Dome La Muerte & the Diggers S/t

Cd digipack
Novembre 2007
Tiratura: 700 copie
–COPRODUZIONE–

Etichetta: Area Pirata

10.00

Esaurito

Dome La Muerte & the Diggers S/t

(After the appetizer (7″ Sorry, I’m a Digger), here is it
the combo of Dome La Muerte & Co. ready to let us run wild
for the length of the whole ALBUM!!!
A New band led by Dome La Muerte, formally of Not Moving and CCM, with a high energy mix of Dead Boys, Heartbreakers, Who & Sweet!!
Special Guest Rudy Protrudi (the Fuzztones)!!)Atteso debut album per la superband capitanata da Dome La Muerte, membro fondatore dei mitici CCM (prodotti da Jello Biafra), chitarrista dei Not Moving e leader degli Hush; ora con i DIGGERS non sta ritornando sulle scene, no perché lui non è mai sparito. Ha sempre portato avanti le sue idee musicali collaborando con musicisti, scrivendo musiche per spettacoli teatrali e colonne sonore per film come “Nirvana” di Salvatores. Oltre a Dome, nei DIGGERS suonano e sudano Emiliano (già batterista dei Liars poi Performance, Not Right), Lady Casanova al basso (ex Not Right) ed a completare la formazione Matteo “Basetta” fondatore di Thunder Rod ed, assieme ad Emiliano, tuttora nel combo Mirteto Hillybilly Barbecue.

La parola DIGGERS racchiude un concetto che penso debba essere chiarito…sì…perché i Diggers erano parte di un muovimento politico nato a fine 800 e che, negli anni ’60 è stato riportato alla luce attraverso scorribande e sistemi di lotta goliardici contro il dilangante perbenismo e l’ipocrisia borghese di cui la società americana si era “democarticamente” fatta paladina in quegli anni.

Ora…accennati gli elementi e le radici dei DIGGERS siete pronti a fare proprio questo disco… Spazio alle melodie, agli intrecci di chitarra ed ampie dilatazioni di psichedelica memoria, un disco suonato, sanguigno, creativo, figlio del rock ed assetato di riscatto. Ospiti Maria Severine (Not Moving) che percuote il piano in “Get Ready”, Mikefuocos (Los Fuocos) che arricchisce di ritmo la rollingstoniana “You Shine on me” e l’icona FUZZ Rudi Protrudi (the Fuzztones) che ha omaggiato i DIGGERS incidendo le raffinate parti di armonica in “Blue Stranger Dancer”, cantando in “Heart Full Of Soul” ed interpretando parti di “Sorry, I’m a Digger” loro “manifesto”.
Insomma, le canzoni scorrono via fumanti fra garagepunk, psichedelica e rock’n’roll tanto aggressivo quanto delicato, incisivo per i suoi messaggi e riff; capirete il perché di queste mie parole nel momento in cui l’ultimo brano “Cold Turkey” finirà e la prima cosa che farete sarà pigiare “play”. Se anche voi, dopo l’ascolto di questo album diventerete dei potenziali DIGGERS, ricordatevi di scusarvi con vostra madre!

TRACK LISTENING:
1> Get Ready
2> Blue Stranger Dancer
3> Demons
4> Sorry, I’m a Digger
5> “Bad Trip” Blues
6> Fire Of Love
7> Heart Full Of Soul
8> You Shine On Me
9> Gimme Some
10> Cold Turkey

DISCOGRAPHY:
“SORRY, I’M A DIGGER” – 7” – 2007 (Area Pirata)
“Wild Sound From The Past Dimension” – AA.VV. – 2007 (Go Down Records)

Consigliato:

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Recensioni:

Dome la Muerte è un grandissimo, sostengo questa tesi dopo averlo ammirato prima con I CCM e poi con i Not Moving. La sua chitarra è un vero spettacolo, insieme a lui Emiliano (ex Liars) e Lady casanova ex Not Right. Il disco è molto energico, qui si prende con forza il garage, il lo-fi e gli si da una bella strizzata, il risultato è di grande livello. Non dimenticatevi che Mister Fuzz Rudi Potrudi aiuta spesso la band vedi la fantasmagorica Blue Stranger Dancer. Il pezzo che mi fa stare veramente bene è Sorry, I’m a Digger, sentite gente questa è veramente tanta roba, non so proprio come descrivervela ma fa le buche in terra, il ritornello vi fa rasentare l’orgasmo!!!!! Tre le cover, Fire of Love, Heart Full of Souls e la splendida Could Turkey, ed anche questa è una vera chicca. Che dire, secondo me uno dei migliori dischi “italici” degli ultimi anni.

Trippa Shake 12/07

Torna alla ribalta Dome La Muerte , praticamente leggendario chitarrista di Cheetah Chrome Motherfuckers e Not Moving, in realtà mai uscito di scena. Uno dei pochi dischi di fine anno di cui attendevo impazientemente l’uscita, dal momento che il singolo precedente addirittura scintillava. Gli amanti del garage punk rock’n’roll made in Italy possono correre immediatamente del rivenditore di fiducia o sul mailorder di Area Pirata perché il disco è un capolavoro assoluto del suo genere. Stonesiano e maledettissimo, con tanto di incursioni barbariche di Rudi Protrudi (Fuzztones) all’armonica, Maria Severine (già Not Moving) alle tastiere e Mikefuocos (Los Fuocos), back vocals e percussioni, per un cocktail ribollente e venefico. Sia subito chiaro che qui c’è poco da scherzare: un prodotto qualitativamente a questi livelli esce una volta ogni lustro e mezzo, se tutto va bene, e girerà e rigirerà pertanto nel mio lettore fino a consunzione del laser.

10 tracce 10, quanto basta per dire tutto, e una scaletta che shakera episodi spettacolori di fattura originale (“Get ready” e “Sorry I’m a digger” su tutti) con rivisitazioni di classiconi vintage estrapolati con raffinato criterio: nella fattispecie, “Fire of love” di Jody Reynolds, “Heart full of soul” degli Yardbirds e “Cold turkey” di John Lennon. Una menzione a parte per la semiacustica “You shine on me”, sapientemente infarcita di slide guitars. A rafforzare le parti vocali, curatissime, si sprecano coretti in stile “Salt of the heart”/”Sympathy for the devil”.

Mi inchino di fronte alla maestà dei Diggers : ormai sono completamente assuefatto.

Uno dei migliori dischi dell’anno. Anzi no, forse proprio il migliore. Sissì.Emanuele Tamagnini – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine 12/07

Band come queste vanno pensate, immaginate e quindi testate dal vivo. Band come queste trasformano giorni grigi in feste lunghe tutta la notte. Band come queste confermano che il rock’n’roll puro e selvaggio è ancora la miglior musica che uomo possa produrre. Inutile girarci attorno. Band come queste danno gioia. Di vivere. Band come i Dome La Muerte & The Diggers debuttano avendo alle spalle anni di esperienza marchiata on stage. Gli anni dell’Italia trafitta dalla wave e dalle sue numerose filiazioni. Dome La Muerte è il leader. Il volto scavato dal vento di un’avventura iniziata 17enne con gli Upper Jaw Mask , proseguita con i Cheetah Chrome Motherfucker (CCM) e impreziosita dalla permanenza nei recentemente rivampati Not Moving . Ma non solo. Anche Hush , MGZ e Le Signore . Una line up, quella attuale, composta da mestieranti della scena coadiuvati per l’occasione da alcuni ospiti deluxe che rispondono al nome di Rudi Protrudi oltre a membri di Not Moving e Los Fuocos . Tintinnio di bicchieri vuoti, nuvole di fumo, gessati, basette abnormi, biancheria intima lasciata negli angoli, stones’n’roll ad alto tasso alcolico. Notti in bianco. Psichedelia di stampo garage. Riff e armonica. Un brano morbosamente appiccicato ad un altro. La stagione del sesso. Il rock’n’roll di fattura sixties. L’attitudine da cani randagi. E uno sguardo al cuore.

Simone – Lamette 12/07

La

scorsa estate ho visto un loro concerto. Il batterista, nonostante

avesse un polso infortunato ci dava dentro come un dannato.

Dome La Muerte , storico esponente del

punk-rock’n’roll più sotterraneo di casa nostra (fondatore dei

CCM , chitarrista dei Not Moving e leader degli

Hush ) dirigeva la band, la bella e giovane Lady

Casanova al basso incantava e “basetta” Gioli

sprizzava spirito garage-rock da tutti i pori della

chitarra.
Appena uscito il loro esordio ho dovuto averlo. È stata una

bella conferma.
Ti viene voglia di alzare il volume già dall’iniziale

Get Ready , spacca-coda dall’andamento

rollingstoniano che mette in chiaro subito una cosa: non ci saranno

momenti di tregua. E lo stesso vale per il seguente Blue

Stranger Dancer , sporchissimo blues con Rudi

Protudi all’armonica, Sorry I’m A Digger

, inno di rivolta gioioso e scanzonato da vera

punk-band con i controfiocchi, “Bad Trip” Blues

, cavalcata psichedelica classica dal titolo

inequivocabile, Gimme Some , altro gran

spacca-coda dal sapore rollingstoniano e la cover notturna di

Cold Turkey (John Lennon), con

chitarre taglienti e un ritmo pestante.

Se volete rivitalizzare il Natale, bruciare le luminarie

dell’alberello e magari far cadere neve nera su di un presepe dove

ballano tutti come pazzi questa musica fa per voi.
Abbasso le tradizioni, Viva Dome La Muerte and the Diggers!

L’Alligatore – Smemoranda Webzine 12/07

 

12/07

Dome La Muerte è un personaggio di

quelli che tutti dovrebbero conoscere, e che una volta conosciuto

nessuno potrebbe dimenticare. Artista poliedrico, e virtuoso della

chitarra, Dome ha suonato tra gli altri nei C.C.M. e nei

Not Moving , da anni si occupa di promuovere la cultura dei

nativi americani, collaborando a diversi progetti con Lance Henson e

John Trudell, ed ha anche scritto musiche per spettacoli teatrali e

colonne sonore per film come “Nirvana” di Salvatores. Questo per

introdurlo. Con lui stavolta suonano anche musicisti provenienti da

Liars , Not Right e Thunder Rod Company, a

formare una band che giunge al primo lavoro sulla lunga distanza a

poche settimane dal precedente, ottimo, sette pollici sempre su Area

Pirata. Rock’n’roll sporco e marcio, garage punk che spesso sfocia

nel punk tout court, ma conserva evidenti radici beat e fuzz. Non

è un caso che con Dome ed i Diggers collabori, tra gli altri,

anche Rudi Protrudi , che omaggia la band con la sua raffinata

armonica in “Blue Strange Ranger“, e cantando su “Heart

Full of Soul” e nel manifesto “Sorry, I’m a Digger“. Dieci

i brani presentati, tra i quali, senza nulla togliere agli altri

sette, segnalo senza dubbio le già citate “Blue Strange

Ranger”, marcissimo blues, e “Sorry, I’m a Digger“,

più punk, come pure “Gimme Some” che cita anche i

Rolling Stones. Ottimo garage punk’n’roll!

Riki Signorini – Ribelli a Vita Blog

 

Dopo averci incuriosito con un sette pollici di cui ci siamo

occupati qualche tempo fa, la nuova creatura di Dome La Muerte (CCM,

Not Moving, Hush…) torna a colpire con un album che ne conferma in

pieno le potenzialità e affonda definitivamente il colpo.
Garage, rock’n’roll e psichedelia sono gli elementi principali, ma

non esclusivi, di un mix trascinante e coinvolgente, capace di

passare dalla ruvida sensualità al romanticismo (“You Shine On Me”),

senza perdere mai il piglio tipico del ribelle che permea il dna di

questa musica al di fuori di ogni confine spazio/temporale. Perché,

vale la pena sottolinearlo, il rock’n’roll resta ancora oggi musica

genuina e capace di emozionare, incurante delle rughe e delle

cicatrici che gli anni hanno tracciato sulla sua pelle coriacea. Non

importa quanto questo discorso appaia retorico o stereotipato, quello

che conta è unicamente la credibilità di chi imbraccia gli strumenti

e l’energia che gli stessi riescono a riversare sull’ascoltatore.

Forti della presa dei brani originali e delle proprie capacità, i

Diggers si permettono anche di affrontare alcune covers (la sempre

ammaliante “Heart Full Of Soul” su tutte) e di chiamare al proprio

fianco gli amici Rudi Protrudi (Fuzztones, se mai ci fosse bisogno di

rammentarlo), Mikefuocos (Los Fuocos) e Maria Severine (Not Moving).

Il sapore finale è quello di una festa, o meglio della celebrazione

di un rito di cui mai ci stancheremo. Un altro centro messo a segno

da quel mito di Dome La Muerte, fa piacere sapere che in giro c’è

gente come lui. Inutile dilungarsi oltre, decisamente meglio lasciar

parlare le note.

Michele Giorgi – Audiodrome 12/07

 

Come sempre, quando ti ritrovi a dover recensire un disco di semplice punk’n’roll, c’è ben poco

da dire. E’ il caso di questo debutto sulla lunga distanza per i Diggers di

Dome La Muerte, che in passato ci ha abituati a cose più o meno riuscite, ma

che mai si sono discotate più di tanto da certi binari.

Sappiamo cosa aspettarci, e non restiamo delusi. Dieci brani diretti e

suonati col fuoco al culo, alla faccia dell’anagrafe del capobanda, che

inchioderebbe alla poltrona del pre-pensionamento la maggior parte dei comuni

(rocker) mortali, ma non lui. Domenico, pisano d.o.c. che in carriera la sei

corde l’ha strapazzata parecchio. Tre versioni (una di fire of love dei Gun

Club, vecchio pallino di Dome, una Heart full of soul degli Yardbirds, con

l’apporto nientemno che di Rudi “Fuzztone” Protrudi, altro garager di

lungo corso, ed una Cold Turkey di Lennon) e sette originali (su tutte Get

Ready e Gimme Some) che come carica ed “anima” non hanno nulla da

invidiare alle covers. Riff squadrati, ritmica agile ma robusta, entusiasmo e

tanto mestiere, ecco cosa troverete nelle dieci tracce di questo cd, oltre a

quel talento misto ad incoscienza che spingono un quasi cinquantenne a

comportarsi ancora, nel bene e nel male, come un quindicenne che scopre

l’immenso potere di un ampli. E’ una garanzia, quella che si accompagna alla

firma di Dome La Muerte, uno che la sa lunga  e sa come si fa il rock’n’roll.
(8)

Luca Frazzi – Rumore 12/07

La reunion dei Not Moving ha sortito un effetto benefico. Ha riportato sulle scene Dome La Muerte , il “Keith Richards italiano”, con una formazione nuova di zecca: i Diggers. Dopo l’antipasto del bel sette pollici “Sorry, I’m A Digger”, la band guidata dal leggendario chitarrista pisano pubblica ora il primo eponimo album licenziato congiuntamente da Area Pirata e Go Down. Insieme a Dome, in questa nuova avventura rock’n’roll, troviamo Emiliano (già batterista degli storici Liars), la bassista Lady Casanova (ex Not Right) e il chitarrista Matteo “Basetta”. A dare manforte al quartetto durante le registrazioni sono intervenuti amici di lunga data della band: Maria Severine (fascinosa ex-tastierista dei Not Moving), il carismatico Rudi Protrudi dei Fuzztones e Mikefuocos degli ancora misconosciuti Los Fuocos .
Il risultato è un disco che trasuda amore e passione per il rock. Un disco a tutto tondo dove garage, r’n’r urticante e visioni psichedeliche confluiscono in un fiume carsico che fuoriesce con tutta la sua forza prorompente. Basta l’assalto dell’open-track “Get Ready” per mettere ko un elefante e chiarire sin da subito la cifra stilistica del quartetto. Ma non si fa in tempo a rifiatare che l’armonica di Mr. Protrudi detta le movenze psichedeliche della splendida “Blue Stranger Dancer”. L’ispirata “Demons” evoca a più riprese il punk’n’roll lisergico degli ultimi Not Moving, seguita a ruota dal manifesto del gruppo “Sorry I’m A Digger” e da un bluesaccio come “Bad Trip Blues”. Ma i Diggers non mancano di mettere in mostra il loro lato più tranquillo nella ballata rollingstoniana “You Shine On Me”. O di sottolineare il legame con il passato, omaggiando i propri idoli: gli Yardbirds di “Heart Full Of Soul”, i Gun Club di “Fire of Love” e John Lennon nella conclusiva “Cold Turkey”. It’s only rock’n’roll, potrebbe dire maliziosamente qualcuno…but we like it !!!

Roberto Calabrò – Freak Out 01/08

Lavoro

dal torrenziale impianto chitarristico questo primo omonimo album

solista di Dome La Muerte, ex Not Moving insieme ai Diggers , tutti

ottimi strumentisti, dalla chitarra ritmica Matteo ‘basetta’ Gioli al

funambolico batterista Emiliano sino alla solida bassista Lady

Casanova .
Non poteva essere altrimenti visto il solido background artistico del

chitarrista, che nei brani di suo pugno, soprattutto Get Ready e

Gimme Some rivela spudoratamente influenze New York Dolls, Stooges,

Gun Club producendosi in una serie di soli di pregevolissima fattura.

Un disco di grande e classico rock&roll caratterizzato da

venature dark-blues (‘Bad Trip’ blues, Demons), liriche generazionali

ribellistiche (Sorry, I’m a digger) e da almeno una ballata in odore

Stones (You shine on me), che cresce pian piano e sembra uscita dai

solchi di Beggars Banquet.
Tre covers ( Fire of love/ Gun Club, Heart full of soul /Yardbirds e

Cold turkey /John Lennon) a ribadire il saldo legame di Dome La

Muerte col passato ed una voce dagli accenti torbidi purtroppo non

sempre all’altezza della situazione.
Delle tre covers la più riuscita è senz’altro Cold

turkey , eseguita con tosta convinzione e dal finale psichedelico.

Ad affermare il carattere internazionale del disco la partecipazione

di un guru del garage, Rudi Protrudi , che si esibisce con rabbia

all’armonica in Blue stranger dancer . Ancora grande rock dalla Go

Down Records in collaborazione con Area Pirata .

Pasquale ‘Wally Boffoli – Music Box 12/07

Da buoni 25

anni figura di culto del nostro underground, grazie soprattutto alla militanza

in band giustamente leggendarie quali  CCM, Not Moving , e chitarrista e

cantante) Domenico Petrosino – per tutti Dome La Muerte – è ritornato a

predicare il suo credo musicale tra garage , punk, hard detroitiano e blues con

il primo album dei suoi diggers, nell’occasione affiancati da alcuni ospiti tra

i quali rudi protrudi dei fuzztones. Sette pezzi autografati e 3 cover di

spessore come Heart Full Of Soul (Yardbirds), Fire Of Love (Gun Club) e Cold

Turkey (John Lennon) per 33 minuti di rock n roll sanguigno e trascinante,

naturalmente devoto all’istintività ed alla ruvidezza che del genere

dovrebbero sempre costituire ingredienti essenziali ma al contempo costruito

con equilibrio e cura per il dettaglio. Una ricetta gustata infinite volte,

della quale è però maledettamente difficile poter dire di averne

abbastanza.

Federico Guglielmi – Mucchio Selvaggio 12/07

Altro giro, altra nostalgia. I Diggers sono la band di Dome La Muerte, l’ex chitarrista dei Not Moving, che il mio amico descriveva nella recensione di un concerto a metà anni ’80 come un avvoltoio appoggiato agli ampli mentre suonava, con lui ci sono Basetta, la conturbante Lady Casanova al basso e Emiliano alla batteria (ex Liars, seminale garage band pisana. E al piano c’è ospite Maria Severine, altra Not Moving).
Il nome cita chiaramente il gruppo di Haigth Ashbury e il suono si rifà al lato più tirato e stradaiolo del r’n’r/garage mid 6ts/early 70s (ancora senza usare il termine nell’arco temporale 68/71?) Fuzztones, Stones, Detroit e dintorni. Talvolta le band che bazzicano quei territori finiscono per essere un pò troppo “pestone”, “l’attitudine” prevale sullo script ma non è questo il caso.
Il suono è lucido, dinamico, tirato, scattante come una muscle car e i pezzi sono ben scritti. Si parte con originali come Get Ready (con i coretti un pò alla “Simpathy for the devil”), in Blue Stranger Dancer all’armonica c’è Rudi Protrudi, Sorry I’m a Digger è un bell’anthem trascinante, (registrata in una session diversa da quella del 45), You Shine On Me è la ballad che arriva al momento giusto prima del finale con Gimme Some dall’andamento stoogesiano che sfocia in una rendition di Cold Turkey di John Lennon (the dark side of “Imagine”…). Altre cover su cui la band affonda le zanne in maniera convincente sono Heart Full of Soul degli Yardbirds e quel gran pezzo che è Fire of Love dei Gun Club.
Una bella prova che non ha niente da invidiare a formazioni scandinave o USA più titolate.

Ernesto Meazza – Jamboree #61 04-06/2008

Prima mi tolgo il cappello, perchè quando parli di Dome La Muerte lo devi fare, essendo un pezzo di storia del rock e non solo italiano. Per chi avesse dubbi consiglio la lettura di un vecchio Maximum Rock’n’Roll in cui Jello Biafra parlava dei Cheetha Chrome Motherfucker. E non parlo dei Not Moving.
Ma impressiona questo disco perchè è un tripudio di rock and roll. Il classico disco che incendia le case e ti riconcilia con il rock. Armoniche pazzesche, giri che solo i Diamond Dogs avevano, cenni di psichedelia (Blue Stranger Dancer e la fantastica Demons), blues e punk, e il cameo di Rudi Protrudi.
Ma è un qualcosa in più rispetto a un disco già di per sé perfetto. Compratelo. Fatevi un regalo serio a Natale.
Voto 9/10

Mario Ruggeri – Rockerilla #329 01-02/08

Dome la Muerte é un artista che

quando in Italia andava il punk alla Clash con i CCM (Cheetah Chrome

Motherfucker) suonava una cosa che non si chiamava ancora “hardcore”, la

chiamavano (la chiamavamo) proprio “cosa”.
Quando poi è venuto il momento di fare hardcore alla Joy Division o

alla Dead Kennedys, ovvero quando il pubblico italiano conosceva e cominciava ad apprezzare il genere, era già un passo avanti, e suonava con i Not Moving come facevano oltreoceano i Fuzztones .
E’ inutile, quindi, parlare di un album come Dome La Muerte and The Diggers senza ricollegarlo a quella tradizione di cui è figlio: il garage punk, il rock gentile e graffiante dei ’70 e la psichedelia serpeggiante vergano i solchi di questo album con misura ed armonia, con rispetto, verrebbe da dire, ma senza rinunciare ad una irrefrenabile nota personale.
Se da un lato è innegabile che Dome La Muerte, con questa sua nuova
formazione, superi le sonorità piuttosto opprimenti dei Not Moving e
certe scritture sovraccariche di strumenti, non possiamo tralasciare l’apporto portato da Emiliano, Lady Casanova (entrambi ex Not Right) e Basetta (fondatore dei Thunder Rod Company ) che rimodellano il sound del frontman con il loro gusto per il rock dei seventies, secco e granitico.
Il manifesto, tanto della band, quanto dell’album, è contenuto in

Sorry, I’m a Digger: i riff brevi ed incisivi sparsi lungo la traccia si
diradano in ampie parentesi solistiche, all’interno delle quali emergono
fraseggi psichedelici efficacemente sostenuti e supportati da una base ritmica che ritrova le sue origini nelle batterie trascinanti e selvagge del punk e dell’hardcore. Il rock di pezzi come Get Ready (che si fregia del piano di Maria Severine dei Not Moving) o You Shine On Me (questa volta arricchita da Mikefuocos degli esplosivi Los Fuocos) parla da solo: quello dei Diggers è un sound secco, tagliente, incontentabile e incontenibile, ricco di energia e di esplosioni R’n’R, a stento imbrigliato e tenuto a freno dalla partitura. Quello dei Diggers è un album che non accetta mezzi termini:
amore o odio?

Music Club 12/07

Presenza scenica come solo i cocker di razza, talento compositivo di assoluta

eccellenza, idee musicali fenomenali: Dome e i suoi Scavatori, dopo pochi mesi

di vita e con un rodaggio live di un certo peso si presentano all’esordio sulla

lunga distanza dopo il 7″ di quest’estate ed è quello che ti aspetti,

ovvero una miscela puzzolente di benzina, laboratori della sandoz, sudore e

suoni che non sarebbero dispiaciuti a Baron Samedì, figli di Stoones,

Stooges, Heartbreakers, Fuzztones e Saint, cattivi, energici, pieni di

atteggiamento da irriducibili bastardi del rock n roll, praticamente quello che

ci vuole per far chiasso tutta la notte. Dieci tracce di adrenalina pura, tra le

quali spiccano le violente “Get Ready” e “Gimme Some” oltre al manifesto “Sorry, I’m a digger!”, con l’altra cover di Charles Manson “Garbage Dump” presente sul singolo. Bellissima “Demons”, una canzone capace di attorcigliarsi al cuore. (8)

Armando Autieri – Rocksound 01-02/08

 

Una leggenda dell’underground italiano. Dome la Muerte, chitarrista di CCM, band di punta del movimento hard-core nazionale, dei quali fu uno dei fondatori, poi nei Not Moving, altra rappresentativa realtà che celebrò il garage più sanguigno e primordiale, infine leader degli Hush. Come precisato nell’info-sheet, il nuovo progetto dei Diggers non segna il suo ritorno sulla scena musicale, perché Dome non la ha mai abbandonata, continuando a scrivere colonne sonore per pellicole (come per “Nirvana” di Salvatores) e per spettacoli teatrali. La sua nuova creatura vanta in formazione Emiliano (già nei Liars, Performance e Not Right), Lady Casanova (bassista, ex Not Right) e Matteo Basetta (con Emiliano nei Mirteto Hillybilly Barbecue e fondatore di Thunder Road Company), oltre a prestigiosissime collaborazioni (Maria Severine dei Not Moving, Mikefuocos dei Los Fuocos, e Sua Maestà Rudy Protrudy, the King of Fuzz). Le dieci tracce inserite nel CD suonano maledettamente feroci, questo è, ancora una volta, garage rock all’ennesima potenza (distruttiva), diretto ed immediato, viscerale e vissuto. E’ come se il tempo si fosse fermato, ed il più virulento sixties-punk avesse invaso il globo terracqueo colla sua forza espressiva, abbattendo ogni resistenza, qualsisia barriera. “Get ready”, “Demons”, “Fire of love” scuotono e percuotono, “Sorry I’m a Digger” (pubblicata da Area Pirata pure in versione sette pollici vintage) è il loro manifesto. Sì, perché i Diggers esistettero, davvero, e negli anni sessanta sconvolsero la benpensante borghesia americana esibendo uno stile di vita a dir poco bizzarro, rifacendosi esplicitamente all’omonimo movimento politico nato negli States a fine ‘800. Perché questo è rock’n’roll, amici! Oltre alla citata “Fire of love”, altre due cover abbelliscono la track-list: “Heart full of soul” (J. Gouldman) e “Cold Turkey” (John Lennon), per il definitivo trionfo di un genere che ancora trova estimatori fedelissimi, e che mai morirà. “Hey mom, sorry I’m a digger…”!

RockImpression.com 01/08

Dome La Muerte torna a pubblicare un disco dopo diverso tempo, anche se non ha mai smesso di suonare, dato che ha composto musiche da film. Dome La Muerte è stato membro fondatore dei CCM , gruppo storico dell’hardcore italiano, prodotto da Jello Biafra . I Diggers poi sono completati dal batterista Emiliano (già con Liars , Performance e Not Right ), dalla bassista Lady Casanova (anche lei ex Not Right) e dal chitarrista Matteo “Basetta” fondatore di Thunder Rod ed attualmente milita anche, con Emiliano, nei Mirteto Hillybilly Barbecue . Si tratta dunque di un supergruppo, che si avvale della collaborazione di Rudi Putridi, che suona l’armonica nell’infiammato blues-rock Blue strange dancer .
Questo disco ruota tutto attorno al rock’n’roll, inteso nella sua accezione più ampia, dato che, come si è già accennato, abbiamo le commistioni del blues, il proto-punk delle bambolone di New York (Get ready) e quello di matrice detroitiana (Gimme some), oltre ai richiami del blues messo sotto acido, come si da nei mitici anni ’60 (Heart full of soul).
Insomma questo disco è un bellissimo compendio di purissimo rock’n’roll.

Vittorio Lanutti – Kathodik Webzine 12/07

[…] La prima è una coproduzione con l’altrettanto elettrica Go Down records e riguarda niente po’ po’ di meno che il ritorno di Dome La Muerte!

Per i pochi che non lo sapessero diciamo che il personaggio in questione è una delle colonne portanti del punk-rock italico (vi dicono niente nomi come CCM, Not moving, Hush?) che, messe da parte provvisoriamente le vesti della rock’n’roll star , si è dedicato per un po’ a musiche per spettacoli teatrali o per il cinema (sua la soundtrack per “Niravana” di Salvatores).

Ma non poteva durare così tanto lontano dalle scene, dallo studio d’incisione e dal palco ed eccolo qui, a 49 anni, accompagnato dai suoi Diggers (la sezione ritmica formata da Emiliano e Lady Casanova, già scheletro dei pisani Not right,  e la chitarra di Basetta, già nei Thunder road Co.).

La miscela contenuta nelle 10 tracce del disco omonimo è di quelle incendiarie: dal punk’n’roll di “Get ready” (con il pianoforte rockabilly di Maria Severine, già sua socia nei Not Moving) con tanto di coretti à la “Simpathy for the devil” agli intrecci chitarristici colanti feedback di “Blue stranger dancer” (con quel riff killer di armonica suonato addirittura da Rudi Protrudi dei Fuzztones). C’è lo stile classico del garage revival anni ’80 (“Demons”) e quello più adrenalinico e freak di brani come il manifesto della band “Sorry I’m a digger” (ancora con Rudi alla voce) o l’andatura psycho di “Bad trip blues”; c’è il punk americano di Stooges/MC5 (la potentissima “Gimme some”) e la ballata à la Rolling stones (“You shine on me” che parte acustica per elettrificarsi progressivamente). Spazio anche a tre covers , che ancor più chiariscono dove sta il cuore di Dome: una “Fire of love” lievemente più sostenuta e meno low-fi dell’originale dei Gun club, “Heart full of soul” degli Yardbirds (un classico da pelle d’oca) e “Cold turkey” di John Lennon, a conclusione di un disco dal quale si sa cosa aspettarsi dalla prima all’ultima nota, ma che non delude.

JD Tiki – Alternatizine Webzine 24/01/08

Interviste:

Roberto Calabrò – Freak Out 02/08

Allora, Dome, raccontami come è nato questo nuovo progetto e quanto ha influito la reunion dei Not Moving nella decisione di ritornare “on the road”?
Dome La Muerte & The Diggers sono nati dopo alcuni anni in cui non avevo più una band fissa. Dopo l’ultimo disco dei Not Moving (“Homecomings”, 1994) e l’esperienza con gli Hush, mi sono dedicato principalmente a fare l’ospite in dischi altrui e creare colonne sonore per il cinema e il teatro. Negli ultimi 4-5 anni la mancanza del palco si è fatta sentire e l’input per tornare in azione è stata la reunion dei Not Moving. Riprovando certe sensazioni sul palco, ho deciso che dovevo rimettere in piedi una band con cui convogliare le esperienze musicali maturate in oltre trent’anni di carriera. Negli ultimi anni, tra l’altro, sono stato alla ricerca spasmodica del nuovo, ho sperimentato vie artistiche diverse, anche con l’elettronica. I Diggers mi hanno dato l’occasione di riconciliarmi con il mio passato e di riprendere a suonare rock’n’roll in maniera originale mescolando varie tendenze del r’n’r e del blues.

In effetti il vostro debut-album è un meltin’-pot delle vostre influenze: dal garage alla psichedelia passando per il rock’n’roll più urticante…
Diciamo che questa è una mia fissa da tantissimo tempo, dagli inizi degli anni ’80, quando ho conosciuto gruppi come Cramps e Gun Club che mi hanno insegnato che anche nel rock’n’roll si poteva essere origina li mischiando elementi diversi. I Gun Club, ad esempio, sono stati i primi a mescolare generi apparentemente distanti come il blues e il punk e il loro esempio è stato fondamentale. E’ un po’ la strada che abbiamo percorso con i Not Moving vent’anni fa ed è quello che stiamo tentando di fare adesso con i Diggers.

Come sono nate le collaborazioni di questo disco? A parte Maria Severine, con cui il legame è evidente, Rudi Protrudi dei Fuzztones e Mike Fuocos
Sono nate in maniera molto naturale. In realtà avrei voluto che ci fossero molti più ospiti, amici di altri gruppi della GoDown, o Maurizio Curadi degli Steeplejack che nei miei dischi ha sempre contribuito magari con un’acustica o con una slide… Però poi la distanza da Milano, dove abbiamo registrato, non ha permesso che ciò accadesse. Con Rudi Protrudi ci conosciamo da moltissimo tempo, avevamo suonato assieme ai tempi di Fuzztones e Not Moving e poi nel corso degli anni ci siamo rivisti sui palchi o ai concerti. Quando la GoDown ha ipotizzato questa collaborazione ne sono stato felicissimo. Con Maria Severine (ex tastierista dei Not Moving ed ex compagna di Dome, ndr ) il rapporto è forte, abbiamo un figlio assieme, e poi le tastiere a me sono sempre piaciute così l’ho chiamata perché mettesse il piano in un pezzo. Michele, infine, è un amico che ci ha sempre seguito e mi è sembrato naturale coinvolgerlo.

Chi o cosa ha ispirato le canzoni e c’è un brano a cui ti senti più legato?
Rispetto ai brani che scrivevo per i Not Moving, che erano legati ad un discorso politico in senso lato (si parlava del rispetto per la Madre Terra, di diritti umani, degli Indiani nativi d’America), quelli dei Diggers sono un po’ più diretti, legati a storie quotidiane. “Blue Stranger Dancer”, ad esempio, parla di una ballerina di night-club: due anni fa ho lavorato per quattro mesi in un night, facevo il DJ per le spogliarelliste. Vedendo l’ambiente e conoscendo le persone che popolano questo mondo, è venuta fuori l’ispirazione per questo brano il cui testo è anche abbastanza amaro. Mentre “Sorry I’m A Digger” è un pezzo diretto e incisivo in cui si può riconoscere chiunque, sia un ragazzino di 16 anni che chi è alla soglia dei 50 anni come me. “You Shine On Me” è una classica canzone d’amore che ho scritto quando mi sono innamorato della donna con cui sto adesso: mi piaceva molto tirare fuori una ballata dalle atmosfere anni ’70, molto “rollingstoniane”…
Se devo proprio scegliere un brano a cui mi sento più legato ti dirò “Demons” che è una canzone sofferta, che sento molto mia. Parla dei demoni personali con cui ognuno di noi deve convivere e combattere…

Che mi dici, invece, della scelta delle cover di Gun Club, Yardbirds e John Lennon?
“Fire of Love” è un chiaro tributo a un grande amore come i Gun Club. Poi il pezzo originale è di Jody Reynolds ed è del 1958, l’anno in cui sono nato io ( risate !). “Cold Turkey” è un altro omaggio, a John Lennon, per me uno dei più grandi sia come musicista sia per l’impegno civile che ha espresso in tutta la sua vita. E’ un artista che amo molto e prima o poi dovevo rifare un suo brano. “Heart Full of Soul” degli Yardbirds è stata invece una scelta collettiva: volevamo suonare un pezzo che in qualche misura riflettesse le varie tendenze che ci sono all’interno del gruppo e quel brano ci ha messi tutti d’accordo, anche se poi l’abbiamo interpretato alla nostra maniera, in una chiave più robusta e forse anche psichedelica…

A completare il quadro delle tue influenze, forse manca solo un pezzo di Jimi Hendrix, vero?
Infatti con i Not Moving avevamo fatto un medley, “A Pray For Jimi” (su “Flash On You” del 1988, ndr). Hendrix del resto è un amore da quando avevo 13 anni…

A proposito dei Not Moving: com’è stato il tour della reunion, come l’hai vissuto, qual è il tuo giudizio oggi, a due anni di distanza?
Inizialmente ero assai scettico all’idea di rimettere in piedi i Not Moving perché non mi andava di tirare fuori una sigla vecchia di quasi vent’anni, preferivo fare qualcosa di nuovo e avevo quasi detto di no. Ti dico la verità: durante le prime due-tre prove continuavo ad avere le mie perplessità, poi si è ricreata quella formula chimica, quella magia che è data dal modo di suonare, dalla personalità dei vari elementi della band e ho incominciato ad essere sempre più convinto. Però, anche se ci hanno offerto molte più date, ho messo il paletto dei 10 concerti per non trasformare un evento eccezionale in qualcosa di patetico. Alla fine è stato molto bello perché oltre agli amici della vecchia guardia, c’è stato anche un ricambio generazionale: sono venuti a vederci moltissimi ragazzi che ci conoscevano solo di nome e non avevano mai avuto la chance di vederci dal vivo.

Torniamo ai Diggers. Dopo il sette pollici e l’album quali sono i vostri progetti futuri?
La nostra idea sarebbe quella di andare all’estero. So che le nostre etichette, Go Down e Area Pirata, si stanno muovendo per distribuire il disco in Francia e Germania e spero che presto potremo andare a suonare da quelle parti. Anche perché una band è viva e reale solo se sta su un palco…
Dal punto di vista discografico, prima di pubblicare il nuovo album abbiamo l’intenzione di tirare fuori un altro singolo. Rigorosamente in vinile!

L’Alligatore – Smemoranda 02/08

Dome La Muerte è un carismatico , simpatico mito del punk-rock’n’roll di casa nostra con un sacco diesperienze musicali interessanti (dai CCM dei quali è stato fondatore ai Not Moving agli Hush), i Diggers sono tre giovani musicanti con già sul groppone alcune cosette degne di nota: Emiliano, tosto batterista dei Liars e dei Not Right, Lady Casanova, fascinosa bassista (anche lei ex Not Right), Matteo “Basetta”, chitarrista fondatore dei Thunder Rod assieme ad Emiliano con il quale suona ancora nei Mirteto Hillybilly Barbecue.

Tutto questo per dirvi che oggi abbiamo l’onore di parlare con il sottobosco più vivo e contagioso di casa nostra.
Chi ama i film underground e conosce a menadito i Ramones, apprezza i Rolling Stones più sporchi e cattivi, non potrà farsi sfuggire di mano l’esordio targato Go Down Records/Area Pirata di questa incredibile band.

Un cd che è una vera festa con un gran numero di ospiti incredibili a partire da Rudi Protrudi dei Fuzztones (canta in alcuni pezzi, come nell’inno programmatico “Sorry I’m a Digger” e ci delizia con l’armonica in un altro pezzo) e uno spirito punk degno di nota.
Per tutto questo io non potevo farmi sfuggire l’occasione di sentire tramite posta elettronica il gruppo. Nonostante i numerosi impegni hanno accettato di parlare con me tramite e-mail Lady Casanova e Dome in persona.
Questi sono i loro consigli a dei giovani musicanti riguardo…

SCRIVERE UNA CANZONE
Come nasce un vostro pezzo? Pensate prima alla musica e poi al testo o succede il contrario? Scrivere è terapeutico?
Dome: c’è da distinguere fra il periodo iniziale dei DIGGERS (data di nascita 15 dicembre 2006) e quello attuale: all’inizio avevo un ruolo fondamentale nella composizione delle canzoni e comunque non c’era una regola fissa, veniva prima la musica e poi il testo o viceversa, a volte le due cose contemporaneamente e avevo già in testa anche l’arrangiamento. Ultimamente invece stiamo lavorando come una vera band, io propongo dei riffs poi ognuno ci mette del suo, testi compresi. Questa è anche la dimensione che amo di più, perché così la situazione diventa molto creativa.
Come terapia preferisco il sesso, senza il quale non esisterebbe nemmeno il r’n’r. Lady Casanova: I pezzi dei Diggers sono come il risultato di una collisione di idee e concetti che vengono a contatto accidentalmente, senza un ordine preciso o prestabilito bensì come una pioggia improvvisa, come un temporale a giugno… i testi sono veri e propri tranci di quotidiano, frutto di sensazioni uditive, olfattive, visive suggerite dall’esterno, dall’attimo stesso in cui vengono vissute.

LA POLITICA
Bush jr passerà alla storia, oltre che per le sue vergognose guerre, anche per aver ispirato un sacco di buoni musicisti: dal Boss ai Pearl Jam a Neil Young, solo per citare i primi che mi vengono in mente. C’è un modo diretto di parlare di politica, uno più sottile, oppure si può ignorarla del tutto. Voi come vi ponete con l’argomento? Come porsi da giovani musicanti di fronte ad essa?
Dome: la carriera di un artista, come del resto la vita stessa, è fatta di vari periodi. In passato, soprattutto con i Not Moving, ho sentito il bisogno di parlare di diritti umani, di ingiustizia, di guerra, della mancanza di rispetto verso la nostra madre terra, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in varie parti del pianeta e di farlo a volte attraverso la poesia, a volte nel modo più diretto possibile e con un impegno concreto.
In questo periodo invece ho bisogno di riconciliarmi col passato e con le mie radici, dopo aver camminato per varie strade, cercando a tutti i costi solo ciò che era nuovo, alla fine ho capito che non potevo buttar via tutto, caso mai aggiungere, ed è quello che ho fatto in questo disco, in compagnia dei Diggers.
Le canzoni di questo album sono racconti di vita bruciata quotidiana, dove non c’è mai stato futuro, solo sogni, spesso svaniti, e quindi, conta solo il presente, vissuto fino in fondo, in maniera euforica o disperata, non fa differenza, l’importante è solo fuggire la falsità e l’ipocrisia dilagante. Sono figure scure, senza speranze, eroi negativi che vivono il sesso e la droga comunque in maniera felice e consapevole, che sono dentro il sistema per quel minimo che basta alla sopravvivenza…c’è anche un ritorno ad una ribellione un po’ naif, a una trasgressione di stampo adolescenziale, che da’ quella frustata di energia fresca di cui c’è sempre bisogno. Non so se questa è politica, sta agli altri dirlo, non a me. Comunque ascoltate le semplici parole di “sorry i’m a digger” e poi giudicate voi.

DIGGERS
Chi sono i Diggers? Perché fanno la loro comparsa nell’Italia del 2007 accanto a Dome La Muerte?
Lady Casanova: i Diggers sono un gruppo di persone che si sono ritrovate sullo stesso cammino di marcia e che per qualche ragione hanno deciso di unirsi nella stessa avventura e darsi una destinazione comune… Comunque la storia del gruppo è abbastanza complessa ma allo stesso tempo chiara e lineare; io ed Emiliano suonavamo coi Not Right che all’inizio doveva essere la backing band di Dome che già conoscevamo da tempo e che ci aveva contattato per tentare questo esperimento con l’intera band al completo. Poi dopo alcuni avvenimenti significativi ci siamo addormentati Not Right e risvegliati Diggers con Basetta che versava del buon caffé fumante dentro enormi tazze di ceramica gialla.

I CONCERTI
Vi piace suonare dal vivo? Oppure vi sentite più una band da studio? Per chi è agli inizi quali sono gli ostacoli più difficili da superare in ambito live? Vi ho visti suonare la scorsa estate con il batterista infortunato. Ci dava dentro nonostante i problemi fisici? Siete sempre così generosi?
Dome: registrare un album è una testimonianza ed è anche un po’ voltare pagina. In studio puoi divertirti a mettere qua là delle “finezze” che non puoi permetterti dal vivo. Per il resto il palco è la nostra dimensione naturale, e in quanto a generosità, venite a vederci suonare!
Lady Casanova: a chi avesse acquistato il nostro 7″ e/o il nostro cd, e qualora fosse piaciuto, dopo i dovuti ringraziamenti, consiglierei caldamente di venirci a vedere “in action” sul palco poiché secondo me è lì che viene fuori la vera essenza dei Diggers, l’anima e la forza.

(L’Alligatore concorda con quanto detto sopra e consiglia: andateli a vedere)

LE CASE DISCOGRAFICHE
Una giovane musicante ha in mente dieci belle canzoni. Le ha provate e riprovate fino alla noia. Suonate dal vivo nel bar sotto casa e nei circoli della propria città. Ora vorrebbe farne un disco. Cosa non dovrebbe assolutamente fare? Cosa, invece, dovrebbe fare? Il vostro incontro con Go Down Records e Radio Pirata com’è avvenuto?
Dome: mah, il mio consiglio è che se non vuoi che ti cambino tutte le canzoni, se canti in inglese te le traducano anche in italiano, se non vuoi che ti mettano nella band gente che non conosci nemmeno, certo è meglio emigrare, Berlino o paesi scandinavi. Noi siamo stati fortunati: Area Pirata e Go Down rec. hanno creduto in noi ciecamente e non hanno fatto niente per snaturarci, anzi hanno cercato di esaltare le nostre attitudini, come dovrebbe fare qualsiasi bravo producer.

INTERNET
La Rete delle Reti è un buon strumento per farsi conoscere: ci sono band che trovano finanziatori online, altre sparano il loro cd direttamente su Internet facendo incazzare la distribuzione tradizionale, altre ancora si limitano a far sentire solo alcuni pezzi. Che rapporto avete voi con questo mezzo potentissimo da utenti? E da giovani musicanti?
Dome: di questo se ne occupano le nostre labels e mia moglie. Io ho problemi con la tecnologia, sono rimasto nel mondo analogico e anche premere il mouse è un’impresa.

COVER
Nel vostro esordio pompante e spezza-coda ci sono tre cover su dieci pezzi, tre cover che s’innestano a meraviglia nel cd: “Fire of Love”, “Heart Full of Souls” e l’incredibile “Could Turkey” di lennoniana memoria. Perchè queste scelte? Una quarta cover che avreste fatto volentieri?
Dome: è veramente una domanda difficile … sicuramente qualcosa di psichedelico, tipo i NAZZ, o ELECTRIC PRUNES o LITTER in versione Diggers.
Lady Casanova: a me sarebbe piaciuto un sacco rifare “No Time” dei Saints perchè è un pezzo molto divertente da suonare, ma la rifacevano già i Not Moving….

LA PIU’ GRANDE TRUFFA DEL ROCK’N’ROLL
Chi è per voi la più grande truffa del rock’n’roll?
Dome: per la mia generazione rimangono per sempre i PISTOLS
Lady Casanova: da donna, come tale, Courtney Love.Michele – Audiodrome 03/07
Veloci e dirette come la musica che propongono i The Diggers, le risposte di Dome La Muerte ci aiutano ad approfondire la conoscenza con il suo nuovo progetto: rock’n’roll energico e trascinante all’insegna del migliore garage, ma capace di incorporare in sé anche elementi provenienti dallo sfaccettato background dei musicisti coinvolti. La parola a mr. Dome…

Il nome della band prende spunto dal movimento dei diggers, come è nata l’idea di utilizzare questo nome e in che cosa i Diggers musicisti sono affini al suo spirito?
I diggers da cui abbiamo preso il nome erano un movimento anarco-hippy molto attivo negli U.S.A. negli anni ’60. Ci sentiamo molto vicini al loro modo creativo e provocatorio di affrontare la realtà.

Da chi è formata la band e, per chi non ne fosse a conoscenza, qual è il background dei suoi componenti?
Le mie band fondamentali sono state CCM e Not Moving, mentre Emi viene dai Liars, Lady Casanova dai Not Right, Basetta dai Thunder Rod.

Il vostro sound contiene differenti ingredienti come garage, psichedelia, rock’n’roll, ma anche beat, punk e soul… Come lavorate in fase di composizione e cosa vi spinge a muovervi in una determinata direzione al momento di sviluppare un brano?
Il nostro approccio alla composizione è molto istintivo, niente viene deciso a tavolino, ognuno mette nella band il proprio stile e le proprie esperienze e la formula chimica che otteniamo è l’attuale suono dei Diggers, dove affiorano tutti gli elementi che tu hai menzionato, ai quali aggiungerei anche il blues, più che il soul.

Il disco contiene, accanto alle composizioni originali, anche alcune cover, come le avete scelte e che tipo di approccio avete utilizzato nel trattare questi brani?
Fare delle cover per noi significa prima di tutto un tributo alle nostre radici. La meta è stravolgere il più possibile per farle sembrare quasi dei pezzi nostri.

Nel disco compaiono anche alcuni ospiti, vi va di introdurceli e di spiegare come sono nate queste collaborazioni?
Rudi Protrudi dei Fuzztones suona l’armonica e canta alcune strofe, gli dobbiamo molto perché è stato uno dei primi artisti che alla fine dei ’70 ha ripescato il garage e la psichedelica non in maniera archeologica o nostalgica, al contrario, creando un sound fresco e attuale. Maria Severine è stata la tastierista dei Not Moving e suona il piano in “Get Ready”. Miki è il batterista dei Los Fuocos ed è un nostro grande amico, ha suonato percussioni e fatto alcuni cori.

Di cosa parlate nei vostri testi? Dal punto di vista lirico preferite comunicare oppure intrattenere?
Bella domanda! Certamente comunicare! I testi sono storie di vita quotidiana in cui molti si possono riconoscere, da “Sorry I’m A Digger” che parla di ribellione a “Demons” che è il rapporto d’amore odio con i propri “vizi”. “Blue Stranger Dancer” è un po’ amara, parla di una ballerina di un night club in cui ho lavorato per qualche mese, “Bad Trip Blues” è dedicata a Gianluca Lerici compianto artista psichedelico, “Gimmi Some” è una storia di sesso e droga a tre , “Get Ready” e “You Shine On Me” sono due modi di vedere l’amore, il primo maledetto, il secondo estatico.

Come vi rapportate con la rete e con le sue potenzialità? Cosa vi piace e cosa no dell’attuale approccio alla musica via internet?
La rete ha semplificato i contatti e mi piace anche il fatto che in un click puoi ascoltare una band sconosciuta dall’altra parte del mondo, se mi piace però mi vado a comprare il disco, sia per la qualità del suono, sia perché ho bisogno di avere un rapporto sentimentale coi gruppi che amo: la copertina, le informazioni, voglio entrare nel loro mondo, cosa che non posso ottenere scaricando.

Avete delle date in programma per supportare l’album?
Si, abbiamo già fatto un bel tour dal nord al profondo sud. Per maggio andremo in Francia e Spagna.

A proposito di concerti, che tipo di pubblico attirate? C’è un fan tipo o comunque una tipologia precisa di ascoltatori attratta dalla vostra musica?
Per fortuna no! Per me sarebbe terribile, odio l’omologazione, spero che la nostra musica riesca a trasmettere delle emozioni collettive e quindi unisca e non divida: anche con i Not Moving mi faceva felice vedere sotto il palco punk, skins, dark, hippie… di tutto

Grazie mille per il vostro tempo, a voi la conclusione di questa chiacchierata…
Un grazie di cuore ad Area Pirata e Go Down Records che hanno creduto in noi fin dall’inizio. In Feedback we trust .