Effervescent Elephants Ganesh Sessions

CD digipack
Marzo 2017
Tiratura: 300 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

150 disponibili

Effervescent Elephants Ganesh Sessions

(In 2011 The Effervescent Elephants start recording an album with Claudio Rocchi, but once finished they remain in the studio and decide to record some of those anthems they had played all around during the 80s, along with some previously unreleased songs. The result is what the band consider their musical testament for different reasons.
So, intense nights, very oriental, hence the title of ‘Ganesh Sessions’, aiming to the Indian and Eastern music that have been always their trademark)Gli Effervescent Elephants entrano in studio, in forza della collaborazione con Claudio Rocchi. E’ il 2011 e la band decide di rimanere in studio a registrare anche una volta terminato l’album con l’ex-Stormy Six, gli stimoli non mancano e quindi nasce la voglia incidere di nuovo alcune delle canzoni che hanno portato in giro negli anni ’80 e aggiungere dei brani inediti per quello che loro stessi, per varie ragioni, definiscono il testamento musicale della band.
Notti intense, molto orientali, da qui il titolo di ‘Ganesh Sessions’, anche a ribadire come la musica indiana e quella orientale siano stati un loro marchio di fabbrica.

TRACK LIST:

1 – Indian Side (Lodovico Ellena) 8:56
2 – My Generation (Lodovico Ellena / Domenico Salussolia) 2:28
3 – Confusion In Marrakech (Effervescent Elephants) 4:34
4 – Goodnight Vienna (Lodovico Ellena) 3:00
5 – December (Michele Marinò) 3:23
6 – Astronomy Domine (Syd Barrett) 8:24
7 – Radio Muezzin (Lodovico Ellena) 3:51
8 – Maize (Syd Barrett – Arr. Lodocivo Ellena) 4:21
9 – Astral Raga (Lodivico Ellena) 11:23
10 – It’s Raining (Lodovico Ellena) 3:29

BONUS TRACK
11 – Apollo e Le Muse (Claudio Rocchi / Lodovico Ellena – Remix by Robby Rave) 4:46

Total timing: 59′ 45″

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Recensioni:

L’epopea degli Effervescent Elephants è un pezzo di storia della psichedelia italiana. Il gruppo di Lodovico Ellena, vulcanico personaggio cultore della cultura ’60, deve il suo nome, come chiunque dovrebbe sapere, da una canzone di Syd Barrett.
In pieno ’60 revival negli anni ’80 gli Elefanti erano, senza ombra di dubbio, uno dei pochi gruppi che si potevano defininire “psichedelici” assieme ai No Strange, ai Technicolour Dream, ai Birdmen Of Alkatraz e agli Steeplejack. Il loro “Something To Say” pubblicato dalla mitica Electric Eye del guru Claudio Sorge nel 1987 è un piccolo classico del genere. Ellena ha dato anche alle stampe “Storia della psichedelia italiana“, un volumetto imperdibile per chi volesse farsi un’idea di come il nostro paese ha avuto una sua gloriosa e oscura storia in questo ambito. Come dimenticare Le Stelle di Mario Schifano e Chetro e Co.? O un personaggio come Claudio Rocchi che poi collaborerà proprio con gli Elefanti nel 2011? Ellena, nel corso degli anni, è stato attivo anche con altri gruppi tutti riconducibili al verbo psichedelico fra cui gli acustici e mistici Folli di Dio e gli Astral Weeks.
Ora Area Pirata di Pisa pubblica “Ganesh Sessions“, un imperdibile cd che documenta delle ispirate registrazioni del 2013 effettuate in quel di Alice Castello, paese di orgine del gruppo. La formazione comprende, oltre ad Ellena ala voce e alla chitarra, Aldo Casciano alla batteria, il “visionario” Sergio Monti al basso e Lorenzo Proverbio alla chitarra e alle tastiere ovvero membri storici degli Effervescetn Elephants. La musica rifulge di antichi classici del gruppo come “Indian Side”, la trascinante e “arabeggiante” “Radio Meuzzin e “It’s Raining” oltre a due ispirate cover di “Astronomy Domine”, dal primo leggendario album dei Pink Floyd e “Maize” dal secondo disco di Syd Barrett. Ma “Confusion Is Marrakesh” e “Astral Raga” sono altri pezzi ricchi di aromi orientali e lisergici che rivelano un “feeling” genuino con la psichedelia. Come bouns track c’è anche un remix elettronico di “Apollo e le muse” proveniente dal lavoro in collaborazione con Claudio Rocchi. Non esitate, se avete un cuore psichedelico fate vostro questo cd.

Vote: 4/5
Cesare Buttabuoni – Debaser.it 02/04/2017

Attivi dagli anni 80, i piemontesi Effervescent Elephants hanno sempre incarnato la via italiana alla psichedelia, quella più vicina allo stile brtitannico e alle visioni care a Syd Barrett. Nel 2011 dopo l’impegno con Claudio Rocchi, decisero di rimanere in studio di registrazione e di riprendere alcuni vecchi brani in nuova versione, tra cui alcuni inediti. Non manca un omaggio agli amatissimi primi Pink Floyd con una versione heavy blues di “Astronomy Domine” e vari viaggi sonori in mille direzioni. Come sempre, una garanzia.

Tony Face Bacciocchi – RadioCoop 18/04/2017

 

E’ un viaggio intenso e lisergico, sospeso fra garage, rock, beat e musica orientale quello che trasuda da “Ganesh sessions”, nuovo disco dei mitici Effervescent Elepahants (nome storico della psichedelia italiana), appena pubblicato per Area Pirata. Una cavalcata sonica che si snoda lungo dieci pezzi eterogenei – anche per durata, tanto che alcuni toccano persino gli 8 e gli 11 minuti -; una manciata di canzoni che sanno spiazzare, confondere e allo stesso tempo ammaliare l’ascoltatore.
Non a caso, in studio con la band, a registrare questo materiale che risale al 2011, c’era anche un’icona della musica Anni Settanta come Claudio Rocchi, scomparso quattro anni fa e vero e proprio maestro della sei corde. E così, tra riff poderosi di chitarra mescolati a suggestioni orientaleggianti (“Radio Muezzin”), lunghe cavalcate strumentali (“Astral raga”) e persino ballatone garage-rock (“Maize”) l’ascolto di quest’album assomiglia a un’immersione a occhi chiusi e a orecchie spalancate in un mare di suoni acidi e luccicanti; una raccolta di preghiere, invocazioni e salmi suonati da un gruppo di devoti a Shiva in piena estasi mistica per il rock’n’roll. “Ganesh sessions” è un disco magico in ogni sua piccola nota.
Un album apparentemente difficile e ostico all’approccio, ma anche facilissimo da amare. Appena si schiaccia il tato play si parte e non si sa dove si arriva. Neppure al termine dell’ultimo pezzo.

Diego Curcio – Genova Quotidiana 27/04/2017

Gli Effervescent Elephants di Vercelli furono la band che versò spezie esotiche nella grolla della scena neo-psichedelica italiana degli anni Ottanta. Un precipitato di polveri indiane e mediorientali che galleggia dentro una teiera in un intorpidito pomeriggio psichedelico inglese e che viene ottimamente simboleggiato dal Ganesh ritratto in copertina e a cui queste sessions eseguite a valle della collaborazione con Claudio Rocchi pubblicate all’epoca dalla Psych-Out e che sono in larga parte esercizi sul vecchio repertorio della band (Indian Side dal loro album di debutto, It’s Raining da Indian Corn Expasions, My Generation e Goodnight Vienna da 16 Pages, la storica Radio Muezzin e l’altrettanto epocale cover di Maize pubblicate ai tempi d’oro sul piccolo formato cui si aggiungono un lunghissimo raga in memoria di Rocchi, un remix elettronico di Apollo e le muse scritta proprio con il cantautore milanese e un altro paio di cover come la bellissima rivisitazione della December del nostro orgoglio Strange Flowers e una stravolta Astronomy Domine dei sempre amati Pink Floyd che Ludovico Ellena aveva già interpretato sul suo personale omaggio a Barrett di dieci anni fa).
Il risultato è come sempre qualcosa di profondamente onirico, che nonostante tragga ispirazione da certo beat fatato inglese (Barrett, si. Anche se io c’ho sempre più sentito Donovan dentro i loro dischi, ma io la musica la ascolto col quarto occhio, NdLYS) resta fondamentalmente svincolato dai rigidi e compassati schemi di tanta musica occidentale e dentro le cui spire chi mal digerisce i raga alla Ravi Shankar troverà difficile rifugio, ad ulteriore conferma che gli elefanti effervescenti con tutta la scena “neo-psichedelica” da cui quasi tutti sono scappati come i topi quando sta affondando la nave, c’entravano poco. Loro non erano lì per caso. Forse c’eravate finiti per caso voi.

Lys Di Mauro 01/05/2017

Ho con la psychedelia un rapporto ambivalente, mentre quello con la musica etnica è decisamente conflittuale, se da un alto adoro i pezzi brevi come quelli di 13th Floor Elevators, primi Pink Floyd e Chocolate Watchband dall’altro fatico a digerire le lunghe suite di band quali Quicksliver Messanger Service e Grateful Dead. Vengo dalla scuola del punk-rock ed anche se sono meno intransigente di un tempo considero sempre perfetta la canzone che duri al massimo quattro minuti.

Questa mia predilezione non può che riflettersi sul giudizio che darò di questo album.

Frutto della reunion di una band storica quali gli Effervescent Elephants che dimostrano fin dal nome, una storpiatura del pezzo di Syd Barrett Effervescing Elephants, la loro ammirazione per gli unici Pink Floyd che valga la pena ascoltare e per quello che fu il loro lunatico leader, questo Ganesh Sessions conta in scaletta undici pezzi di levatura mediamente molto valida.

I pezzi del disco che più hanno solleticato le mie corde di ascoltatore sono il freakbeat della coincisa My Generation, l’evocativa Goodnight Vienna e, sopratutto, la rilettura di un pezzo composto da un altro gruppo italiano dall’incommensurabile valore gli Strange Flowers, December vera e propria vetta di questo album. Non mancano ovviamente gli omaggi alle sopracitate guide spirituali della band di cui vengono eseguite un’ottima versione di Astronomy Domine e di Maize, altra storpiatura rispetto al titolo originale Maise.

Presente anche il pezzo che segnò l’esordio del combo vercellese ovvero quella Radio Muezzin che dava il titolo al loro primo 7″. In definitiva il tempo è stato davvero gentiluomo con Lodovico Ellena e compagni preservandoli in uno stato di forma più che dignitoso. Per chi ha vissuto gli anni ’80 un piacevole tuffo nel passato e per tutti gli altri una ghiotta occasione per avvicinarsi ad una band ricca di talento e originalità.

Voto 7/10
Luca Calcagno – IYE.ezine 31/05/2017

Era da un pezzo che non mi capitava di recensire un’uscita Area Pirata e sinceramente iniziavo a sentirne la mancanza. Le coraggiose proposte dell’etichetta toscana sono spesso delle scommesse difficili da vincere e per questo non posso che apprezzarle ancora di più, specie in questo periodo di riciclo del vintage rock nel circuito hipster, dove le bombe molotov vengono trasformate in boccioni di bagnoschiuma super spumeggiante e rigorosamente anallergico. Riuscire ad operare questa conversione con le band nel roster di Area Pirata è spesso impossibile, sfortunatamente per le loro tasche ma fortunatamente per le nostre orecchie.

Lontanissimi da pose siliconate e da apparenze accattivanti, gli Effervescent Elephant, di sicuro non rispondono ai canoni hipster. Pieni di imperfezioni in ogni reparto, dalla banalità del titolo scelto per l’album all’esecuzione di alcune parti sparse tra le 11 tracce in scaletta, non mancano affatto in anima ed intensità. Album come Ganesh Sessions, piacciano o meno, sono produzioni di gente autentica che esprime rock in modo autentico, senza filtri. Per via della totale assenza di rileccature, non piacerà a molti, perché ai più piace il rilecco, non il rock.

Questo disco è una goccia di lsd che si tuffa nel Gange in una notte senza luna. Una session – appunto – lisergica più che un album in senso stretto. Un viaggione tra atmosfere esotiche provenienti da lontano, forse da un mondo che coincide solo in parte con la realtà quotidiana. Lo si ascolta dalla prima all’ultima traccia senza percepire cali di energia e credo sia questo il modo migliore per gustarselo, tutto di fila. Del resto, sospetto che il sentirsi improvvisamente riprecipitare su questo mondo, mentre si è nel bel mezzo di un trip mistico, non debba essere una bella sensazione.

D’impostazione chiaramente 60’s, con una strizzatina d’occhio ai Pink Floyd di Barrett e ai Beatles meno scanzonati, gli Elefanti Effervescenti propongono lo psych rock orientaleggiante che hanno sempre adorato suonare sin dagli anni Ottanta, quand’erano all’apice dell’attività. Peccato che Ganesh Sessions sia il capolinea per la band, che di fatto lo considera il proprio testamento musicale.

Lo so, per una gruppo del genere è impossibile giungere a compromessi con un ambiente che fa sempre più schifo, ma magari in futuro ci ripenseranno.

Andrea Sestri – The New Noise 29/07/2017

Ci sono voluti ben sei anni al gruppo vercellese Effervescent Elephants per dare alla luce quello che loro stessi hanno definito il proprio “testamento musicale”. Questo “Ganesh Sessions”, iniziato ad incidere nel 2011 con il cantante Claudio Rocchi, racchiude perfettamente l’essenza della band, che porta a termine un viaggio sonoro inaugurato nella seconda metà degli anni ’80.
Tutto il disco racconta perfettamente il mood della band, che affonda le proprie radici nel vasto universo della psichedelia, da quella inglese anni ‘60/’70 a quella ispirata alle sognanti armonie orientali. Un concetto chiarissimo fin dalla prima traccia, i quasi 9 minuti di Indian Side, in cui i viaggi ultrasensoriali à là Syd Barrett incontrano gli strumenti tipici della musica tradizionale indiana. La commistione tra orientalismo e psichedelia “europea” rimane il filo conduttore di tutto l’album (My Generation, December, Radio Muezzin tra le altre), fino alla chiusura del cerchio con la visionaria cover di Astronomy Domine proprio dei Pink Floyd, l’espressione ultima di un suono che coinvolge più di uno tra i sensi “ordinari”, portandoli in nuove dimensioni. Un risultato pregevolissimo che giustifica ognuno dei sei lunghi anni di attesa.

Voto: 8/10
Riccardo Resta – Distorsioni 30/06/2017

Gli Effervescent Elephants, uno dei nomi di punta della neo-sixties italiana degli anni ’80, tornano sul luogo del delitto. Eh già!, perché dopo aver lavorato con Claudio Rocchi (Stormy Six) in cabina di regia, per il loro ultimo lavoro in studio nel 2011, decidono di lavorare ancora con quest’ultimo per incidere di nuovo alcuni dei brani che hanno pubblicato negli anni ’80.
I brani in scaletta, quasi tutti scritti dal leader, Lodovico Ellena, hanno un’aria totalmente vintage, perché la psichedelia domina il disco. In omaggio all’autore a cui hanno preso il nome della band, dato che “Efferscent elephants” era un brano del secondo disco di Syd Barrett, il disco ha un ritmo rallentato e ampio e vi trova spazio anche la cover dei Pink Floyd “Asrtronomy domine”. Gli anni ’60 dominano in tutto il disco, tra momenti quasi beat (“December”), velvettiani (“My generation”), da flower power (“Astral raga”), fino all’ottimo blues della cover di Barrett di “Maiza” arrangiata da Ellena. La conclusione è riservata al remix di “Apollo e le muse”, ad opera di Robby Rave, nella quale elettronica e psichedelia si fondono magicamente.

Vittorio Lanutti – RockOn.It – 16/07/2017

 

Area Pirata, sempre sia lodata, riesuma questa session degli Effervescent Elephants datata 2013 nell’ambito di un’ampia operazione di recupero di ciò che definiremmo memoria storica, preziosa memorabilia, nuova coscienza di massa e quant’altro all’insegna dell’italian pride musicale.
Impresa titanica certo, da cui non sfugge, chiaramente per merito, la band di Vercelli capitanata da Lodovico Ellena il mastermind della neopsichelia tricolore degli anni 80.
“Ganesh Sessions” fotografa con precisione millimetrica il (probabile) testamento sonoro post collaborazione con Claudio Rocchi del gruppo: le influenze orientali riattate, la devozione quasi totale ai primi Pink Floyd e Syd Barrett, quell’amalgama unica che ha reso le sonorità degli Effervescents Elephant motivo di culto al di là di mode e redazionali.
L’album esce qualche mese fa in confezione digipack limitato a 300 copie e gli 11 pezzi della tracklist altro non sono che reinterpretazioni 2.0 di alcuni loro cavalli di battaglia tra cui spiccano per impatto “Indian Side”, “Radio Muezzin”, “My Generation”, “It’s Raining” e le immancabili cover di “Maze” (Barrett) e “Astronomy Domine” (Pink Floyd).
La vera sorpresa però è “December” brillantissima cover degli Strange Flowers, orgoglio pisano, suonata e vissuta con un’intensità devastante: come se i Dream Syndicate strafatti di acido ed il Paisley Underground tutto fossero nati e cresciuti nella tranquilla provincia piemontese di una dimensione parallela. In un solo aggettivo STUPENDA!
In chiusura si fa apprezzare anche “Astral Raga” la lunghissima composizione (11’23”) in memoria di Claudio Rocchi, vero e proprio mentore degli EE, che ha le tinte del viaggio cosmico senza tempo e senza direzione più che di masturbazione estetica.
Resta poi lo spazio per il remix elettronico di “Apollo e Le Muse”a chiudere “Ganesh Sessions”, brano scritto a quattro mani proprio con l’artista milanese, e che non stona assolutamente nel quadro d’insieme di questo bel progetto.
Ecco: questi erano gli Effervescent Elephants, dervisci in un’Italia irriconoscibile e forse riconoscente, corrieri cosmici votati all’esotismo e alla psichedelia sixties, sciamani sinceri al netto di pesanti etichette e tristi revivalismi:

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 20/08/2017

Interviste: