Killer Klown Crappy Circus

LP
Maggio 2018
Tiratura: 300 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

15.00

50 disponibili

Killer Klown Crappy Circus

(They define their music (inspired by the STOOGES, the CRAMPS, the 60s, PUNK’77 and B-MOVIES) as “wild-doped garage-punk’n’roll”. Their lyrics are irreverent and/or steeped in violence, just like their live gigs, which have contributed to the band’s “negative” reputation.
Here’s their new album, among freaks and acrobats, where to taste if the definition is true!)I Killer Klown si formano alla fine del 1994 a Torino.
Definiscono la loro musica (ispirata da gente come STOOGES, CRAMPS, i 60s, il PUNK’77 ed i B-MOVIES) “wild-doped garage-punk’n’roll”; i testi sono irriverenti e/o intrisi di violenza, come i loro live, d’altra parte, che contribuiscono subito a dare una cattiva reputazione alla band.
All’inizio del ’95 fanno uscire il primo singolo “BRAND NEW SHIT” al quale, meno di un anno dopo, segue il doppio 7″ “TWIST & FUCK”.
Dopo parecchie date, soprattutto in nord Italia e qualche altro disco (“SHANE WHITE IS A FRIEND OF MINE” su 7″ – “DR. PEDOPHILOUS”su 10”- “TOO JUNK TO DIE”, picture LP), i KK suonano in Spagna e Germania, a volte come head-liner, altre aprendo x bands come SATAN’S PILGRIMS, REAL MC ENZIES, MORLOCKS,DENIZ TEK, NASHVILLE PUSSY, NEW BOMB TURKS, SPIDER BABIES, EDDIE & THE HOTRODS, KING KHAN & THE SHRINES e molti altri.
Ogni serata è memorabile, sia sul palco che nel backstage, tra alcool, risse, droghe ed episodi esilaranti.
Subito dopo l’uscita del singolo “HEY PICCOLINA”, il batterista viene sostituito (e moliti altri ne verranno!)
Nel frattempo esce l’LP “SATAN’S ROCK”, poi il cd autoprodotto “KILLER KLOWN PLAY THE ROLLING STONES” ed il cd “EVILUTION” e qui anche il chitarrista della line-up originale lascia la band.
A distanza di alcuni anni ed altri 2 chitarristi, i KK incidono “BORN TO ROCK!”

La formazione attuale è:
SHE-HELLCAT – organo
MR. CAIRO – basso
JOE COSTA – chitarra
MARCO pq – batteria
REV. JUNGLE – voce

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Recensioni:

Bizzarri i personaggi disegnati in copertina e bizzarra l’introduzione che ci accoglie all’ingresso del nuovo spettacolo dei Killer Klown. “Welcome to the Show!” urla l’imbonitore di Circus e noi abbiamo già preso posto tra i banchi che puzzano di segatura e piscio di elefante.

Pensato e suonato ad altissime velocità, Crappy Circus pesta che è una meraviglia dentro quel mortaio che è il classico garage-punk lavorato sul binomio organo/chitarra. Drowning, Atomic Zoo, Memory of a Dead Festival si muovono agilissimamente dentro i canoni del genere ma l’approccio alla materia resta sempre ad un soffio dalla goliardica sovrapposizione fra le musiche da party del frat-rock dei primi anni Sessanta e quelle delle feste punk americane del decennio successivo, come succedeva nei dischi dei Pikes in Panic o dei primi Dwarves. Ed era una cosa di cui, adesso che sono passati così tanti anni dall’ultimo disco, ci rendiamo conto quanto ci fosse mancata.

Lys Di Mauro 27/05/2018

 

I Killer Klown si formano nel ’94 nel torinese, un misto di Rock’n’Roll contaminatissimo, malato e acido come amano definirli e definirsi… in effetti i loro eccessi sono tramutati in musica… adesso ci riprovano con questo disco… sembrano trasportati con il teletrasporto, non mancano gioie sonore come Do the Scooby-Doo, festaioli, zombies… di tutto un po’ come il loro nome promette, copertina da urlo. Da ascoltare!

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 20/06/2018

La band torinese è in circolazione dal 1994 e ormai non si contano i concerti, i dischi, i tour, i cambiamenti di formazione. Quello che rimane è la loro classica impronta rock ‘n’ roll, di quello selvaggio, abrasivo, travolgente, tra Stooges, Cramps, Fuzztones, Sonics, Miracle Workers, il blues malato di Screamin Jay Hawkins. I dieci nuovi brani sono programmatici in tal senso e ci consegnano un album perfetto per chi ama questo tipo di sonorità.

Tony Face – Radio COOP 21/05/2017

Irriverenti, violenti, cattivi: i torinesi Killer Klown tornano con un nuovo full lenght, “Crappy Circus“, con cui confermano tutta la bad reputation maturata dal 1994 a oggi, tra cambi di formazione, infiniti concerti e numerosi eccessi. Dieci tracce di sporco, veloce e tagliente rock’n’roll, che si muovono tra Stooges e Cramps (Circus, Memory of a Dead Festival, Manual for Predator), garage anni ’60 (Drowning, A Teenage Mind, Do the Scooby-Doo, Big Black Cat) e la scena punk ’77 (Atomic Zoo, Moe Tucker). Una vera e propria manna per chi apprezza suoni minimali, strutture semplici, ritmi travolgenti e una buona dose di sana arroganza musicale.

Riccardo Resta – Distorsioni 29/05/2018

I Killer Klown sono sempre stati una band disturbante. E lo confermano anche oggi, a 24 anni di distanza dalla loro prima prova in saletta e a 7 anni dall’ultimo album “Born to rock!!!”. “Crappy circus”, infatti, pubblicato da Area Pirata, è una poltiglia maleodorante di musica fragorosa e dissonante, una raccolta di canzoni sporche e urticanti dal sapore garage-punk. Stooges e Cramps, come dice la scheda di presentazione del disco, sono sicuramente i numi tutelari dei Kliler Klown, ma dentro le pieghe di questo marcissimo lp dai suoni deraglianti si sente anche una pesante influenza di tutto quel microcosmo di band urgenti e deliziosamente scalcagnate che Lenny Kaye aveva raccolto nella compilation Nuggets quasi 50 anni fa (era il ’72, gente). Question Mark and the Mysterians e The Seeds sono i primi nomi che mi vengono in mente, anche per quel retrogusto “oscuro” che sapevano imprimere al loro rockn’roll carvernicolo e che la band torinese riesce a restituirci con una buona dose di personalità. Un impasto delirante e dolcemente rumoroso, con l’organo suonato a cannone, come fosse una chitarra elettrica. L’unico pezzo che non mi convince appieno è l’incipit “Circus”, una lunga intro claunesca che si trascina per troppo minuti. Il resto dell’album però è un frutto golosissimo di punk putrescente lanciato a mille.

Diego Curcio – Hello Bastards blog 07/06/2018

Che il legame fra questa fanzine e i Killer Klown sia forte e saldissimo lo dimostrano tre punti:

1) Averli intervistati quando ancora Inyoureyes usciva in formato cartaceo,
2) l’aver organizzato due loro concerti entrambi spettacolosi,
3) la collaborazione fattiva del Rev.Jungle con noi nello scrivere recensioni.

Questo ovviamente non inficerà il mio giudizio su di loro visto che li ritengo una band spettacolosa di cui possiedo praticamente tutte le uscite e che adoro da sempre.

Innanzitutto bisogna subito sgombrare il campo da ogni dubbio dicendo che la band sono Fausto e Piera, due autentici punk-rockers; loro sono il corpo di un progetto ormai ultra ventennale che li ha portati negli anni ad essere considerati, almeno da me, i Lux & Ivy del rock’n’roll italiano, non vi dico i gesti apotropaici di lui quando gliel’ho detto. La loro proposta è da sempre diretta, cattiva, senza compromessi ma anche piena di (auto)ironia, perdente per scelta e strafottente per convinzione.

Dopo aver inanellato titoli da antologia quai Brand New Shit, Twist & Fuck e Dr. Pedophilous i nostri si ripresentano al loro piccolo ma affezionato stuolo di fans con questo Crappy Circus un altro azzeccato capitolo di una storia alla quale neanche Satana in persona potrebbe mettere fine. Il compito di aprire le danze è assegnato a Circus uno sberleffo pistolsiano di quasi cinque minuti che conferma l’attitudine suicida dei nostri nei confronti di ogni possibile nuovo ascoltatore che voglia accostarsi alla loro musica.

Ma noi che siamo degli impavidi e non ci spaventiamo davanti a nulla sappiamo che che la loro immarcescibile formula di garage-punk con organo malvagia e sboccata la farà da padrona come capita nei successivi Drowning e Atomic Zoo. Ma è il quarto pezzo in scaletta A Teenage Mind a sorprendere l’uditorio con le aperture quasi “pop” contenute nel ritornello.

Il resto dell’album è tutto un susseguirsi di pezzi mirabili come i veloci e sguaiati Do The Scooby-doo e Moe Tucker, il doveroso omaggio ai Cramps di Big Black Cat, i ritmi dilatati e stoogesiani di Hungry Dog Drama introdotti da un intro di tastiere ossessivo ed inquietante, per finire con la stonesiana Manual For Predators, un amore quello per il gruppo di Jagger/Richards mai nascosto dalla band. Dopo il da me adoratissimo album dei Lucyfer Sam quello dei Killer Klown è il grandissimo ritorno di un gruppo che avrà sempre un posto nel cuoricino di noi eterni losers alla ricerca di Cheap Thrills.

Voto 9/10
Luca Calcagno – IYE.ezine 14/06/2018

l Rock’n’Roll, quello sporco, cattivo quanto basta e con la melodia al posto giusto non morirà mai e quest’oggi ce lo dimostrano i Killer Klown, band torinese attiva con vari cambi di formazione fin dal 1994 e con una esperienza live notevole.

Crappy Circus è il loro ultimo album che giunge dopo ben sette anni dall’ottimo Born To Rock!

Un album che trasuda punk anni ’70, garage anni ’60 il tutto condito da un Rock’n’Roll sudicio, stradaiolo, bastardo ed irriverente al punto giusto. Non manca però la componente melodia, sempre presente in tutte le dieci tracce del disco.
L’organo è, insieme alla voce sofferta e piena di vizi, uno dei protagonisti dell’album. Un circo di periferia (ascoltate l’introduzione di Circus che apre l’album) pieno di quegli eccessi che rendono pericolosa ma al tempo stesso stimolante la vita.
Tutti i brani meritano, nessuna caduta di tensione, da ascoltare e vivere follemente fino all’ultima track.
Se volete ascoltare qualcosa di deviante ma veramente autentico dove i Rolling Stones degli esordi vanno a braccetto con gli Stooges, Tom Waits, le New York Dolls e tutta la scena punk dei ’70 allora questo è il disco che fa per voi.

Un merito anche ad Area Pirata Records per aver creduto in questo nuovo progetto dei Killer Known.

Maurizio Galli- musicalmind 17/07/2019

Dopo due chitarristi cambiati, anche se prima si erano avvicendati altri musicisti, i Killer Klown pubblicano il loro nuovo album “Crappy circus“. I torinesi, in giro dal 1994, mantengono salda la loro vena punk-irriverente, per cui Rev. Jungle ogni tanto si lascia andare al canto sguaiato che tanto evoca i Sex Pistols. Tuttavia il disco non è derivativo, si tratta più che altro di un lavoro punk-stomp-beat, eccitante e in perenne movimento. Mai rallentamenti piuttosto accelerazioni che si tratti del beat-punk circolare di “Drowing” o del rock-blues, anch’esso venato di beat con l’organo di She-Hellcat, di “Big black cat” brano che in qualche modo fa il paio con “Circus”, traccia intrisa di quel proto-punk che deve ancora molto alle dodici battute seppure lette come piaceva a Malcom McLaren. Con “Do the Scooby-Doo” il quintetto piemontese si lascia andare ad un irresistibile stomp-blues che fa sentire un’enorme mancanza dei Cramps mentre omaggiano la prima batterista donna della storia del rock con “Moe Tucker (trombone player)” che è una corsa contro il tempo hard-blues dei primissimi anni ’60, periodo omaggiato anche nella psichedelica “Hungry dog drama”. È rock’n’roll allo stato più puro quello dei KK! Prendere o lasciare!

Vittorio Lanutti – Freak Out 23/07/2018

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