Steeplejack Dream Market Radio

2Lp + Cd
Luglio 2014
Tiratura: 400 copie
–COPRODUZIONE–

Etichetta: Area Pirata

25.00

5 disponibili

Steeplejack Dream Market Radio

(Here’s the amazing and long awaited Steeplejack’s NEW double Long Playing!

<It’s a magic enchantment born from a “strange” combination of lysergic rock, primitive blues, acid folk and ethnic music, all distilled in 13 original tracks plus a transfigured cover of Captain Beefheart’s “Kandy Korn” and a heavily revisited ancient traditional song (“Gallows Pole”)> #Roberto Calabrò – Ltd edition of 400 copies including lyric sheet, gatefold sleeve and CD!!)

Gli Steeplejack sono una delle esperienze più anomale e intense emerse durante gli anni ’80 nell’underground italiano
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Era il 1988 quando gli Steeplejack, la visionaria creatura psichedelica di Maurizio Curadi, pubblicavano il loro ultimo album, “Pow Wow”. Anche il primo, in realtà, avendo la band licenziato in precedenza solo un mini-LP (lo splendido “Serena Maboose”, del 1987) e una cassettina intitolata “High High & Shakin’ Trees”, in realtà un disco pronto per essere pubblicato ma che vedrà la luce solo 2011 sul doppio cd antologico “No-One’s Land”.

Da allora, a parte un pezzo per la compilation “Apocalisse di Diamante” all’inizio degli anni Novanta e un mini-CD nel 2006 (“Six Fishes from Unknown Seas”), si erano perse le tracce della formazione pisana.

Gli Steeplejack ritornano ora addirittura con un doppio album che segna anche la collaborazione tra alcune delle più attive realtà della nostra scena underground: Area Pirata, Psych Out e Rock Bottom.

“Dream Market Radio” racchiude in sé – e il titolo in qualche modo ce lo suggerisce – la materia dei sogni. 15 canzoni divise in quattro “capitoli” per un viaggio nell’universo interiore di Maurizio Curadi, da sempre deus ex machina del progetto, Alessandro Tellini ed Elio Gavarini.

Sempre in bilico fra struttura e astrazione, i brani di Curadi si prestano all’improvvisazione collettiva per creare una sorta di psichedelia totale dove sperimentazione e tradizione si fondono e diventano una cosa sola.

“Dream Market Radio” è un meraviglioso disco psichedelico ove l’aggettivo psichedelico si riferisce a uno spazio mentale in cui far fluttuare liberamente immagini e sensazioni. Perché, tra il velluto e gli spigoli, tra ritmi ora ipnotici ora volutamente sostenuti, prendono forma visioni di praterie e tramonti, figure arcane e misteriose e si è trasportati in atmosfere sognanti e bucoliche. Una magia che si realizza attraverso la “strana” commistione di rock lisergico, blues primitivo, folk acido e musica etnica, distillati in 13 originali, una cover irriconoscibile di Captain Beefheart (“Kandy Korn”) e un traditional (“Gallows Pole”) opportunamente rivisitato per l’occasione.

Per una volta, allora, seguite il consiglio di Gil Scott-Heron: prendetevi uno spazio per voi, spegnete il cellulare e tutte le diavolerie che vi possano distrarre, mettete sul piatto “Dream Market Radio” e immergetevi nel meraviglioso mondo degli Steeplejack.

Roberto Calabrò

Blow Up magazine

 


Tracklist Lp:

Side 1 – Red Sunset Sihouettes

1. THE MATTER OF DREAMS (3:15)
2. THERE WAS A TIME (5:35)
3. (THE HORSE OF THE) KNIGHT ERRANT (10:25)

Side 2 – Shiny Ink

1. GALLOWS POLE (2:11)
2. LONGITUDES AND LATITUDES (2:42)
3. A STORY FROM THE WRIGHT BROS. (3:39)
4. BEHIND THE SUN ( 4:29)
5. DREAM MARKET RADIO (1:26)

Side 3 – Twigs

1. LADYBIRD (4:20)
2. SATISFIED (2:20)
3. SONG FOR THE LAST LEVEL CROSSINGS (4:18)
4. WILD OAT AND STONES (3:33)

Side 4 – Teclafish in Exagon

1. ALL THE TIME ALL THE TIME ALL THE TIME (6:29)
2. KANDY KORN (6:11)
3. DAM (8:09)

Tracklist Cd:

1. THE MATTER OF DREAMS
2. THERE WAS A TIME
3. (THE HORSE OF THE) KNIGHT ERRANT
4. GALLOWS POLE
5. LONGITUDES AND LATITUDES
6. A STORY FROM THE WRIGHT BROS.
7. BEHIND THE SUN
8. DREAM MARKET RADIO
9. LADYBIRD
10. SATISFIED
11. SONG FOR THE LAST LEVEL CROSSINGS
12. WILD OAT AND STONES
13. ALL THE TIME ALL THE TIME ALL THE TIME
14. KANDY KORN
15. DAM
Plus hidden track

Written and produced by M.Curadi

 

Consigliato:

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Recensioni:

All’attivo un solo album nel 1988, “Pow Wow” e il mini LP “Serena Maboose”, del 1987.  Dopo tanto tempo il ritorno degli STEEPLEJACK con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro “capitoli” che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.  “Dream Market Radio” è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.

Tony Face Bacciocchi – RadioCoop 18/06/2014

 

Gli Steeplejack – una delle migliori formazioni italiane dell’ondata della neopsichedelia degli ’80 – tornano con un nuovo doppio album intitolato “Dream Market Radio” pubblicato in collaborazione da tre piccole e valide etichette underground come Area Pirata, Psych Out e Rock Bottom.

Sono stati uno dei pochi gruppi di quella stagione creativa a potersi definire realmente psichedelici. L’album è diviso in quattri parti tematiche ed è un autentico viaggio allucinato e psichedelico che vi proietterà verso antiche e sconosciute costellazioni. Le influenze sono sempre le stesse: primi Pink Floyd , Syd Barrett , 13Th Floor Elevators , Captain Beefhart , il blues sporco e il folk americano acido . Il tutto viene rivisitato in maniera personale con grande originalità e talento visionario. L’iniziale ” Matter Of Dreams ” è una cavalcata lisergica che spalanca orizzonti fantasmagorici.

Sembra di ritornare alle atmosfere della mitica “No One’s Land” di “Pow Wow” (l’album capolavoro del 1988) come se il tempo non fosse mai trascorso. Bella anche la successiva “There Was A Time” mentre “(The Horse Of The) Knight Errant” è una lunga traccia blues acida – dove incontriamo il fantasma di Captain Beefheart – che diventa astratta creando paesaggi allucinati. “Gallows Pole” è una ruvida rivisitazione di un traditional blues. “Longitudes And Latitudes” è una traccia molto “barrettiana”: si tratta di un piccolo gioello psichedelico.

L’album nel suo insieme non ha cadute di tono e mantiene sempre la giusta tensione. “Behind The Sun” è un’altra cavalcata stellare che ricorda “Under A Thumb Of Stars” sempre dall’immenso “Pow Wow”. “Ladybird” è invece una stupenda composizione acustica e folk . E’ una musica che fa risuonare gli echi della natura come in “Song For The Last Level” dove siamo accompagnati dal frinire delle cicale e ricca di momenti intimisti e mitici come nell’acustica “Wild Oat And Stones”.  Con “All The Time All The Time All The Time” entriamo in territori lisergici improvvisati con la chitarra di Curadi che richiama le mitiche improvvisazioni acide dei Quicksiver Messenger Service e dei Grateful Dead . Chiudono il disco una cover stravolta di ” Kandy Korn ” di Captain Beefhart e “Dam”, un’altra traccia  liquida e astratta.

Il cd allegato contiene anche una ghost track ovvero la versione dal vivo di ” All The Time All The Time All The Time”. “Dream Market Radio” è un album monumentale, un grande affresco di psichedelia che conferma tutto il valore dei geniali Steeplejack.

Voto 7/10

Cesare Buttabuoni – StoriaDellaMusica.it 07/2014

 

Per chi ha bazzicato l’underground italiano sul limitare degli anni Ottanta il nome degli Steeplejack non deve suonare nuovo. La creatura di Maurizio Curadi, da sempre deus ex machina del progetto, è stata una delle piu folgoranti espressioni della nostra scena psichedelica. Dopo gli splendidi “Serena Maboose”, mini-LP del 1987, e “Pow Wow”, LP dell’anno successivo, se ne erano perse le tracce: a parte qualche brano sparso con estrema parsimonia e il mini-Cd “Six Fishes From Unknown Seas” (2006) vi era stato il silenzio discografico piu assoluto. Fino al 2011 quando il nome degli Steeplejack è tornato a circolare grazie alla pubblicazione dell’antologia “No One’s Land”, doppio CD che raccoglieva tutte le prove, edite e inedite, del terzetto pisano.
Adesso la band torna in azione addirittura con un doppio LP in vinile che segna la collaborazione tra alcune delle piu attive realtà della nostra scena underground: Area Pirata, Psych Out e Rock Bottom. “Dream Market Radio” racchiude in sé -e il titolo in qualche modo ce lo suggerisce – la materia dei sogni. Sogni captati come onde magnetiche e diffusi sotto forma di canzoni, come se a trasmetterle fosse una stazione radio pirata. Quindici brani divisi in quattro “capitoli” per un viaggio nell’universo interiore di Maurizio Curadi e dei suoi compagni di ventura Alessandro Tellini ed Elio Gavarini. Un meraviglioso disco psichedelico ove l’aggettivo psichedelico si riferisce a uno spazio mentale in cui far fluttuare liberamente immagini e sensazioni. Perche, tra il velluto e gli spigoli, tra ritmi ora ipnotici ora volutamente sostenuti, prendono forma visioni di praterie e tramonti, di fi
gure arcane e misteriose. E si è trasportati in atmosfere sognanti e bucoliche. Una magia che si realizza attraverso la “strana” commistione di rock lisergico, blues primitivo, folk acido e musica etnica distillati in 13 originali, una cover irriconoscibile di Captain Beefheart (Kandy Korn) e un traditional (Gallows Pole) opportunamente rivisitato per l’occasione. Musica per il corpo e per l’anima.

Roberto Calabrò – Blow Up #193 06/2014

 

Steeplejack – Dream Market Radio (Area Pirata, 2014)
Quando dici Steeplejack sai che, fra gli appassionati, vai a toccare un tasto di quelli che scatenano passione e golosità. Perché sono uno dei classici gruppi che una volta piaceva definire “cult”: un mini-lp e un album pubblicati fra il 1987 e il 1988, poi un nastro (ristampato solo nel 2011 come doppio lp) e un mini-cd nel 2006 . Questo era – almeno fino a poche settimane fa – il lascito dei pisani alla storia del sound neo-Sixties made in Italy: un’eredità non copiosa, ma preziosissima e ricercata dai collezionisti.

Ora, con l’intervento di Area Pirata, la band assembla e pubblica un nuovo album – un’opera maestosa che esce in bundle che comprende un doppio vinile e un cd (con gli stessi brani, ma più “maneggevole”). Occhio però: ribadiamolo… non si tratta di una ristampa di materiale d’annata, ma di pezzi davvero nuovi, freschi e contemporanei (cronologicamente, almeno). E che pezzi.
Non fatico a scrivere – e pensare, ovviamente – che Dream Market Radio è quasi certamente una delle uscite italiane fondamentali di questo 2014 giunto ormai oltre la metà della sua vita. Stiamo parlando di un disco di psichedelia pulsante, lisergica e free, con influenze che spaziano dal classic rock, al folk, passando per il blues rock… un oggetto sonico non facilmente definibile senza far ricorso a etichette che non lo afferrano, però. Come dice il leader della band Maurizio Curadi in una bella intervista rilasciata a Tony Face , a proposito del termine “psichedelia” e dei generi musicali: “[psichedelia] come etichettina di sottogenere rock è sempre stato un rottame. Roba da supermarket, da edicola. Bisogna degenerare… ogni genere è una gabbia. C’è ben altro là fuori”.
Ecco, questo è l’approccio e l’angolazione con cui ascoltare, interpretare e vivere un album simile, tanto sfaccettato, stratificato, dilatato e dettagliato. Questa è musica visionaria come raramente si ascolta. E pensare che una band così, dopo oltre 30 anni di attività, è ancora patrimonio per pochi – e questo album ha avuto difficoltà gravissime per giungere alla pubblicazione – fa venire solo tanta tristezza.

Fatelo vostro.

VinylHunter – Black Milk 29/07/14

 

Steeplejack: pittori di suoni
Dopo un‘attesa che sembrava essere destinata a non finire mai, è finalmente disponibile il nuovo album di un gruppo-cardine del rock psichedelico italiano. L‘odore del passato è forte, ma che nessuno nomini la retromania.

Per la serie “vecchie storie che ritornano di attualità”, gli Steeplejack hanno pubblicato il secondo album addirittura ventisei anni dopo il primo. Il predecessore, “Pow Wow”, era uscito soltanto in vinile e con il marchio della Electric Eye quando l’interesse attorno alla scena neo-Sixties italiana (e internazionale) aveva già cominciato a spegnersi, sia perché così era normale che fosse, sia per la prepotente ascesa di una nuova tendenza denominata grunge. Di quel coloratissimo panorama fra garage, beat e psichedelia fiorito tre decenni fa, il gruppo toscano è stato senza dubbio protagonista, non tanto a livello di riscontri – anzi, il suo nome è rimasto di culto in un ambito già di per sé underground – quanto per spessore artistico; il summenzionato “Pow Wow” e il mini-LP “Serena Maboose” dell’anno prima, i cui brani sono contenuti assieme a parecchi altri dello stesso periodo fino ad allora inediti nel doppio CD “No One’s Land” (2011), vantano infatti doti rare, sorretti come sono da un’ispirazione eclettica e dalla straordinaria brillantezza nello svilupparla muovendosi fra rock’n’roll primitivo, acid-folk, echi blues e deviazioni esoticheggianti in un appassionato ed evocativo intreccio di abrasività e melodia.

Da quell’ormai preistorico 1988, gli Steeplejack non erano in realtà scomparsi. Per alcuni anni, nei ’90, avevano optato per una sorta di animazione sospesa, ma poi si sono rifatti vivi e nel 2006 hanno anche dato alle stampe il mini-CD di cover “Six Fishes From Unknown Seas”; Maurizio Curadi, il chitarrista/cantante che da sempre gestisce il progetto, è del resto talmente innamorato della musica che mai e poi mai potrebbe rinunciarvi. Lo prova il nuovo lavoro, annunciato da un paio d‘anni e rimasto nel cassetto perché la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, ora alla fine immesso sul mercato in una preziosa stampa “doppio 33 giri più CD” grazie all’impegno congiunto di due etichette (Area Pirata e Psych-Out) e del negozio di dischi fiorentino Rock Bottom. Come lo stesso formato fa intuire, non è un prodotto da dare in pasto al pubblico generico bensì una gemma da intenditori con gusti un po’ particolari: gente, insomma, che venera i 13th Floor Elevators, il blues delle origini, John Fahey, Bo Diddley e/o grandi eccentrici quali Captain Beefheart (in scaletta, pure una rilettura della sua “Kandy Korn”) e Syd Barrett, cui Curadi ha reso omaggio adattandone in italiano vari episodi (“Octopus”, divenuto “Piovra”, è stato incluso nella raccolta di artisti pisani “Granducato Metarock”, in circolazione dallo scorso febbraio).

Intitolato “Dream Market Radio”, il sospirato sequel degli Steeplejack – accanto al frontman ci sono, com‘è da un bel pezzo, il bassista Alessandro Tellini e il batterista Elio Gavarini – propone quasi ottanta minuti di sonorità creative e tendenzialmente “free form” spalmate in quindici fantasie rock che vanno dal minuto e venti della title track ai dieci abbondanti di “(The Horse Of The) Knight Errant”. Canzoni (in inglese) ora estatiche e ora convulse che profumano di terra, aria, acqua e fuoco, e che diffondono a mo’ di aspersorio intriganti fragranze lisergiche. Alcune conquistano al primo ascolto e altre necessitano di qualche frequentazione in più, ma tutte posseggono il fascino del miglior artigianato e, in sequenza, lasciano segni più profondi di quanto non facciano singolarmente. Parlando dei suoi eroi Barrett e Beefheart, ambedue pittori oltre che musicisti, Curadi ha dichiarato che fra i suoi sogni c’era quello di “dipingere suoni”. Qualcuno lo convinca che, contando le esperienze precedenti con gli Useless Boys e i Birdmen Of Alkatraz, lo sta facendo da tre decenni, e che l’espressività dei suoi affreschi – oggi, in media, più “pacificati” e meno urticanti rispetto al passato – è paragonabile a quella delle opere di un Füssli, di un Munch, di un Bosch.

Federico Guglielmi – Music FanPage 29/07/2014

 

Me li ricordo bene gli Steeplejack, uscirono nel 1988, in piena attività Trippasheska, attenzione però, questi sono tutti pezzi nuovi. Vedendo la produzione di Area Pirata, Rock Bottom e Psyche Out mi viene qualche lacrimuccia… quanti ricordi… Senza infilare dentro a questi ho provato a mettere questo disco su senza pensare a nulla… provate a fare un esperimento, chiamate un amico, uno che si intende abbastanza di musica e mettetegli questo disco, non dategli riferimenti di nessun tipo. Vedrete una persona meravigliata dallo stile della band… ascoltandoli ho detto… Ohhhhhh!!!! Finalmente qualcuno che va per la sua strada senza a “accomodarsi” in qualche categoria che gli garantisce recensioni discrete e una buona dose di live… Gli Steeplejack guardano ben oltre… ascoltando There Was a Time mi sono venuti in mente i Pink Floyd di See Emily Play, quindi se volete chiamatela psichedelia… vi verrà in mente qualche accordo di Woodstock 1969, qualche nota sognante e tanta voglia di liberare la vostra mente da quella gabbia virtuale in cui ognuno di noi oggi vive. In altri pezzi mi ricordano i Dream Syndacate… bellissima Behind the Sun.. che dire, prendetevi questo disco e vi do due consigli..datevi un paio di ore di tempo, mettetevelo in macchina durante un viaggio oppure a casa, con una birra ma staccate il cervello dai social. Il successo è assicurato e gli Steeplejack sono una grande band, oggi ancora di più suonando roba di questo tipo e di questa bellezza.

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 25/08/14

 

Psichedelia sciamanica, quella degli Steeplejack. Musiche che odorano di pascoli bagnati e poi stesi  ad asciugare al sole. Fradici di pioggia fertile e rinvigoriti dai raggi generosi di un Dio luminoso e sfavillante. Gli Steeplejack tornano dunque a casa, pur senza averne una. Se non questa prateria popolata di bruchi e cicale in cui puoi intonare un blues e chiamarlo col nome di una stella, alzando al cielo il tuo dream catcher affinchè imprigioni i sogni brutti e lasci passare solo quelli che non nuocciono.
In cui puoi ancora barattare la tua felicità con un pezzo di terra ed illuderti che sia per sempre. Illudere gli altri che sia tutta tua. Illusione, magia, sogno. Non ci sono vestiti buoni, nella musica della band pisana. Ci sono vestiti comodi, di lino e cotone. Sporchi di terra e di fogliame, sfibrati dall’ usura del tempo. Fronde che ondeggiano al soffio del vento, come sterpaglie nelle praterie. Come nelle nuove composizioni della band di Maurizio Curadi, piccoli miracoli dove la musica dei padri (blues rurale e folk) si intreccia magicamente in quindici movimenti ora ramificati ora ellittici di una psichedelia nomade e vagabonda ( Knight Errant , 10.19, Dam , 8.01).
L’ arte magistrale di ricreare i sogni, facendoli sgorgare da una ferita. Blu è l’ aeroplano. Giallo il sottomarino. Cremisi il dolore. I sogni hanno il colore che vuoi tu.

Voto 7/10

Lys Di Mauro – Distorsioni Web Magazine di Rock 21/08/2014

 

TORNA dopo ventisei anni dal prima e unico album in studio “Pow Wow” (1988) una band di culto del nostro underground, gli Steeplejack.
Tra i protagonisti della scena neopsichedelica degli anni 80, sono il frutto geniale della creatività del cantante/chitarrista Maurizio Curadi, già noto per le sue esperienze negli Useless Boys e nei Birdmen of Alkatraz. Da que 1988 il terzetto pisano in realtà non era scomparso, avendo poi pubblicato il mini-cd “Six Fishes From Unknown Seas” (2006) e l’antologia “No-One’s Land” (2011) contenente la produzione del periodo 1986-1988. II nuovo lavoro “Dream Market Radio” è un meraviglioso disco psichedelico, con tredici brani originali e due cover, “Kandy Korn” di Captain Beefheart e il traditional “Gallows Pole”. Un viaggio nella psichedelia più visionaria, tra rock lisergico, blues primitivo, folk acido ed echi oriental’, che richiamano le tessiture sonore di Pink Floyd, 13th Floor Elevators e Captain Beefheart. Un capolavoro.

Gabriele Barone – Il Fatto Quotidiano 08/08/2014

 

Maurizio Curadi, a metà anni 80,prima con gli Useless Boys poi con i Birdmen Of Alkatraz fece la storia del garage psichedelico italiano (e non solo). Uscito dai Birdmen fondò gli Steeplejack, dando sfogo al suo amore sfrenato per gli Elevators più crepuscolari. Due dischi nella seconda metà di quel decennio poi l’oblio, fino a oggi e a questo sontuoso Dream Market Radio, doppio vinile che ci riconsegna un Curadi artisticamente intatto. Gli Steeplejack rinascono con un disco fuori dagli schemi, a partire dall’indecifrabile copertina. E dai suoni, sospesi tra la
psichedelia (che bello ritrovare quegli inconfondibili arabeschi di chitarra),il blues e il folk più acido, con la voce
di Curadi che è la stessa di sempre: triste e ispirata. Un ritorno che va ben al di là delle più rosee aspettative.

Luca Frazzi – Rumore #272 09/2014

 

La scena neo-psichedelica e garage-punk italiana non ha mai brillato per particolare inventiva. I nomi da ricordare si contano sulle dita di una mano: No Strange, Peter Sellers & The Hollywood Party, Not Moving, Starfuckers, Effervescent Elephants e Steeplejack. Il doom sperimentale di Paul Chain , invece, fa storia a parte. Tutti gli altri (qualche decina di band), al contrario, si sono adagiati su un semplice mestiere di riscrittura delle pagine del rock psichedelico degli anni Sessanta, senza apportare alcuna variante un minimo personale. Non ci si meraviglia che di tutta questa gente si sia persa oggi ogni traccia. Nel migliore dei casi (per esempio, gli Starfuckers) ci si è subito indirizzati verso un genere musicale assai più sperimentale e assolutamente non calligrafico, mentre altrove si è continuato a produrre dischi di derivazione psichedelica e acid-rock, però aggiornati ai tempi, rendendo così il tutto scevro da ogni parvenza “retrò”.

Gli Steeplejack furono formati a Pisa dal cantante e chitarrista Maurizio Curadi, che era appena uscito dalla primissima formazione di un altro storico gruppo neo-psichedelico, i Birdmen Of Alkatraz. L’acerbo mini-Lp “Serena Maboose” (Electric Eye 1987) mise in luce la buona volontà di Curadi e compagni di suonare del sano e robusto acid-rock, non ancora ben focalizzato e prodotto alla bene e meglio da Claudio Sorge. Il successivo “Pow Wow” (Electric Eye 1988), invece, fu salutato un po’ da tutti come un piccolo miracolo del rock indipendente italiano. Da allora, però, degli Steeplejack si persero quasi le tracce, fino a quando il distributore romano Goodfellas non ha ritirato fuori dai cassetti dei loro vecchi demo e scarti vari, pubblicati nella doppia antologia “No-one’s Land” (Spit/Fire 2011), che comprende anche i due dischi su Electric Eye.
E’ quindi con piacere che ritroviamo il gruppo (ora ridotto a terzetto) con addirittura un doppio album edito in vinile e con una tiratura di soli 400 esemplari. La bella copertina che lo racchiude ricorda vagamente quella di “Vision Creation Newsun” (Birdman 2000) dei Boredoms.

Curadi è maturato sia come cantante che come chitarrista e polistrumentista. Le ingenuità degli esordi sono ora solo un lontano ricordo. Magari nuoce al disco l’eccessiva lunghezza (ben 78 minuti!), ma i pezzi vincenti dell’album sono tutti ben meditati. Tra i solchi delle quattro facciate rivivono gli spiriti dei Red Crayola (“The Matter Of Dreams”, uscito due anni fa come singolo), di Syd Barrett (“Longitudes And Latitudes”), di Leo Kottke (la scorribanda acustica a rotta di collo “Wild Oat and Stones”), del folk-revival inglese (“Ladybird”) e persino di Julian Cope (“There Was A Time”).
Lo stile degli esordi fa invece capolino negli acidi fuzz di chitarra di “A Story From The Wright Bros”, nell’indemoniato bluegrass “Satisfied” e nelle più rilassate “Song For The Last Level Crossing” e “All The Time All The Time All The Time”, memori dei Quicksilver Messenger Service.

La parte del leone, però, spetta alla chilometrica “Knight Errant” ( riff iniziale di chitarra rubato a “You Don’t Know” dei 13th Floor Elevators per poi sfociare in una onirica jam lisergica) e alla sterminata “Dam”, in cui confluiscono musica improvvisata, raga indiani, psichedelia liquida, esperimenti con nastri, echi dei Love . Anche la brevissima title track non è da meno, in quanto a bizzarria.
Nel disco trova spazio pure una bella cover di “Kandy Korn” di Captain Beefheart , inserita apposta come loro omaggio alla memoria di un grande genio del rock come Don Van Vliet. Non ce ne lamentiamo.

Voto: 7

Leonardo Di Maio – Ondarock.it 23/11/2014

 

Mettete insieme devozione per la psichedelia, frontiere lontane e – va da sé – una spruzzata di rock storto, diciamo à la Thin White Rope. Aggiungete una dedizione alla causa musicale davvero degna di nota e avrete questo trio toscano capitanato dal tenace Maurizio Curadi. Area Pirata, che è proprio di quelle parti, insieme a un paio di etichette amiche mette in circolazione questo lavoro in formato vinile e cd, testimonianza della rinata voglia di sonorità psych-pop che già ai tempi (stiamo parlando di quegli Ottanta che hanno significato molto per la musica rock) vedeva molti gruppi dello Stivale epigoni e propagatori di una cultura legata a doppio filo a quella anglosassone. I toscani esordirono alla fine di quel periodo, poi si ripresentarono sporadicamente con singoli ed ep: questo è il loro secondo disco “lungo” dopo molto tempo. L’articolata “Knight Errant” sembra omaggiare certo slacker-pop tanto in voga nei Novanta (pare di sentire quasi un Elliott Smith), ma in fondo stiamo parlando di figli di Love (si sente che li amano in maniera particolare, basta fare attenzione a “Longitudes And Latitudes”) e Beatles, di gente abituata a reinterpretare quei canoni con innato spirito errabondo, prova ne sia l’allucinata “A Story From The Wright Bros.”, proprio fuori di testa, ma pure la foga blues di “Satisfied” risulta piacevole all’ascolto. “Song For The Last Level Crossings”, poi, vira verso lidi doorsiani e quindi vagamente lisergici, senza però suonare troppo pedissequa rispetto al modello evocato (si permettono pure il lusso di rifare “Kandy Korn” di Captain Beefheart, riuscendo senza fatica nell’omaggio). Apice del disco è la traccia posta in chiusura, “Dam”, sorta di manifesto programmatico, che parte sommessa e bluesy per poi concludersi con una vigorosa cavalcata cow-punk, in un momento in cui le chitarre la fanno da padrone. Dream Market Radio è in fin dei conti disco interessante, e merita di sicuro più di un distratto ascolto.

Maurizio Inchignoli – The New Noise 25/10/2014

 

Me li ricordo bene gli Steeplejack, uscirono nel 1988, in piena attività Trippasheska, attenzione però, questi sono tutti pezzi nuovi. Vedendo la produzione di Area Pirata, Rock Bottom e Psyche Out mi viene qualche lacrimuccia… quanti ricordi… Senza infilare dentro a questi ho provato a mettere questo disco su senza pensare a nulla… provate a fare un esperimento, chiamate un amico, uno che si intende abbastanza di musica e mettetegli questo disco, non dategli riferimenti di nessun tipo. Vedrete una persona meravigliata dallo stile della band… ascoltandoli ho detto… Ohhhhhh!!!! Finalmente qualcuno che va per la sua strada senza a “accomodarsi” in qualche categoria che gli garantisce recensioni discrete e una buona dose di live… Gli Steeplejack guardano ben oltre… ascoltando There Was a Time mi sono venuti in mente i Pink Floyd di See Emily Play, quindi se volete chiamatela psichedelia… vi verrà in mente qualche accordo di Woodstock 1969, qualche nota sognante e tanta voglia di liberare la vostra mente da quella gabbia virtuale in cui ognuno di noi oggi vive. In altri pezzi mi ricordano i Dream Syndacate… bellissima Behind the Sun.. che dire, prendetevi questo disco e vi do due consigli..datevi un paio di ore di tempo, mettetevelo in macchina durante un viaggio oppure a casa, con una birra ma staccate il cervello dai social. Il successo è assicurato e gli Steeplejack sono una grande band, oggi ancora di più suonando roba di questo tipo e di questa bellezza.

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 25/08/14

 

Bastano le prime battute di Dream Market Radio per innescare sintonie mentali con i tagli d’onda della galassia Steeplejack, ennesimo squarcio radioso nelle regioni sorgive della psichedelia elettrica che si ramifica di valle in valle fra mille rivoli di luce e gamme cromatiche. Un prisma multisfaccettato che propaga guizzi di armonie mercuriali forgiate nella scintilla della proiezione lirico-visionaria, come un dedalo di forze iridescenti che s’inebriano al soffio sidereo del mantra floydiano, o ai liquori del fraseggio acid-folk, del blues eburneo e del rock astrale, o ancora alle semantiche colte del prog-rock e della suite strutturata. Una selva in fiore di messi numinose, agitate dal vento di primavere leggendarie intercettate in SOGNO.

Aldo Chimenti – Rockerilla #412 12/2014

 

Nonostante questa band sia nata alla fine degli anni ’80, e sia emersa come una delle più anomale e intense di quel periodo, ha avuto una storia burrascosa, con diverse interruzioni e cambi di formazione. Tuttavia recentemente il leader, Maurizio Curadi , ha deciso di riprendere le redini di questo progetto musicale e con “Dream market radio” la band è ripartita.
La formula di un sound psichedelico è ormai consolidato così anche in queste quindici canzoni gli acidi lisergici cospargono chitarre, bassi e batterie. Tuttavia, non è un’opera nostalgica, perché seppure non mancano i richiami alla psichedelia e al revival del genere anni ’80 (con in formazione Curadi, Tellini e Gavarini) sono riusciti ad attualizzare quelle sonorità e a metterle in comunicazione con altri generi, come il blues e la new wave (“There was a time”), il prog (“All the time all thetime all the time”) e con il folk di matrice britannica (“Ladybird”).
Nel lotto vi sono anche due cover, si tratta di una irriconoscibile “Kandy korn” di Capitain Beefheart, che sembra suonata dai primi Dinosaur Jr, che flirtano con gli Husker Du, e di una “Gallows pole”, velocizzata e con un piglio country-rock molto acceso.

Vittorio Lanutti – Freak Out Magazine 24/09/2014

 

Tornano dopo tanti anni di silenzio i Steeplejack, un trio pisano attivo dagli anni ’80 nella scena underground italiana. All’epoca

avevano realizzato alcune ottime stampe tra mini-LP, cassetta musicale e un album ‘Pow Wow’ datato 1988. Arriva poi una presenza nei

primi ’90 su una raccolta e nel 2006 un mini-cd. Una band interessante e piena d’inventiva composta dalla guida Maurizio Curadi e i

fedeli Alessandro Tellini e Elio Gavarini. Questo nuovo album di 15 brani (13 originali, una cover e un traditional) propone un

gioco di melodie a volte sognanti, a volte deliranti, senza dare modo all’ascoltatore di distrarsi. Un mix di psichedelia raffinata,

di sbocchi acidi tra blues, folk e musica etnica. Il ritmo è incalzante, nevrotico, lucido e inebriante. Un lavoro che

ascoltiamo volentieri perchè profuma di atmosfere anni ’70 ma visitate con classe moderna. Sicuramente un bel lavoro e un

ritorno a pieni voti.

Maurizio Maiotti – Jamboree #86 10/2014-01/2015

Interviste:

Tony Face – tonyface.blogspot.it/ 24/06/2014

Intervista a Maurizio Curadi – Steeplejack da parte di Tony Face per il suo blog.

 

1) La domanda è banale ma inevitabile. Cosa è successo agli Steeplejack dal 1988 in poi, data in cui è uscito “Pow wow” il vostro primo album?

1) Dopo Pow Wow abbiamo pubblicato Tin Soldier per Electric Eye e qualcosa per la Toast.
Eravamo e siamo una specie rara di mosche bianche…un pò come stare su un’isola deserta.
Outsiders .
L’unico vero periodo di interruzione delle attività del gruppo va dal 1993 al 1999.
Ho sempre suonato e scritto. In questo periodo ho fatto delle musiche di scena teatrali per Infidi Lumi, ho studiato, ho registrato suoni naturali.
Poi ho riunito di nuovo la band con Elio Gavarini alle percussioni e Alessandro Tellini al basso.
Improvvisazione, sperimentazione e mie nuove composizioni. Alcuni brani che sono finiti su “Dream Market Radio” hanno iniziato a prendere forma in quel periodo, ad esempio All The Time o Wright Bros.
Sporadici live, degli eventi. Nel 2004 c’è stato un mini CD, “6 Fishes from Unknown Seas”, e nel 2011 abbiamo fatto “No-one’s Land”, 2CD per Goodfellas con i remaster ufficiali delle prime cose, più un disco di inediti e live.
Federico Guglielmi mi ha dato una mano. Non è facile, quando si è davvero totalmente indipendenti. Ossia dei cani sciolti .
Parallelamente ho iniziato a mixare le session per “Dream Market Radio”, produrlo ha richiesto molto tempo e lavoro per avvicinarsi alle intensità giuste. E’un disco sfaccettato, intenso, anomalo. Contiene molti episodi legati da un filo. Ho cercato una sintesi del suono del gruppo. Ci sono episodi molto brevi, altri più estesi, che richiamano il feeling live, dove c’è un approccio quasi jazzistico. C’è struttura, ma anche astrazione…..
Avrei voluto dare maggiore spazio all’improvvisazione, ma c’era molto materiale scritto e così ho dato una coesione variando i tempi e le tonalità.
Avremmo potuto fare un disco doppio solo con 4 titoli… ma avrei dovuto lasciare fuori troppe cose.
Comunque mi piace molto.
Inizialmente doveva uscire per la Esoteric Records di Mark Powell, ho avuto un lungo incontro con lui, poi il vento è cambiato e ho dovuto cercare in Italia. Mille difficoltà. Ma alla fine, eccolo, la radio del mercato del sogno. Per me, il migliore.

Tu cosa hai fatto e come mai è tornato lo spirito per questa nuova avventura tanti anni dopo ?

L’ho sempre avuto, ho sempre suonato, anche se lontano dalle cosiddette scene. Detesto la società dello spettacolo…. Certe cose esistono al di là della superficie delle cose, sono la materia del sogno.
Sto lavorando per un mio disco strumentale, di chitarre e corde trattate, e con la band stiamo mettendo a punto il materiale per il prossimo album. Ci sono già ottime cose.

2) Il vostro sound attinge da una forma di psichedelia molto ampia.
Abitualmente la parola psichedelica viene associata esclusivamente a visioni “lisergiche” mentre in “dream market radio” mi sembra ci sia un approccio quasi Hendrixiano con rock, blues, country, folk, anche psichedelia ma soprattutto decine di diverse influenze.

2)
Sì. Ho sempre detto che è un’espressione visionaria, surreale.
Un’approccio personale fuori dalle trappole dei clichè. Molte cose di tempi e luoghi diversi alimentano questo motore sonico….. Tradizione e sperimentazione. Molti input.
E… gioco. Mi è sempre piaciuta l’idea di manovrare delle masse di suono, di echi, spostare delle armonie, delle dinamiche….
Come sulla chitarra, per me è un gioco plastico di tensioni e di echi ….Fare immagini intense e vive, col suono…. Voglio dire, sono un’instintivo.
C’è un livello subliminale in quello che tento di fare, come disse Guglielmi…..cerco di attingere dal pozzo di Psiche. C’è la formazione musicale, che nel mio caso è stata poco italiana, insolita, ma poi c’è la farina del mio personalissimo sacco.
Voglio dirti, Tony…… io ho iniziato ad essere ossessionato dai suoni da bambino, verso i 10 anni, mettendo la testa dentro un grosso Telefunken marrone che era in casa di mio nonno. C’erano dei vinili floppy e li usavo come freesbee.
Ma soprattutto ci trovai degli strani dischi americani che mio padre aveva comprato negli anni ’50, per dare qualche festa danzante: un ep Capitol di Buddy Holly, un paio di singoli di un certo Elvis con Scotty Moore, e un LP, The Johnny Otis Show. E Gershwin, Benny Goodman, Fats Waller….
Ci sprofondai all’infinito, e non ne sono uscito.
Non sapevo nulla, non avevo una chitarra. Quei suoni su di me ebbero un potere tremendo, soprannaturale…… eccitanti e inquietanti allo stesso tempo. Poi ho sentito Chuck Berry alla radio , e dopo … Muddy Waters , il blues – molto blues primitivo. Poi Sun Ra . Insieme ai Floyd, Barrett . Ho iniziato a cercare, a cercare…. a scavare….
Cose contemporanee sperimentali, ma anche musica antica…..
Il Telefunken
l’odore dei circuiti del giradischi, i nomi di stazioni radio impossibili illuminati di giallo accanto al foro con dentro il fantasma verde della valvola… e tutto ciò con quei suoni mai sentiti…..
Quella è stata la mia personale macchina psichedelica. Totale impatto sui nervi, distruzione e ricomposizione di un mondo.
Questi frammenti di immagini vissute mi fanno pensare a quello che mi dicevi del termine psichedelico. E’ ambiguo, riduttivo e un pò idiota applicato alla musica, vista la sua origine non musicale.
Tutte le espressioni potenti allargano la psiche: film, libri, quadri, musica, teatro. Cambiano le tue visioni e i numeri dei tuoi pensieri per sempre. Come etichettina di sottogenere rock è sempre stato un rottame. Roba da supermarket, da edicola.
Bisogna degenerare…..Ogni genere è una gabbia. C’è ben altro là fuori.

3) Essendo un veterano della scena musicale underground italiana, che cosa è cambiato dagli anni 80 ad oggi, secondo te? E’ meglio? Peggio? Ci sono più possibilità?

3) Mah… in Italia, come dappertutto, c’è tanta musica falsa, una specie di suono senza desiderio – come dico io, di pornofonia – e una specie di mafia oligarchica delle agenzie.
C’è più struttura. E’ tutto integrato, tutto statale. In altri momenti si avevano meno gruppi e maggiore senso di verità.
Comunque ogni annata ha le sue bottiglie buone. Mi viene da pensare che internet tutto sommato ha delle potenzialità che prima non c’erano…..

4) Non essendo più giovanissimi a volte, suonando in giro, colgo l’impressione che il linguaggio artistico che uso con il mio gruppo sia perfettamente compreso dai miei coetanei mentre mi sembra che, spesso, i più giovani ne siano assolutamente lontani.
Come se si parlasse una lingua arcaica, dimenticata. Eppure un certo tipo di sonorità (ad esempio il blues attraverso gruppi come White Stripes prima e Black Keys poi o la psichedelia attraverso ad esempio i Kasabian) siano patrimonio anche delle generazioni più giovani.

4) Ah ahaah!!!…..Non riesco a crederci! Viva le lingue arcane, primitive! Il blues e il rock’n’roll sono la base. La musica nera in genere. Sono anche la mia origine. Più per il linguaggio che per le forme.
Comunque nei live troviamo sempre dei ragazzini che rimangono spiazzati e colpiti. Preferisco quelli a un pubblico “erudito” che spesso ha in testa solo mappe di riferimenti. Noi siamo fuori dalle mappe.

5) Pensi che come ormai da tempo continuamente pronosticato il supporto fisico (CD, vinile etc) per l’ascolto sia destinato ad essere sostituito dalla musica “liquida” (file, mp3 etc) ?

5) No, credo di no. Però il suono è fatto d’aria, è invisibile, e in fondo i vinili e i cd sono solo cerchi di plastica che ruotano…. Non è straniante ?

6) La band ideale con cui ti piacerebbe suonare (valgono anche i defunti…)

6)
Una bella band con Richard Wright, Coltrane, Barrett , Son House e LaMonte Young non sarebbe male…

7) L’inevitabile lista di dischi da portare sull’ isola deserta

7)
Mmm…..Penso che ascolterei soprattutto i suoni dell’isola……..
Sto guardando una fila di formiche rosse che entrano in una fessura del muro sotto il sole…….
Fammi pensare…..l’isola deserta…
Sono attratto dalle cose intense…ti do dei nomi, random…….
il primo dei Red Crayola, John Lee Hooker, Leo Brouwer, Theatre of Eternal Music, Beefheart, John Fahey, AMM… Amalgam, Swell Maps, Steve Reich, Johnny Burnette, V.U., Gaspar Sanz, Coltrane, Breast Burn, Wire, LaMonte Young, One String Sam…..