Mutzhi Mambo – Veniamo per Te

Cd
Giugno 2009
Tiratura Cd: 500 copie
–COPRODUZIONE–

Formato: Genere:

10.00

Label

Area Pirata

1 in stock

Mutzhi Mambo – Veniamo per Te

Chiamateli Mutzhi Mambo.
La storia inizia nel 1998, quando ai tre membri fondatori (Lewis Balsamo-voce; Frenz Spina-chitarra; Poison Muzhi -contrabbasso) si uniscono Marcus Hür-batteria e Saint Ford-chitarra. Il progetto è di unire le sonorità malate di Cramps, Dick Dale e Tom Waits a dei testi in italiano ispirati alla narrativa horror pulp e all’hard boiled feroce di James Ellroy.
Nel 2002 pubblicano il loro primo album, “La Terra Brucia”, per l’etichetta di culto Nicotine Records . La loro miscela di rockabilly, surf, punk e blues acido convince fin da subito e l’album viene ottimamente recensito dalle principali riviste del settore. Lo stesso anno vincono il premio della critica al prestigioso “Rock Contest” di Controradio.
Nel 2006 escono per Billy’s Bones Records con lo split CD condiviso con i Bone Machine: “Storie Nere”, già divenuto un cult in cui si sono ridefiniti i canoni del rock’n’roll in lingua italica. L’accoglienza della critica è straordinaria, Rocksound definisce questo disco un “must to have”. In questi anni i Mutzhi Mambo hanno calcato i palchi di tutta Italia, con significative puntate in Austria e Germania, hanno suonato in festivals prestigiosi come l’Indipendent Explosion Tour e lo Swamp Room Happening. Hanno supportato personaggi di culto come Rudi Protrudi, Hugo Race e Tav Falco e bands come i Mad Sin, non sfigurando neanche quando si sono trovati ad aprire per artisti non propriamente affini, come Giuliano Palma e la Bandabardò, grazie all’energia che sprigionano nelle loro infuocate esibizioni live. I loro pezzi sono passati per le principali radio alternative italiane e su radio Rai 2.

La loro ultima fatica è l’album “Veniamo per te”, una co-produzione Billy’s Bones-Area Pirata: 13 canzoni fresche di stampa in cui il combo fiorentino si conferma come vera outsider nel panorama italiano.
I suoni più curati (il missaggio è stato affidato al veterano del rockabilly Marco Di Maggio) ne rendono la resa ancora più incisiva, riuscendo a trasmettere appieno la tensione tra la violenta immediatezza del loro rock’n’roll e l’originalità dei testi e delle visionarie tematiche trattate.
In qualche modo hanno saputo far incontrare Cramps e Tom Waits!
Taglienti ed ironici come sempre: The pulp side of macaroni rock’n’roll!!
Edizione limitata di 500 copie!
Un consiglio: non perdeteli quando passano dalle vostre parti…

TRACK LISTING:

1 Veniamo per Te
2 La Taranta di Floriano
3 Un Bimbo sul Leone
4 I Re del Kung-Fu
5 Jungla
6 Un’Altra Birra
7 Il Mummia Twist
8 Biondo
9 La Strega
10 Cosa Pensi Nilton?
11 Juana
12 La Diva del Varietà
13 Margarita in Aurelia

HAVE YOU LISTEN THIS RECORD?

REVIEW

Questo lo ascolto da qualcosa come quattro giorni di seguito. Ci sarà dentro anche il fattore amicizia nei confronti dei fiorentini Mutzhi Mambo , che conosco da anni, e ci sarà sicuramente dentro anche la produzione di due etichette per cui nutro stima incondizionata, ma digiàmogèlo: Veniamo per te è godibilissimo; siamo ad anni luce di distanza dalla pur buona discografia precedente a me nota (un cd su Nicotine e uno split coi Bone Machine: potrebbe esserci altro in cui non mi sono mai imbattuto). Rockabilly cupo e horrorifico, con testi in bilico tra lo humour nero e il grottesco: immaginate un po’ i Bone Machine meno psycho e più rock, con una sarabanda di sangue, mostri, bestie sbucate dalla Rue Morgue e assassini al posto dell’onnipresente concept blasfemo.
13 pezzi 13, ovviamente cantati in italiano e comprensivi di una cover tradotta e reinterpretata di un classico americano, come si usava nei favolosi (?) anni ’60 (“La strega” per “The witch”, vecchio cavallo di battaglia dei Sonics). Grande interpretazione vocale per tutta la tracklist, a tratti debordante sul recitativo. La band è in azione dal 1998, e si sente maledettamente.
Un disco che vi inchioderà alle cuffie con due numero nove a mo’ di spiedini tra gli auricolari e le orecchie. Consigliatissimo e pressoché obbligatorio. Parenti avvisati: contenuto immondo…

Simone – Lamette 06/09

I cinque psychopatici fiorentinin decidono di ripercorrere i sentieri del disco d’esordio, quel “La Terra Brucia” uscito ormai sette anni fa. E quindi ripropongono sia nella musica che nei testi tutti gli argomenti a loro cari.
C’è per esempio il tema della cospirazione aliena in Cosa pensi Nilton?,dove i gatti vengono considerati agenti al soldo dei marziani, le storie da bar dei bassifondi ne Il biondo, Un’altra birra e nella ghost track dedicata al loro eroe Chicken John, cover italianizzate dei Sonics (La strega è The Witch) e rendition sballate dal repertorio di Celentano (Un bimbo sul leone).
Il suono, mixato da Marco Di Maggio, è il misto tra i Cramps e i perdenti italiani dei Sixties, che oramai padroneggiano benissimo e che possiamo tranquillamente definire “garagebilly”, anche se qualche esperimento dark jazz e surf non manca e si fa apprezzare in questa piccola collezione di storie perdenti e maledette eppure spaventosamente divertenti.
Un ritorno graditissimo per una delle band più apprezzate del genere psychobilly nostrano.

Voto 8
Armando Autieri – Rocksound #132 07-08/09

Il terzo rantolo discografico del combo fiorentino è popolato da mostri, puttanieri, gangster, vecchie megere, mummie e tutta una pletora di personaggi grotteschi che si muovono nella scenografia di un trucido b-movie dove rimbombano desperate r’n’r, surf, spaghetti western e psychobilly in odor di garage-punk.
Adesso che “vengano proprio per me” lo escluderei, ma che vengano per ricordarci che esiste – e perbacco se deve continuare ad esistere!- una fottuta nicchia di r’n’r cantato in italiano che si rifà tanto a Clem Sacco e Ghigo quanto a Tom Waits (la spettacolare Un’altra birra) e ai Cramps, bè, questo è poco ma sicuro.
Convengo che questa è una frasetta un po’ troppo ad effetto, eppure “The pulp side of macaroni rock’n’roll” mi pare la definizione più azzeccata per la musica meravigliosamente fuori dalla grazia di dio dei Mutzhi Mambo.
Voto 7
Manuel Graziani – Rumore #210-211 07-08/09

 

Se fosse solo una questione di qualità, il garage italiano meriterebbe un’esposizione mainstream e un airplay radiofonico massiccio. Ma siccome questo è il paese di Laura Pausini e degli 883, i nostri rocker non si spostano, purtroppo, tanto lontano dal luogo che dà il nome al genere stesso. Spiacenti, questa non è la Scandinavia, ma il Belpaese.
Questo mi viene da pensare ascoltando il primo vero disco dei cinque milanesi, dodici pezzi equamente divisi tra ottime rendition (su tutte “Take it as it comes” dei Doors) e originali che lasciano sbalorditi per potenza e fantasia.
Voglio dire, due palle di cannone come “You make me sad” e “Your heart is made of stone” sono in grado di sfondare qualsiasi muro, e la bestiale “just a waste of time”, se fosse uscita venticinque anni fa come singolo sul catalogo della Bomp avrebbe fatto sfraceli in tutto il mondo.
Applausi a scena aperta, sperando che almeno nell’underground il garage di casa nostra possa mantenersi su questi livelli.

Armando Autieri – Rocksound #135 09/09

 

Veniamo Per Te più che un titolo è uno slogan, l’urlo di battaglia di un manipolo di alieni, invasori usciti direttamente da uno di quei vecchi film di fantascienza per terrorizzare un pubblico ancora innocente e privo di malizia.
Oggi le cose sono cambiate, i film sono frutto di manipolazioni al computer e la musica che li accompagna ha lo stesso sapore dei panini comprati sul treno. I Mutzhi Mambo, al contrario, se ne fregano del progresso e delle innovazioni tecnologiche e tornano indietro a quei sapori ormai dimenticati: la loro è musica in cui la fantasia ha ancora un posto primario, che racconta con il linguaggio dei b-movies di alieni a caccia di sangue e mostri in cinemascope. Il suono è psychobilly, venato di garage, beat e proto-punk, comunque sempre e spavaldamente fuori tempo massimo e lontano anni luce dalla modernità, è scarno ma rotondo, sa di legno stagionato come un buon whisky e lascia che le parole vengano fuori distinte e ben scandite, perché le cose che hanno da dire non vadano perse. Un po’ come capita con la storia del re del kung-fu, paradossale e surreale come un quadro di Dalì e cruda come una scena di Amore Tossico, irresistibile nella sua assurdità senza rete. Veniamo Per Te è un disco sopra le righe sotto ogni punto di vista, si infila nello stereo senza chiedere il permesso e tira fuori il lato peggiore dall’ascoltatore, ma lo fa con l’ironia tipica di altri tempi, quando si poteva ridere di tutto senza sentirsi in colpa e si poteva gioire di un disco come questo senza dover dare giustificazioni di sorta. La mummia ha già cominciato un altro boogie per il dio Ra e cerca un cavaliere, siete pronti?

Michele Giorgi – Audiodrome 07/09

Anche se Lux Interior è morto il suo spirito, e soprattutto le sue maledizioni continuano ad impossessarsi del rock’n’roll. Ed è quello che ha fatto anche con i Muthzi Mambo, che sono sicuramente dei suoi figli ancora più degenerati e perversi.
Questi cinque loschi figuri che non sfigurerebbero in un b movie italiano degli anni ’70, ma perché no anche in un film di Quentin Tarantino, sfoderano tredici brani densi del più verace e sanguigno rock’n’roll. Lo spirito punk li caratterizza per il gusto della provocazione, si miscela perfettamente con il rock crampsiano e con i numerosi omaggi ai favolosi anni ’50, quelli che facevano ancheggiare anche le ragazze più morigerate.
Tra serrati rock’n’roll, riferimenti al garage del periodo Nuggets, un blues alla Tom Waits , coretti easy ed omaggi ai film di Sergio Leone ‘Veniamo per te’ scorre che è un piacere e trasmette tanta energia e voglia di ballare per tutta la notte.

Vittorio Lanutti – Kathodik Webzine 06/09

I Mutzhi Mambo sono legati a doppio filo ai Bone Machine; hanno condiviso uno split anni fa, escono per l’etichetta del loro cantante Jack Cortese (oltre che per Area Pirata) e sono tra i pochissimi a suonare uno psychobilly oltretombale e soprattutto cantato in italiano.
Provengono dallo stesso inferno ma da gironi diversi, se i Bone Machine ti convinceranno a vendere l’anima al diavolo i MM verranno a riscuoterla e sarà dannazione eterna.

In questi 13 brani il combo fiorentino scava alle radici del rock’n’roll mescolando Cramps, Tom Waits, Sonics e compagnia bella con effetti spesso ipnotici, ricordate la scena di Beetlejuice in cui gli inquilini iniziano a cantare contro la loro volontà? Non è escluso che potrebbe succedervi qualcosa del genere: cadere in trance, assumere un espressione zombiesca e ballare tarantolati mentre i MM sfoderano i loro colpi migliori. Due le cover, “Un bimbo sul leone” di Celentano e “The Witch” dei Sonics per che l’occasione diventa “Juana” , entrambi riuscitissime soprattutto la prima. L’eccessiva lunghezza del disco può essere un limite, nei pezzi più lenti si corre il rischio di rompersi un pò le palle ma niente di grave, succederà al massimo un paio di volte in 50 minuti.

Menzione finale per i testi, grotteschi e originalissimi, ricchi di personaggi paradossali; pollice in alto per questa banda di maledetti , versatevi dell’assenzio e godetevi il disco.

Voto 4 di 5

Stay Punk 02/10

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