The Celibate Rifles Roman Beach Party

LP
Maggio 2018
Tiratura: 600 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

15.00

295 disponibili

The Celibate Rifles Roman Beach Party

(«Roman Beach Party», the fourth Celibate Rifles album, is an Aussie-rock classic and one of the band’s finest moments. It confirms the band’s sound and style: fast and aggressive rock’n’roll that, suddenly, can bring listeners into open spaces towards more meditated numbers.

After been out of print for many years, «Roman Beach Party» is now back in a deluxe edition: audiophile 180 grams vinyl in a beautiful gatefold sleeve that includes brand new liner notes and an exclusive interview with Kent Steedman and Damien Lovelock by Italian rock journalist Roberto Calabrò, plus memorabilia and unseen photos.
Download code included)«Roman Beach Party», il quarto album dei Celibate Rifles, è un classico del Rock Australiano ed uno dei migliori momenti della band. Conferma il suono e lo stile del combo: un R’n’R veloce e aggressivo, che a volta ci accompagna anche verso lidi più meditativi ed eterei.

Dopo essere stato fuori catalogo per anni, «Roman Beach Party» viene ora ristampato in una veste lussuosa: vinile 180 grammi e copertina apribile con note e un’intervista a esclusiva a Kent Steedman e a Damien Lovelock da parte del giornalista rock Roberto Calabrò, infine memorabilia e foto mai viste.
Coupon digitale incluso.

TRACKLIST:

Side A
1- Jesus On T.V. 2:13
2- The More Things Change 3:13
3- Downtown 3:07
4- Ocean Shore 7:02
5- Circle Sun 2:10

Side B
1- A Word About Jones 2:27
2- Strange Day, Strange Nights 3:09
3- (It’s Such A) Wonderful Life 3:34
4- I Still See You 2:11
5- Invisible Man 2:45
6- Frank Hyde (Slight Return) 3:23

Consigliato:

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Recensioni:

Il 10 Luglio del 1987 i Celibate Rifles affrontano un festoso concerto sulla spiaggia di Capocotta, la stessa del famoso e controverso caso Montesi. È una delle esibizioni migliori della band, a detta dei musicisti e del pubblico che assistette a quello spettacolo. A quei ricordi è affidato il titolo del quarto album, registrato proprio mentre il gruppo è nel pieno del tour europeo, ad un passo da Amsterdam. Il suono di Roman Beach Party è sempre “ferroso” punk imbastardito con l’hard rock, finendo a volte per suonare quasi come un preludio alle alchimie grunge che sono lì da venire (come nella lunga e mesmerica Ocean Shore o nelle tirate Downtown e Invisible Man che percorrono strade analoghe a quelle tentate dai Miracle Workers nello stesso periodo).

Durante le date americane il gruppo ha dovuto fare pit-stop per cambiare in corsa la sezione ritmica, che viene confermata anche in studio. Ma sono ovviamente le chitarre, fra cui debutta la Stratocaster di Steedman, a fare il lavoro sporco, ad illuminare pezzi come Jesus on TV o la mia preferita I Still See You e a confermare i Rifles come una delle migliori band australiane del dopo-Birdman.

La ristampa di Roman Beach Party arriva a ridosso del nuovo disco live della band, intitolato Meeting the Mexicans e ovviamente passato inosservato a molti.

E arriva grazie ad una etichetta italiana al 100%.

Di questi tempi, è una delle cose che ci possono rendere orgogliosi di sventolare questa bandiera.

Lys Di Mauro 16/05/2018

 

 

I Celibate Rifles si sono formati a Sydney nel 1979, durante le scuole superiori, ma le cose hanno iniziato a prendere una piega seria un paio d’anni dopo con l’ingresso del chitarrista Dave Morris e soprattutto del cantante Damien Lovelock, l’unico a rispondere all’annuncio della band. Damo era un rugbista professionista, surfista e calciatore: non a caso poi si è dedicato a insegnare yoga e a commentare lo sport in TV. Aveva una decina d’anni più degli altri – e questa è solo la prima analogia con Rob Tyner e gli MC5 – ciononostante l’intesa con il lungocrinito chitarrista Kent Steedman e compagni sarà tanto immediata quanto efficace. Una combinazione perfetta di fragole adolescenziali, punk r’n’r urbano a volumi esplosivi e testi più maturi della media, finanche politici, come ha fatto notare David Frícke di Rolling Storse. Un esempio su tutti è Thank You America, dal secondo album del 1984, che riprende il testo di una poesia pacifista di Ferlinghetti.

Nel 1986 i Rifles hanno già dato alle stampe tre album apprezzati da critica e pubblico, che vedono in loro la continuazione dell’aussie rock furibondo di Saints e Radio Birdman. Nella primavera del 1987, in una pausa del tour mondiale, entrano in studio per registrare il quarto album con una nuova sezione ritmica. Memori del travolgente concerto del 14 luglio sulla spiaggia di Torvaianica, decidono di intitolarlo Roman Beach Party. Nel retrocopertina campeggia la scritta ‘no keyboards used on this record’ che la dice lunga su conia la pensano gli australiani. L’album è una delle vette più alte raggiunte dalla band che passa come nulla fosse dal punk sonico di ‘Jesus On TV’, pezzo sugli ingannevoli predicatori catodici, alla psichedelia al fosforo di ‘Ocean Short’: una lunga litania nata durante i primi, roventi giorni del tour del 1987.

A 31 anni dalla sua pubblicazione il long playing viene ristampato per la prima volta su vinile (18o grammi) in una strepitosa edizione gatefold che contiene le note e una doppia intervista a Kent e Damien di Roberto Calabrò, uno dei massimi esperti italiani di Oz Rock. Damien racconta che quello fu un anno straordinario con il gruppo sempre in tour tra Australia, USA, Regno Unito, Europa e che ‘Roman Beach Party’ rappresentò l’inizio di una nuova fase della band. Kent, co-produttore dell’album, ricorda invece quanto fosse grande, professionale e attrezzato lo studio di registrazione in Olanda dove, tra le altre cose, erano stati registrati tutti gli album de I Puffi. Per la cronaca il party romano avrà un seguito. E’ del 1989 il primo 12″ degli Yage, il piccolo gruppo di culto che Kent Steedman ha messo su assieme ai romanissimi fratelli Pasquini degli A-10. Ma questa è un’altra storia…

Voto 83/100
Manuel Graziani – Rumore #318-319 – 07-08_2018

 

L’Australia è sempre stata una terra fertile per il rock’n’roll. E non parlo solo di gruppi blasonati come gli AC/DC (che a me, detto francamente, non fanno manco impazzire). Mi riferisco a una messe di band incredibili come Saints, Radio Birdman (comprese tutte le loro emanazioni, dai New Christs ai Visitors) e all’incredibile scena degli Sharpies. Insomma quando un gruppo rock arriva dalla terra dei canguri, solitamente, c’è parecchio da godere. E anche i Celibate Rifles non fanno eccezione. Magari sono meno blasonati dei loro già citati contemporanei Saints e Radio Birdman, ma comunque restano uno vero e proprio punto di riferimento per la scena figlia del punk che si è sviluppata negli anni Ottanta in Australia. “Roman beach party”, loro quarto album fuori catalogo da tempo e ristampato dai ragazzi di Area Pirata con tanto di note e intervista esclusiva a Kent Steedam e Damien Loverick a cura dell’ottimo Roberto Calabrò – che conosce a fondo la materia e ha scritto un libro capitale come “Eighties Colours” – suona fresco e ruspante come se fosse stato inciso oggi. Lunghe schitarrate rock, quasi desertiche, si alternano a pezzi adrenalinici figli del punk 77. Perché il bello dei Celibate Rifles è che appena pensi di averli inquadrati estraggono fuori dal cilindro un pezzo come “Ocean shore”: indolente, velenoso e tribale come “Dirt” degli Stooges. “Strange days, strange nights” è invece un brano punk costruito su un riff minimale che non ti si stacca dal cervello, mentre l’apertura del disco (questa ristampa è un lussuoso vinile 180 grammi con copertina apribile) è affidata all’assalto di “Jesus on tv”, puro rock australiano deviato. E se “(It’s such a) wonderfull life” ha un ritornello melodico piuttosto immediato e una strofa alla Sex Pistols, il finale strumentale affidato a “Frank Hyde (Slight return)” riesce a ipnotizzarti dal primo all’ultimo minuto. “Roman beach party” è uno di quei dischi perduti, che per troppo tempo sono rimasti un piccolo culto per una manciata di appassionati. Se i giovani punk degli anni dieci (sempre che esistano) vogliono trovare le radici di ciò che ascoltano si procurino questo disco stellare e lo sentano fino alla nausea, come se fossimo nel 1987.

Diego Curcio – Hello Bastards blog 07/06/2018

 

Se sei uscito vivo dagli anni 80 non puoi non ricordare un album strabiliante come”Roman Beach Party” dei Celibate Rifles.
Uno di quegli ascolti che ti cambiava la giornata, la vita, e contemporaneamente ti devastava la stanza nei pomeriggi agitati del dopo scuola.
Questo quarto lavoro in studio esordisce sugli scaffali nel 1987 (cercatevi l’aneddoto bislacco che gli regala il titolo) e catapulta la band di Sidney nell’empireo musicale alternativo, insieme a Radio Birdman, Saints, Cosmic Psychos, Eastern Dark e sparuti altri devoti ai fondamentali di MC5 e Stooges.
Undici tracce di qualità immensa, ponte ideale tra passato e futuro della scena rock and roll/garage australiana, e che da lì a poco lasceranno segni indelebili anche in giro per il mondo grazie ai chitarrismi spietati del duo Steedman/Morris e alla voce stralunata di Damien Lovelock, davvero una spanna sopra nelle esibizioni dal vivo.
Undici bombe atomiche che marchieranno a fuoco e in maniera inequivocabile il sound dei Celibate Rifles per gli anni a venire e il resto, come si dice, è Storia!
Ci vorrebbe poi una standing ovation per i kids di Area Pirata e per il certosino lavoro di divulgazione musicale a cui questa prestigiosa ristampa non si sottrae, nutrendo in realtà la (sana) ambizione di diventare il fiore all’occhiello nel catalogo della label pisana.
L’edizione di “Roman Beach Party” è lussuosa e davvero ben fatta: tiratura limitata a 600 copie in vinile pesante, copertina gatefold, foto ed interviste esclusive, coupon per il download digitale incluso, e tutto il pack ad un prezzo assolutamente popolare se paragonato a stampe originali in condizioni ottimali.
Quindi fatevi un favore e prenotate subito una copia di “Roman Beach Party” sul sito di Area Pirata.
Se è vero che il Rock And Roll salva la vita allora questa ristampa vi renderà immortali!

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 13/06/2018

 

Che bomba! Che bellezza, dopo averli visti più volte tanti anni fa, me li ricordo ancora come una fiammata d’energia pulita, positiva, come spesso le bands provenienti da quella zona (Australia) erano, a me particolarmente entusiasmavano Listick Killers, Trilobites, Painter & Dockers ecc… questo disco già lo sapevo a mente, ora poi questa perla ristampata!. Già dall’open Jesus on Tv ti partono le gambe e l’adrenalina sale…con la seguente The More Things Change tanta roba veramente un Punkandroll di livello altissimo! Brividi! Una ristampa di un disco stratosferico! E quindi Downtown e Ocean Shore…Circle Sun per staccare un po’ la spina e poi A World about Jones, poi Strange Days, Strange Nights… ragazzi non calano di un millimetro… e poi (It’s Such A) Wonderful Life che mi tronca in due…e poi non vi dico altro, ringraziate Tiziano di Area Pirata di esistere ogni volta che togliete il vinile e lo mettete sul piatto, il resto sono chiacchiere, la band è straripante, il disco anche se storico merita sempre un ascolto approfondito, positività rock!

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 20/06/2018

 

Corre l’anno 1987, una band di scalmanati australiani riesce a suonare in un locale vicino Ostia e fa uscire un disco incendiario, omaggiando proprio quel tour (anche) italiano…

Roman Beach Party era una prova scarna, solo chitarre, basso e batteria, niente tastiere appunto…esplosiva e suonata con la giusta e necessaria tensione, nella quale i cinque musicisti ci davano dato dentro senza farsi troppi problemi: una registrazione cazzutissima, corrispondente al quarto lavoro dei Celibate Rifles, poi persosi nei meandri della enorme storia ufficiale del rock; in realtà a tutt’oggi i tipi sono ancora attivi. La toscana Area Pirata si è presa la briga di disseppellire quest’uscita dandole nuova veste, con note e intervista a un paio di loro a cura dell’esperto Roberto Calabrò. In definitiva potrei chiudere qui la recensione, consigliandovi il disco e basta. Ma sarebbe ingiusto nei confront dei Celibate Rifles far passare sotto silenzio lo smisurato amore per il punk rock più arcigno, basta lasciarsi trascinare dall’anfetaminica prova di “Invisible Man” o dal blues sguaiato della lenta e ieratica “Ocean Shore”, che possiede quell’andamento hard quasi a metà tra Soundgarden e Screaming Trees, dal pop contaminato tipico dei B’52s di “(It’s Such A) Wonderful Life”, fino alle nirvanate ante litteram di “Downtown”. Credo non serva aggiungere altro, questo è un album che va ascoltato senza indugio e ovviamente a volume spropositato.

Maurizio Inchingoli – The New Noise 31/10/2018

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