face, come molti di noi d’altra parte); c’entra solo con quel calcio antico, senza parastinchi ed i calzettoni arrotolati, fatto di dribbling e rovesciate per cercare lo spettacolo, così come con il suonare assoli di piatti e tamburi, piuttosto che riff di chitarra o slappate di basso, cercando ancora la musica che emoziona e coinvolge.

Questo disco Old Soul Rebel dal titolo programmatico e fedele ai propri intenti, è una raccolta di cover, che abbraccia garage, soul, punk, beat e rythm’n’blues, ovvero i riferimenti musicali della sua carriera musicale, in maniera eterogenea e genuina, in barba alle mode ed al music business. Un disco che ti si attacca alla pelle e ti scuote dall’inizio alla fine (chi non batte il piedino e non scuote la testa forse ha inserito il cd al contrario – eject please!).

Ma veniamo alle canzoni, tutte ovviamente con Tony alla batteria, di volta in volta accompagnato dai vari ospiti, con Paolo “Apollo” Negri del Link Quartet, altra grande band in cui ha militato Tony, all’hammond acido e graffiante come sempre, a fare la parte di guest star in numerosi pezzi. Le cover spaziano da titoli noti pescando tra Gil Scott Heron, Beatles e Ray Charles ad esempio ed altre gemme oscure tipiche da mod sound. Gli inglesi la fanno da padrona alle parti vocali, tranne una canzone a testa interpretata da Lilith con la solita intrigante personalità, da Luca Re dei Sick Rose, Oskar degli Statuto alle prese con un pezzo dei Jam italianizzato e Sergio Milani, altro rebel drummer ed una delle voci dei grandiosi Kina, che qui canta “Visionary” degli Husker Du. Ci sono pure due strumentali originali, in cui spicca un’ottima “Keep the faith” con Allan Crockford già bass-player di JTQ e Prisoners.

Un gran bel disco, semplice e diretto che si ben può sintetizzare con i versi di Mick Jagger: “I said I know it’s only rock ‘n roll but I like it, like it!”. A questo punto io aspetto il prossimo…

Flavio Bricchi – DelRock webzine 27/10/09

 

Non servono presentazioni per Tony Face, almeno se siete di lettori di questa rubrica, ma serve un breve elenco di personaggi che hanno partecipato a questo “party” in onore di Tony Face: Allan Crockford, Bob Manton (Purple Hearts), Doug Robertson (Diplomats of Solid Sound), Oskar Gianmarinaro (Statuto) e tantissimi altri.
Loro si sono riuniti per pagare un tributo ad un artista italiano: ne capite l’importanza.
Il disco è una sequenza ininterrotta di classici, cover e brani suonati da paura: da I Don’t Need No Doctor, a Somebody Stole My Thunder. Un disco di classico mod revival, musica senza tempo e meravigliosa a base di R&B, ovviamente.
Old Soul Rebel (titolo più che mai vero) è veramente un piacere e, soprattutto, un atto doveroso verso un grande artista italiano.

Voto 7
Manuel Graziani – Rockerilla #351 11/09

 

E’ tempo di celebrazioni per Tony Face, storico batterista che un curriculum non basta a raccontarne le gesta.
Da celebrare c’è la sua trentennale carriera da soul rebel, condivisa chiamando a raccolta una nutrita schiera di amici e affini, italiani e stranieri. Di riflesso da celebrare c’è la ‘sua’ musica (black soprattutto), quella cioè che un modfather come Tony tiene sia nel cuore che a portata di bacchette. Con alcune deviazioni: sul piano dei contenuti (la Visionary degli Husker Du con Sergio Milani dei Kina al canto) e delle interpretazioni (la versione mutante di These Boots Are Made for Walking con Lilith alla voce).

Voto 6/7
Fabio Polvani – Blow Up #138 – 11/09

 

Ci sono casi in cui parlare di un disco è decisamente più difficile che ascoltarlo e basta, traendone da soli coordinate ed indicazioni utili. Cosa dire, se non una prevedibile ammucchiata di banalità, di fronte ad un album che festeggia  30 anni di attività di Tony Face , uno dei più longevi ed indefessi musicisti dell’arretratissimo Belpaese, uno che basta citare solo quanto fatto con Chelsea Hotel e Not Moving per azzittire un po’ di gente che si fa la bocca grossa citando suoni dei quali non avrebbe la minima competenza? Per quanto mi riguarda inizio col dire che questo disco è rimasto stazionario nello stereo della mia macchina per oltre un mese senza mai venire scalzato da altro, e chi conosce i tempi di permanenza dei dischi nella mia macchina sa di che parlo.
Dicevamo, comunque: 30 anni di attività, celebrati attraverso 17 tracce che riprecorrono un viaggio che attraverso il drumming del buon Antonio Bacciocchi – nome di battesimo del Nostro – prende vita senza apparente soluzione di continuità: nel corso dei minuti si alternano un paio di pezzi originali ed una serie di cover suonate da una quantità di nomi che mi viene l’ansia solo a pensare di citare uno ad uno. Mi limiterò a dire che sentire Visionary degli Husker Du cantata da Sergio Milani mi ha sinceramente messo la pelle d’oca, ma a parte questo è tutto il disco con la sua miscela di  r’n’b, mod, garage, soul e punk rock  appare quanto di meglio ci si potesse aspettare da una pubblicazione celebrativa.
Inutile citare uno ad uno i momenti migliori, in molti casi si tratta di pezzi parecchio noti; va fatto un plauso, comunque, per non essere caduti nella tentazione di fare scelte troppo ovvie, al contario passare tra Paragons, Beatles, Ray Charles, rivisitazioni italiane dei Jam è stata per chi scrive una piacevole esperienza persino per uno che è assolutamente un profano per quanto riguarda alcune di queste sonorità.
In definitiva prendete e godetene tutti, come leggo in giro usate questo cd come ideale colonna sonora di un qualsiasi party, ballate fino a cascare a terra e  non dimenticate di brindare a Tony Face ed alla sua incrollabile voglia di fare musica . Ascolto, apprezzamento e calici in alto praticamente obbligati.

Pompeo TTF – StayPunk webzine 05/10

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