The 16 Eyes Look!

LP
Giugno 2018
Tiratura: 300 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

15.00

150 disponibili

The 16 Eyes Look!

(Introducing The 16 Eyes straight from the Arizona desert with EYES from all over!

The 16 Eyes are new group comprised of garage veterans, blasting the most powerful garage sounds since the 60’s. Keep all of your Eyes and ears open!
Forged in the garage /punk/ psych/ mod scenes of New York,Philadelphia, Seattle and Cincinnati, these Phoenix residents bring their experience to the table, abd to your turntable !!!
If you like bombastic drums, fuzzy guitars, pinball bouncing bass lines and songs that will stick in your head, this band is for you. Drop the needle, PLAY IT LOUD and hold to your ears!!!)Siamo lieti di presentarvi l’esordio dei 16EYES, direttamente dal deserto dell’Arizona

I 16 Eyes sono un gruppo composto da veterani del garage, legati ai suoni più potenti degli anni ’60.
Forgiati nelle scene garage / punk / psych / mod di New York, Filadelfia, Seattle e Cincinnati, la loro base ora è Phoenix e giocano da subito a carte scoperte
Se amate una batteria a mille, chitarre fuzzy e linee di basso come palline da flipper impazzite, questa band fa per voi. Brani che si appiccicano in testa, da suonare a tutto volume !!!

I 16EYES sono:
Orin Portnoy – Bass and Vocals
Orin è nato col Garage. Ha suonato con The Outta Place, The Optic Nerve, The Primeval Unknown, The Automatic Erasers, Odds & Sods e The Lone Wolves.
Originario di New York City, Orin AMA la Pizza.

Frank Labor – Guitar and Vocals
Frank full of energy. Ha suonato con The Tickets, Labor Party, Battered Suitcases, Jeff Dahl Band e 8Five Kalidocolor.
Originario della Pennsylvania

Steve Ostrov – Guitar and Vocals
Steve è allergico alle magliette non a righe. Ha suonato con Doc & The Pods, The Cybermen e The Freaks of Nature.
Originario dell’Ohio, a Steve piacciono i cani ma non ne ha mai posseduto uno.

Ward Reeder – Batteria
Ward Big Bang , Ward ha suonato con i The Primate 5, Sinister Six, Automatic Erasers, Odds & Sods e The Glory Holes.
Da Seattle, a Ward piace farlo forte e veloce.

Consigliato:

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Recensioni:

Se non sapete chi sia Orin Portnoy avete sbagliato tutto: disco, recensione e anche vita.

In ogni caso non sarò io a spiegarvelo.

Oggi, Orin è il basso che sentire venir giù come da un disco dei Q65 dentro questo album qui. Che è il mio disco dell’Estate e con molta probabilità anche uno di quelli delle prossime stagioni. Loro sono in quattro e hanno 16 occhi. E manco ci interessa sapere perché. Quello che ci interessa è che abbiano messo su un lavoro come Look, un lungo budello di bisonte dentro cui vengono pressati garage-punk ed esplosivo beat alla Who/Birds. Ricordano vagamente gli Event, meteora mod della San Diego degli anni Ottanta, ma il loro suono è più forsennato e sciolto, meno composto. Definitivamente più spietato.

L’album nel suo insieme è uno scrigno di piccole meraviglie. Stupid Little Girl, Don’t You Know, Leavin’ Here, Know Know, Gotta Go-Go, Dead Blow Hammer, Bad Old Days, Anyway, Your Advice. A voi scegliere quale indossare per prima.

Tanto, se masticate di questa roba, vi staranno bene tutte. Davvero.

Non necessita neppure abbiate uno specchio.

Fidatevi del mio istinto e del vostro impeto.

Lys Di Mauro 01/07/2018

The 16 Eyes sono una superband formata da veterani del garage punk americano, provenienti da diverse città degli USA, ma oggi stabiliti a Phoenix in Arizona. Orin Portnoy al basso, già con Outta Place e Optic Nerve, è l’elemento più famoso, ma i suoi compari, Frank Labor, Steve Ostrov e Ward Reeder hanno comunque un curriculum di tutto rispetto. La scuola e l’esperienza si sentono, per l’energia che sprigionano e per la capacità di scrivere brani semplici ed immediate. Da segnalare l’intrigante ‘Stupid Little Girl’, l’energetica ‘Gotta Go Go’, la superfuzz ‘Bad Old Days’ e, degna di nota per l’originalità del testo, ‘Zip Code,. canzone dedicata ai codici postali. BEATIFUL LOSERS.

Gianni Tarello – Rockerilla #455-456 – 07-08_2018

 

Il garage che oggi va per la maggiore è una musica violenta e primitiva, con melodie taglienti suonate a tutta velocità. Ma se andiamo a recuperare le radici anni sessanta di questo “non genere” e cioè i gruppi americani che provavano nelle cantine o, appunto, nei garage di famiglia tentando – inutilmente – di copiare Beatles e Rolling Stones e le cui gesta sono state raccolte nell’imprescindibile raccolta Nuggets, allora le coordinate sonore risultano un po’ diverse rispetto a quanto descritto poco fa. Quello che fra il ’65 e il ’69 veniva banalmente definito garage rock (e poi punk), infatti, non era altro che il tentativo, ingenuo e splendido, di una massa di ragazzini della media borghesia a stelle e strisce di uscire dalla mediocrità della loro vita di provincia attraverso il rock’n’roll. Una miscela carica di ritmo, intrisa di psichdelia e frutto dell’utilizzo sistematico di droghe (erba e acidi, soprattutto). Oggi, però, che la musica è cambiata e anche le droghe non sono più quelle di una volta, si fa sempre più fatica a imbattersi in un impasto sonoro di quel genere. Così quando ho messo su “Look”, il primo disco dei 16 Eyes appena uscito per Area Pirata, è stato come fare un tuffo nei miei vent’anni: il periodo in cui avevo scoperto, con qualche decennio di ritardo, i gruppi di Nuggets, andando letteralmente fuori di testa per la psichdelia e il garage-punk americano delle origini. D’altra parte questi quattro “giovanotti” – una sorta di super gruppo, visto che parliamo di veterani della scena come Orin Portnoy, Frank Labor, Steve Ostrov e Ward Reeder – vengono dell’Arizona, regione desertica piuttosto fertile per questo tipo di sonorità. “Look”, le cui tracce sono state impresse in un sontuoso lp stampato in 300 copie, è un disco davvero irresistibile, che alterna pezzi di rock’n’roll vorticoso (“Know know”, “Leaving here” e “Shot in the dark”) a brani più lenti e dilatati, vicini a certo rock australiano anni settanta (“Stupid little girl” e l’ipnotica “‘Float”). Anzi il bello di questo disco sono proprio le canzoni: 14 brani fiammeggianti, senza alcun riempitivo.

Diego Curcio – Hello Bastards blog 11/07/2018

Qualcuno tra i lettori più attenti alle vicende del garage anni Ottanta ricorderà il nome di Orin Portnoy, un’autentica leggenda con Outta Place, Optic Nerve e Lone Wolves, che ora ritorna in pista circondato da altri tre brutti ceffi per riecheggiare i “Bad Old Days”, come afferma apertamente il secondo titolo nella scaletta di “Look“, album di debutto della formazione a stelle e strisce. Da uno col pedigree di Portnoy si sa cosa attendersi e però mai avremmo detto che i quattordici brani in programma potessero essere talmente eccitanti. Sì, perché i 16 Eyes non fanno prigionieri, suonano garage-punk con una forte impronta beat per il solo piacere di vibrare e farci vibrare al suono di una musica immortale a cui la definizione di “passatista” fa un baffo. Hanno l’attitudine giusta i quattro di stanza a Phoenix, conoscono a menadito la materia e la declinano con forza comunicativa passando da classiconi come “Leaving Here” a brani dal tiro mod come “Zip Code“, da episodi freakbeat (“Stupid Little Girl”) a pezzi dalle evidenti influenze psych (“Float”) fino agli immancabili garage-killer, deraglianti e ultrafuzzati (“Your Advice“, “Know Know”). C’è tutto un mondo in questi solchi, da scoprire e ballare. Non mancate di farlo vostro.

Roberto Calabrò – Freak Out 17/10/2018

Ecco un altro album super solare da portarsi in spiaggia per far festa con gli amici.
“Look” è l’esordio firmato dai The 16 Eyes, domiciliati a Phoenix ma nomadi a stelle e strisce nell’animo, sorta di supergruppo capitanato dal leggendario Orin Portnoy già bassista con Optic Nerve e Outta Place. Insomma un personaggio che di sound malati e storti in ambito rock se ne intende e parecchio.
Le 14 tracce (per quasi 40 minuti di buona fattura) suonate dal quartetto spaziano agili tra Garage Punk, Mod, Beat e Psych accodandosi di diritto alla discografia dei classici del Revival Sixties anni 80.
Lì ad una incollatura buona da pesi massimi come Lyres, Fuzztones, Miracle Workers, Chesterfield Kings, Plan 9 senza risultare ridondanti nel loro percorso spazio/temporale/emozionale, solo un pò “ruffiani” a volte nello sfiorare i tasti giusti per farci bagnare come al liceo.
Certo ci vuole coraggio a produrre musica così nel 2018 (periodo non certo prodigo verso queste sonorità) e dedizione profonda mixata a capacità compositive acclarate, senza dimenticare le manate a go go di sana follia, il plus vincente per creare un gioiello “minore” come questo “Look”.
Dove ogni tassello, ogni pausa, ogni ripartenza è asservita alele auree atmosfere soniche così da incenerire ogni dancefloor e far sanguinare i piedi nelle notti senza luna.
“Anyway”, “Brand New Girl”, “Leaving Here”, “Shot In The Dark”, “Stupid Little Girl” e “Gotta Go-Go” sono il paradigma perfetto alla bisogna, non serve altro per far scattare il sacro fuoco a ripetizione serrata.
Brava tutti i kids di Area Privata per questa pregiata uscita estiva (la versione in vinile pesante è limitata a 300 pezzi) e bravi The 16 Eyes a non mollare un cazzo…

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 27/07/2018

 

Proveniente dall’Arizona, con alle spalle un cv di tutto rispetto, dato che i membri del gruppo sono veterani del garage, legati ai suoni più potenti degli anni ’60, questo quartetto non si risparmia nel proporre quattordici brani ben assestati e tirati. Queste tracce, infatti, sono tutte dirette, essenziali e strutturate su una base power pop, su cui il quartetto innesta varie sonorità più o meno garage-beat.
Se Deadblow hammer è spezzata con incursioni punk, con Leaving here l’irruenza punk è più decisiva, tanto quanto in Gotta go go. Omaggi agli Who degli esordi sono le irresistibili Shot e Ride e affascina Brand new girl, soprattutto chi è rimasto folgorato dal garage blues-lo-fi degli anni ’90. C’è spazio anche per qualche reminiscenza psichedelica, rigorosamente classica, nel rock di Float e nell’uno-due iniziale il quartetto si sfoga con il garage beat più classico e proprio dei sixties.
Disco vintage, ma non derivativo, per cui consigliatissimo agli amanti del genere.

Vittorio Lanutti – Kathodik webzine 16/11/2018

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