Le Muffe Down Down Down

LP
Febbraio 2022
Tiratura: 300 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

15.00

5 disponibili

Le Muffe Down Down Down

(Five years after their previous album, the furious and iconoclastic energy of Le Muffe is finally back! Since 2011 the powerful Italian trio has been playing a highly inflammable mix of garage, beat and punk)A 5 anni di distanza dal loro ultimo album ecco finalmente ritornare l’energia furiosa ed iconoclasta de Le Muffe, l’esuberante ed originale trio che dal 2011 propone una miscela altamente nociva ed infiammabile di garage, beat e punk!

La nuova fatica della band vede la luce sotto il titolo “Down, Down, Down”, terzo LP ufficiale che ripropone e conferma, nei 10 nuovi brani che lo compongono, gli elementi essenziali che caratterizzano il particolare sound de Le Muffe, primo fra tutti un background musicale subito riconoscibile ma allo stesso tempo così atipico e poco consueto, che tende a sfuggire ai cliché ed alle regole di genere per cercare sempre invece una propria via fortemente personale ed originale all’interno del panorama garage, beat e punk!

A questo si aggiunga la totale assenza della chitarra, il ruolo centrale dell’onnipresente acidissimo organo, il basso pulsante e nervoso, la batteria martellante ed aggressiva, il tutto a supportare liriche non convenzionali autoironiche e socialmente pungenti, declamate in italiano e non solo dal caratteristico timbro vocale cavernoso e profondo di Ol Pjpa!-

Consigliato:

HAI SENTITO IL DISCO?

Recensioni:

Le Muffe, appaiono sulle “pagine” di Cagnara Fanzine per la prima volta il 29 Dicembre del 2014 con un intervista in occasione dell’uscita del disco ”Penna, Tornio e Salame” (Area Pirata).
Riprendiamo nuovamente la definizione di allora “Le Muffe. Un gruppo di Bergamo, non facilmente etichettabile, grezzo, storto e con un disco appena uscito…” per incontrare nuovamente Gianluca Ol Pjpa Daghetti (Organo, Piano, Synth, Armonica, Kazoo e Voce) che ci fa il punto sul gruppo e sulle nuove uscite discografiche…
Tornando alla band, dopo un paio d’anni in cui abbiamo suonato in due: io e Bert (il batterista), in seguito al forzato abbandono del gruppo da parte del bassista che si è trasferito, ironia della sorte, nell’odiosa Milano (vedi il nostro pezzo “Milano non è mai casa mia”), è entrato come nuovo bassista Sick Boy!!! A marzo 2020 le registrazioni del nostro nuovo LP erano quasi concluse e ci ha pensato il Covid a fermarci. Dovrei dire molte cose a questo proposito, forse troppe, anche perché Bergamo è realmente una città martire e la mia Valle (quella delle tristemente note Nembro e Alzano Lombardo) è stata realmente falcidiata dal virus. Ricordo ancora con sgomento quei giorni in cui mi recavo al lavoro ad Alzano e le strade erano a dir poco spettrali : deserte e silenziose , con quella calma irreale rotta solo dalle sirene delle ambulanze e dalle campane a morto.
Ma, nonostante tutto quell’orrore non ci siamo persi d’animo: non appena c’è stata la possibilità abbiamo ripreso le fila del nostro disco interrotto e “Down, Down, Down” è stato finalmente ultimato. Ovviamente, di comune accordo con l’etichetta che da sempre ci produce e ci supporta l’insostituibile Area Pirata Records di Pisa, che colgo l’occasione per ringraziare tantissimo nelle persone di Tiziano Rimonti e Jacopo Giannetti, abbiamo deciso di posticipare l’uscita del disco che, com’è implicito, non si sarebbe potuto suonare in giro. Nel frattempo, in questa forzata attesa si sono rinsaldate vecchie collaborazioni: è il caso di Party Tonite (label imperiese che già aveva prodotto, insieme ad Area Pirata, il nostro secondo album “Fuoco e Fiamme”) e di T.AC. Records (etichetta lecchese, che nella persona di Daniele Ridolfi in passato contribuì, insieme all’immancabile Area Pirata, all’uscita dell’album della mia prima band: I Vermi) e create nuove sinergie: è il caso di Tumulto (realtà bergamasca da anni attiva nell’organizzazione di concerti ed eventi che ha ora iniziato a cimentarsi sia nell’editoria che nelle produzioni musicali) e di Pigmé Records, label francese con un catalogo di produzioni garage, punk, rock’n’roll e surf di tutto rispetto. Queste cinque realtà si sono quindi prodigate affinché la nostra creatura vedesse la luce ed io non posso che esserne orgoglioso, in un momento così difficile dove tutto è fermo e l’ambito artistico totalmente penalizzato!!!
L’uscita ufficiale di “Down, Down, Down”(album in vinile con all’interno il coupon per il digital download) , che sarà il 14 febbraio 2022 , è stata in un certo senso anticipata da un paio di video di canzoni che lo compongono: “Ragazzo Beat” e “Boogside” in parte girato, durante i miei soggiorni a Derry, nell’omonimo quartiere dove ci fu il massacro del Bloody Sunday. A breve, insieme al disco, uscirà un terzo video di un pezzo in francese “Monde de merde”. La collaborazione con Pigmé Records non si è fermata qui e ci vede orgogliosamente presenti con la nostra “Giungla d’asfalto” in una stupenda compilation internazionale (“Bomb your brain”), da essa prodotta, insieme a band da tutto il mondo quali: LES LULLIES (FR), PAINT FUMES (USA), TOMMY AND THE COMMIES (CAN), THE SEX ORGANS (CH), THE CAVEMAN (NZ), THE COURETTES (DK), THEE GUNLOCKS (FR) e poi altre dal Messico, dall’Indonesia, ecc.
Si tratta di un vinile in edizione limitata (500 copie) con la partecipazione di ben 14 band garage attuali (cioè gruppi attivi e che vanno ancora in giro a suonare) e con Le Muffe in veste di unica band italiana!!! Uscita prevista per metà marzo…
Grazie a Gianluca Ol Pjpa Daghetti, per la sua grande forza di carattere, per la collaborazione e per la musica delle Muffe …

Cagnara ‘zine 16/02/2022


Le Muffe vengono da Bergamo e suonano un qualcosa che sembra essere il punto di incontro tra la musica beat degli anni 60 (di cui la città orobica rappresentava una piccola capitale nostrana), e la musica hardcore violenta ed impegnata degli anni 80.

Il risultato è un garage-beat molto duro e carognesco ricco di accelerazioni e cambi di ritmo (provate “Bogside“) che a tratti sfiora l’HC (ascoltatevi il giro di basso di “SUV” e poi fatemi sapere).

Questo è il loro terzo album, che arriva a cinque anni dal precedente “Fuoco e Fiamme“.

Praticamente nessuna chitarra, ma organo Farfisa a manetta e basso e batteria a costituire una base ritmica aggressiva, uniti a testi a volte demenziali, a volte impegnati, ma mai banali, quasi sempre in Italiano ma con incursioni in Inglese e Francese (“Monde de merde“).

Anche qua a farla da padrona, oltre alla furia spavalda e niente affatto omologata che circonda il trio, c’è sicuramente l’imprevedibilità e l’estrema peculiarità di ciascuno dei dieci pezzi.

Provate a confrontare “SUV” con “Ragazzo Beat” o con “Giungla d’Asfalto” e ditemi cosa ci trovate in comune se non la stessa furiosa voglia di provocare suonando un garage beat caustico.

Non ho mai avuto l’opportunità di vederli dal vivo, ma mi sentirei di scommettere che questi tre su un palco spaccano davvero!!!!

Voto: 3/5

Riki Signorini – Ribelli a Vita Blog 26/06/2022

A cinque anni dall’ultimo studio album, “Fuoco e Fiamme“, torna la furia iconoclasta de Le Muffe, esuberante trio garage-beat bergamasco fondato nel 2011 e capitanato dal carismatico frontman polistrumentista Gianluca “Ol Pjpa” Daghetti, in un ormai rodato terzetto completato da “Sick Boy” Luca Togni al basso/cori e da Alberto Capoferri aka “Bert” alla batteria e cori.

Anticipata dai singoli “Ragazzo Beat” e “Bogside”, la nuova fatica della band orobica si intitola “Down Down Down” e si tratta del terzo Lp ufficiale che ripropone e conferma, nei dieci nuovi brani che lo compongono, gli elementi essenziali che caratterizzano da sempre il sound delle Muffe: il ruolo centrale dell’onnipresente organo, un background musicale riconoscibile e granitico (fondato su una sezione ritmica martellante e aggressiva e sulla quasi totale assenza delle chitarre, fenomeno abbastanza atipico per una rock ‘n’ roll band) ma allo stesso tempo aperto a varie sfaccettature; una sezione testi mai scontata né banale, basata su liriche sia autoironiche, sia socialmente pungenti (declamate prevalentemente in italiano, senza disdegnare incursioni nelle lingue inglese e francese, dal caratteristico timbro vocale cavernoso e profondo di “Ol Pjpa”) che si discostano dai cliché del genere per tracciare un percorso originale e inseguire una propria personale via all’interno dell’affollato panorama garage/beat/punk italiano ed europeo.

Il disco viene pubblicato il 14 febbraio grazie a una sinergia internazionale tra la label pisana Area Pirata, l’imperiese Party Tonite, la lecchese T.A.C. Records, la bergamasca Tumulto concerti e la francese Pigmé Records.

Volendo riassumere la “filosofia” musicale delle Muffe in estrema sintesi, la si potrebbe definire: Pensiero e Azione. E proprio all’insegna del secondo elemento di questa formula vagamente mazziniana si apre la (simbolica) chiamata alle armi lanciata dall’organo acido e irrequieto del brano apripista del disco, “Giunga d’Asfalto“, irresistibile uptempo (prossimamente presente anche su “Bomb Your Brain vol.1”, compilation sul garage punk mondiale in uscita a marzo sulla label transalpina Pigmé Records) che si regge su un ritmo indemoniato. In questo caso non ci sono di mezzo “Risorgimenti” né Paesi da unificare, ma è comunque un brano ultraenergico e scuoticulo che ti fa venire voglia di inforcare di nuovo giacche e/o chiodi di pelle infilzati dalle spille da balia e le vecchie doctor Martens usurate e scolorite riposte da lustri su qualche mensola, per scendere ancora in pista a combattere contro il piattume conformista quotidiano che ci circonda, e per tenere in vita l’attitudine e lo spirito barricadiero del rock ‘n’ roll.

Detto di “Bogside“, uno dei due singoli estratti, contrassegnata da un andamento più cadenzato (ma che a metà brano deflagra in una sfrenata cavalcata batteria/basso/organo, prima di rientrare nei ranghi) brano ambientato in (Nord) Irlanda e che decanta le lodi della “vita da pub”, si passa per la breve e concisa “Andy Smith“, cantata in inglese, nome e cognome molto diffuso nel mondo anglosassone (un corrispettivo delle nostre “famiglia Bianchi” e “il signor Mario Rossi” esempio sui libri scolastici) a simboleggiare l’uomo qualunque, poi si arriva all’altro singolo, uno dei pezzi forti del long playing, “Ragazzo Beat“, il cui riff portante di Gianluca all’organo ricorda (felicemente) l’attacco di “It’s about time” delle Pandoras, mentre il testo racconta lo stile di vita del “mondo beat”, tramandato dagli anni Cinquanta a oggi, basato sul principio cardine della Libertà (di essere, di agire, di amare, di interpretare il mondo e di scegliere come vivere la propria vita in maniera autonoma, senza costrizioni né imposizioni dettate dalla società borghese dei consumi e dalle leggi dei “mercati” che oggi dominano e decidono dei destini del mondo intero) e del raggiungimento di essa a ogni costo, pena l’affrancarsi dalle convenzioni e dalle regole dell’ordine costituito di una vita “normale” alle quali tutti sembrano dover adeguarsi prima o poi (lavoro, soldi, stabilità economica, casa, chiesa, famiglia) ai quali il vecchio/giovane “beat” si ribella per inseguire il proprio sogno di una vita fuori dagli schemi, che vuole fare a meno del denaro (cioè l’unica vera divinità riconosciuta e venerata oggi dal “primo mondo” industrializzato, e unico “valore” odierno su cui l’orco capitalista calcola il tenore di vita di ogni essere umano, mercificando ogni aspetto del vivere in comunità e dell’esistenza degli individui) senza fissa dimora (ma col Mondo intero come unica patria e casa universale) senza impegni a lungo termine, sempre all’avventura in giro per il globo per scoprire nuove realtà e affermare la propria indipendenza dai beni materiali.

Chiude il lato A l’ironia acida di “Rockstar“, che prende di mira diversi malcostumi della società di oggi, malata e popolata di gente vanesia e arrivista che pensa solo a come fare quanti più soldi possibili e a raggiungere il successo e la notorietà mediatica (anche quella effimera da reality show e da social network, tra telerimbambiti e “followers”) e che pur di diventare “famosa” venderebbe anche la madre per godere del proverbiale quarto d’ora di celebrità di Warholiana memoria. Ma il pezzo vorrebbe essere anche un monito verso chi mitizza troppo i musicisti “famosi” e miliardari a diffidare dalle persone con l’ego smisurato, che si reputano Dei scesi in Terra solo perché dotati di un qualche particolare talento musicale, snobbando chi gli compra i dischi e va ai suoi concerti, ribadendo una delle regole chiave del punk rock: “Siamo tutti sullo stesso piano, i musicisti non sono migliori del pubblico, chiunque può imbracciare uno strumento e suonare, non è necessario aver studiato una vita intera al conservatorio e avere la puzza sotto il naso per sapere scrivere una (buona) canzone, la musica e l’arte sono attitudine, urgenza, espressione di idee e ideali, non devono trasformarsi in un mercimonio“.

Il lato B si apre con “SUV“, altra amara satira sugli stereotipi antichi e moderni che caratterizzano l’italiano medio: pizza, spaghetti, mandolino (mafia…) sole, mare, e a questi ora si aggiunge il Suv, ovvero il mezzo di locomozione-feticcio che per la massa di gente comune rappresenta il raggiungimento, da parte di chi lo possiede, di un qualche status symbol di benessere economico, anche a costo di indebitarsi fino al collo pur di averlo (e la stessa cosa vale anche per i trovati tecnologici all’ultimo grido, l’ultimo modello di i-phone da pagare a rate, la mastodontica televisione smart QLED 4K 75 pollici wi-fi ultra HD da migliaia di euro da sfoggiare nel salotto di casa) perché l’importante è apparire e l’ostentare i beni materiali che si hanno, a discapito dell’intelligenza.

Dai francesismi di “Monde de merde” che conferiscono all’album un tocco di colorita esoticità, giungiamo a “Pare“, ancora strutturato su quell’altalena di vibrazioni sonore che ti trascina in cima, poi ti riporta giù, per poi farti di nuovo sobbalzare, e che si ripete anche nella successiva “Step by Step“, altro brano cantato in inglese, fino ad arrivare alla traccia finale, “Tento tanto“, che, con i suoi versi ancora caustici su questo mondo impazzito che si comporta al contrario di come dovrebbe funzionare, chiude in maniera pirotecnica “Down Down Down”.

Si chiameranno anche Muffe, ma insomma, questa band e questo album dimostrano, ancora una volta, che la scena rock ‘n’ roll (da non confondere con la parola “rock”, iperabusata e strainflazionata, spesso usata a casaccio dalla vulgata comune) italiana ed europea, almeno a livello sotterraneo, non è affatto ammuffita, anzi, è ancora viva e vegeta, alimentata dalla volontà di rivoltarsi contro la follia di questi ultimi tre anni di restrizioni e privazioni (soprattutto concertistiche, coi palchi frequentati a singhiozzo) e dalla voglia di spaccare tutto dal vivo, quando si potrà ricominciare a suonare in maniera continua e costante. E il combo di Bergamo, nel panorama garage/beat, punta a distinguersi dal calderone attraverso l’utilizzo di testi impegnati e intelligenti, caratteristica che rappresenta un punto in più a favore di “Ol Pjpa” e soci, sonicamente affini ma allo stesso tempo liricamente diversi dalle altre band della scena, che sul piano dell’immaginario trattano tutte degli stessi argomenti (ragazze, sesso, ormoni impazziti, storie d’amore disperato o non ricambiato, l’andare “contro la legge” inteso più come teppismo adolescenziale fine a sé stesso, da “rebel without a cause”, più che per ragioni politiche, e poi i film horror, i B-movies di culto e la fantascienza) concentrandosi sull’attualità.

In un mainstream musicale che obbliga tutti all’eccellenza, e in cui tutti si sentono dotti, “giudici” e scienziati, fare schifo e supportare Le Muffe è un dovere morale.

Reverend Shit-Man – InYourEyes ‘zine 16/02/2022

Bergamo era, nell’epoca beat, la città di Gene Guglielmi, de I Chiodi, degli Squali 66 e dei Mat 65. Oggi quell’eredità viene raccolta da Le Muffe, versione “smart” (organo Farfisa, basso, batteria) di quel beat lì, con la consapevolezza amara però di una rivoluzione fallimentare in cui, per sopravvivere a questo “Monde de merde”, l’unico modo è quello di attaccarsi appunto come muffe, come spugnosi parassiti del marciume che ci circonda.
Che tu azioni la Jacuzzi tarocca per sguazzare nel tuo falso benessere e loro ti si stampano sugli infissi, come fosse un fiotto del seme di Spider-Man andato a male.
Quello de Le Muffe è un beat disagevole, spavaldo, che sa di cartavetrata, di ex-sognatori che non avendo potuto mettere dei fiori nei cannoni, si sono dati all’arma bianca.
Resta intatta quella fiera manifestazione di non omologazione allo stereotipo borghese che fu tratto distintivo delle tribù capelloni ma anche delle compagini punk, alla cui immediatezza la formazione lombarda non sembra fare mistero di guardare come fonte di ispirazione.
Il risultato è una versione infetta di ? and The Mysterians, con l’organo a manetta che sembra mostrare i denti a sciabola per tirare via quel po’ di viscere sane che ci sono rimaste sotto le pance impinguite dai lockdown.

Come dicevate? Andrà tutto bene?
Mi spiace per voi, in giro ci sono ancora Le Muffe.

Lys Di Mauro 26/02/2022

Psychedelic garage punk is also possible without guitars, as Italian trio Le Muffe once again proves. Their third full-length album Down, Down, Down features 10 new songs with that distinctive sound: an omnipresent acid organ, a pulsing nervous bass, pounding aggressive drums, and intriguing theatrical vocals. Thanks to that sound in combination with lyrics in Italian (partly English), scream-along choruses, swinging melodies, and smart tempo changes, this is an LP that is unlike any other. Fans of Archie and the Bunkers will certainly enjoy it, but anyone who likes garage, beat or punk can blast this guitar-less music out of their speakers to be positively surprised.

Denis – Add To Wantlist 23/02/2022

Interviste: